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Coronavirus. I dimenticati dal Governo: le categorie di cui i dpcm non parlano
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Articolo di Sara Astorino
28 aprile 2020 18:35
 
Dopo il discorso del Premier Conte, con cui annunciava l’inizio della “Fase 2” e le norme che l’avrebbero regolata, abbiamo assistito ad una sempre maggiore e legittima contestazione delle scelte operate.
Abbiamo sentito parlare di congiunti senza che venissero tutelati tutta una serie di ulteriori rapporti che non possono assumersi, o comunque trovare definizione, nel predetto termine.
Capisco, consapevole di non trovare condivisione della mia idea, che si sia vietato di incontrarsi con gli amici e comprendo che si vogliano prendere quante più cautele possibili anche perché, siamo sinceri, dopo le fughe per Pasquetta, per andare al mare o anche per manifestare in data 25 Aprile, avere fiducia nei cittadini è praticamente impossibile.
Non comprendo e non capisco come si faccia a decidere, senza calarsi nel caso concreto, quali rapporti debbano essere tutelati più di altri.
Non capisco come si possa dare per scontato che un vincolo contrattuale o un vincolo di sangue possa essere considerato più solido, più forte di un altro.
Non comprendo perché ancora una volta si sia tutelata una visione di famiglia piuttosto ristretta senza rendersi conto delle criticità, che anche in quei nuclei, si sarebbero creati.
Esiste qualcosa, tuttavia, che comprendo ancora di meno.
Qualcosa che mi induce a fare una riflessione: ci preoccupiamo di non riuscire a raggiungere un fidanzato ma non ci siamo mai preoccupati o scandalizzati così tanto per tutti coloro i quali sono stati dimenticati dal Governo.
Prima di proseguire ci tengo a precisare che la mia non è una critica con finalità politiche, si tratta di una riflessione basata e condizionata da quello che ogni giorno vedo e sento a causa del mio lavoro.
Penso ai lavoratori, che siano autonomi o dipendenti, penso ai malati, agli anziani, ai bambini.
In una situazione di emergenza diviene difficile, soprattutto all’inizio, avere chiaro cosa deve essere fatto e pensare a tutte le conseguenze derivante da decisioni determinate dalla stessa situazione di emergenza.
Nei vari Dpcm che sono stati emessi ci sono degli assenti clamorosi ed alcune conseguenze, seppure logiche, non sono state nemmeno sfiorate.
Si sono indicate soluzioni a livello di Amministrazione centrale, non so quanto percorribili, legate agli affitti commerciali oppure connesse alla sospensione dei mutui e dei finanziamenti.
Chi sono i dimenticati cui faccio riferimento?
Non posso escludere di aver a mia volta dimenticato qualcuno ma io penso al fatto che nessun provvedimento a livello Governativo c’è stato in caso di locazioni ad uso abitativo.
Gli accordi per ottenere una riduzione dell’affitto sono stati lasciati alle parti oppure alla normativa legata all’amministrazione decentrata.
Possibile che nessuno abbia pensato a quei lavoratori che sono in difficoltà perché il proprio esercizio commerciale è stato chiuso?
Possibile che nessuno abbia pensato che una riduzione dello stipendio, al pari dell’incertezza della propria situazione lavorativa, si sarebbe tradotta anche in una difficoltà nel pagamento del canone di locazione?
Non sarebbe forse giunto il momento di regolamentare la problematica?
Regolamentazione che dovrebbe tenere in considerazione anche la circostanza che vi sono persone il cui reddito è costituito dalla locazione di un unico immobile mentre vi sono altre persone che hanno molteplici immobili locati.
Lavoratori autonomi e dipendenti: i ricatti
Le telefonate che ho ricevuto dai lavoratori sono state moltissime e quello che mi hanno raccontato mi ha lasciata interdetta.
Ragazzi e ragazze, neo assunti, cui è stato detto che non avevano diritto alla cassa integrazione nè tanto meno allo stipendio.
Cui è stato chiesto di scrivere all’azienda per comunicare che avrebbero volontariamente rinunciato allo stipendio per venire incontro alle esigenze della stessa.
