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Chi cerca l'aiuto delle due organizzazioni per l'assistenza al suicidio
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Articolo di Rosa a Marca
6 novembre 2008 0:00
 
Uno studio sul suicidio assistito, sostenuto dal Fondo Nazionale Svizzero per la ricerca scientifica e pubblicato recentemente da Journal of Medical Ethics, mette in luce due aspetti interessanti. Da un lato, la constatazione del significativo aumento di donne che si rivolgono a Exit e Dignitas -nettamente prevalente sugli uomini: il 64% delle richieste rivolte a Dignitas e il 65% a Exit porta una firma femminile. Dall'altro, che negli ultimi anni e' cresciuto il numero di aspiranti suicidi tra coloro che non soffrono di malattie incurabili. Quest'ultimo dato riguarda Exit, dove e' stato possibile il confronto con rilevazioni precedenti. Nel periodo 1990-2000 i non malati incurabili assistiti da Exit erano il 22%; tra il 2001 e il 2004 si e' arrivati al 34%. Poiche' negli anni considerati e' salita anche l'eta' media degli aspiranti suicidi -da 69 a 77 anni-, la stanchezza di vivere e lo stato di salute generalmente precario degli anziani sono stati determinanti per la richiesta d'aiuto al suicidio, sostiene Susanne Fischer della Scuola Superiore di scienze applicate di Zurigo. Presso Dignitas, l'eta' media degli aspiranti suicidi e' inferiore (65 anni) rispetto a Exit, cosi' come la quota di coloro che non soffrono di una malattia inguaribile (21%). L'eta' inferiore si spiega, secondo gli estensori dello studio, col fatto che la maggioranza dei loro aspiranti al suicidio viene dall'estero (91%) e quindi devono essere ancora in condizioni relativamente buone per poter affrontare il viaggio. Le patologie che i ricercatori definiscono non terminali sono: malattie reumatoidi, sindrome dolorosa, malattie psichiche, cecita', paralisi e debolezza generale. Quelle definite incurabili da questo studio sono, tra le altre, cancro, sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica.

Exit contesta la ricerca

Il 4 novembre, Exit della Svizzera tedesca ha confutato lo studio. Secondo NZZ Online, essa si e' basata pero' soltanto sui comunicati stampa. Comunque, l'associazione ritiene che i risultati siano da "relativizzare". Dice che non e' dimostrabile un incremento dei casi di malati non terminali. "La maggior parte delle assistenze a morire, il 70%, riguarda persone affette da malattia incurabile in fase avanzata. La parte minoritaria, il 30%, e' costituta da pazienti multipatologici, cui s'aggiungono singoli casi di persone con dolori insopportabili", ha spiegato il portavoce di Exit, Bernhard Sutter. Che contesta anche i dati sulla composizione per genere. Nel lungo termine, le donne che si suicidano sono il 55%, sostiene. Le discrepanze deriverebbero dalla circostanza che lo studio appena pubblicato esamina solo i 147 casi verificati nell'area di Zurigo tra il 2001 e il 2004, mentre, nello stesso periodo, Exit della Svizzera tedesca ha accompagnato al suicidio 498 persone; dunque, lo studio non rappresenta tutta la realta'. Le divergenze tra i risultati dello studio e la descrizione fatta da Exit si spiegano con banchedati e metodi statistici differenti, oltre che dalle diverse definizioni delle malattie.

Uno dei responsabili dello studio, Georg Bosshard, ha spiegato a NZZ che per la ricerca sono state utilizzate definizioni chiare, mentre non capisce la suddivisione che Exit fa tra malattie letali e non letali. Riguardo poi alla critica, secondo cui non si puo' parlare di un incremento di aspiranti suicidi tra pazienti non terminali, Bosshard richiama l'homepage dell'associazione.Vi si legge che Exit "contrariamente a prima, aiuta anche le persone anziane non necessariamente affette da una malattia che li porti a morire in breve tempo, ma che sono oberati da una somma di sofferenze, dolori e acciacchi tali da renderli -nel vero senso del termine- stanchi di vivere. Con questa modifica della propria prassi, Exit ha fatto un passo chiaro in direzione dell'assistenza alla libera morte". Bosshard conclude: Exit si duole per qualcosa di cui e' lei stessa l'artefice.

S. Fischer, C. A. Huber, L. Imhof, R. Mahrer Imhof, M. Furter, S. J. Ziegler, G. Bosshard: Suicide assisted by two Swiss right-to-die-organisations. Journal of Medical Ethics 2008, 810–814.
 
 
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