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Diritto a morire anche per estrema vecchiaia
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Articolo di Maria Laura Cattinari
25 marzo 2009 0:00
 
Apprendiamo, dal Tg Belga di ieri, che una signora di 93 anni, in stato quindi di "avvanzata senectus" ha ripetutamente richiesto al proprio medico di famiglia di aiutarla a por fine alla sua vita sempre più miseranda e difficile per le dolorose inabilità a cui la protratta età la obbliga. La Signora, ai rifiuti del medico che, in base alla Legge in vigore, non può intervenire, ha pure tentato, inutilmente, il suicidio tagliandosi le vene.

Sostenuta da un nipote, nella sua determinazione a por fine alle sofferenze che ormai la vita le riserba, la Signora si è rivolta al Parlamento perchè venga modificata la Legge al fine di consentire anche alle persone che hanno raggiunto età più che venerabili di poter essere aiutati ad andarsene serenamente senza dover ricorrere a tragici suicidi o a trascinare gli ultimi giorni nella sofferenza e nello sconforto più totali.

Personalmente trovo che questa notizia sia di grande rilevanza. Da sempre ho pensato che l'approdo a cui tendere sia "il diritto dimorire" non solo circoscritto ai pochi casi fin qui contemplati dalle leggi olandese e belga. L'estrema vecchiaia può rappresentare, di per sè stessa, una malattia terminale fortemente invalidante e fonte di grandi sofferenze individuali e solo il soggetto interessato può valutarle, soppesarle e scegliere se liberamente porvi fine: un gesto d'amore verso sè stessi e non solo.

Noi tutti sappiamo bene quanto amiamo la Vita, per questo non vogliamo che sia avvilita e villipesa nella sua, nostra, fase estrema. Mai, come oggi, è stata data la possibilità a tantissime/i di noi di raggiungere traguardi anagrafici riservati, negli anni passati, a pochissimi, di questo non possiamo che essere felici, ma sappiamo anche che il corollario che ne deriva è uno spegnersi lento e doloroso frutto di tante, piccole, o meno piccole, patologie croniche che la medicina non può risolvere. Sapere di potervi porre fine, qualora non fossero più tollerabili, ci aiuterebbe anche a sopportarle più serenamente e forse a non giungere mai a richiedere l'aiuto necessario a porvi fine o, nell'impossibilità di questo, a tentare i tanti tragici suicidi di cui le nostre cronache sono, quotidianamente, piene. Rivendicare il "diritto di morire" è un INNO ALLA VITA COSCIENTE E RESPONSABILE. La vita contempla in sè stessa il proprio inevitabile termine, prenderne responsabilmente coscienza, accettarlo con serenità, decidendo il DOVE, IL COME E IL QUANDO....mi sembra un traguardo alto di civiltà.

Maria Laura Cattinari, Libera Uscita
 
 
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