Ragazzi e ragazze, con contratto a tempo indeterminato, che attendono ancora il pagamento della cassa integrazione cui viene chiesto di recarsi comunque a lavoro.
Lavoratori cui viene chiesto di versare a favore della società o dello studio professionale, vale anche per gli Avvocati, il bonus ricevuto o dall’INPS oppure dalla Cassa Forense.
Lavoratori che hanno appena aperto un’attività e che non sanno come fare a sopravvivere.
Chi dovesse rifiutarsi, quante possibilità avrebbe di avere a conferma del contratto?
Di poter tornare a lavorare?
Non sarebbe forse il caso di capire che tutele verranno effettivamente prese per evitare questi abusi?
Come si farà a garantire il rientro sul luogo di lavoro soprattutto nel settore turismo?
I malati.
Medici, infermieri ed operatori sanitari in questi mesi hanno sacrificato se stessi per garantire adeguate cure e tutele.
Sin da subito si è chiesto, al fine di garantire l’operatività degli ospedali di non recarsi al Pronto Soccorso laddove si fossero manifestati i sintomi del virus.
Al contempo si è scelto di limitare l’accesso agli ospedali.
Molte categorie di soggetti stanno, quindi, subendo le conseguenze di una tale decisione.
Faccio l’esempio per me più diretto, di cui ho conoscenza personale, i diabetici.
Ogni tre mesi devono essere fatte le visite di controllo alle quali ci si presenta non solo col diario alimentare ed il diario glicemico ma anche con le analisi del sangue.
Ad oggi non è possibile recarsi presso gli ospedali per effettuare i prelievi e le visite diabetologiche vengono, per il momento, rinviate.
Non è assolutamente colpa dei medici e sicuramente sono azioni a tutela della salute.
La domanda è purtroppo questa: siamo realmente sicuri che la salute venga così ad essere garantita?
Non sarebbe forse meglio disciplinare e garantire la tutela della salute anche al di là e al di fuori del Covid 19?
Gli anziani.
Ci sono troppi anziani in giro e mi dispiace riscontralo.
Alcune volte, il fatto di uscire di casa non è determinato dalla volontà di non rinunciare alle proprie abitudini.
Siamo un paese di vecchi, ci sono tante persone sole che non possono contare sull’aiuto di nessuno.
Persone che hanno difficoltà a sfruttare, prima ancora a conoscere, le varie app o utilità messe a loro disposizione.
Come si fa in favore di queste persone?
Esiste una tracciatura? Si sa quanti anziani sono soli? Si sa in quanti non sono autonomi?
In questo caso l’Amministrazione centrale dovrebbe sovvenzionare o comunque aiutare le amministrazioni locali.
Vanno potenziati i servizi e non basta solo portare la spesa.
Sarebbe opportuno anche garantire un controllo dello stato fisico e psicologico.
I portatori di Handicap.
Nessuna norma esiste a tutela dei portatori di Handicap.
Ragazzi e non solo che hanno bisogno di assistenza continuativa che serve per aiutarli ad incrementare le loro capacità.
Gli handicap possono avere natura diversa e penso a quei ragazzi accolti in strutture specializzate che ormai da mesi non hanno contatto coi genitori.
Penso che un contatto tra questi ragazzi e i genitori è stato possibile solo grazie a chi in quelle strutture lavora e si è impegnato oltre il proprio compito magari garantendo una video chiamata.
Penso ai genitori che sono soli in casa che non possono contare sugli aiuti che prima avevano a loro disposizione.
Come si può intervenire?
Cosa è necessario fare?
I bambini.
Infine penso ai bambini che fino al 09.03 erano stra-impegnati tra scuola ed impegni extrascolastici.
Penso anche agli adolescenti che stanno perdendo un pezzo importante della loro vita.
Penso che sono reclusi in casa senza la possibilità di essere bimbi.
Non so quando riapriranno le scuole ma credo che alla riapertura sarebbe opportuno anche una forma di sostegno psicologico.
E menzione al merito va ai genitori e soprattutto agli insegnanti impegnati tutti i giorni con videochiamate e non solo funzionali al proseguimento della didattica.
Credo che serve una profonda e reale analisi di queste problematiche e penso seriamente che una risposta concreta debba venire sì dal Governo ma sulla base della segnalazione di chi queste problematiche le vive ogni giorno.
 
 
 
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