Siamo di fronte ad una
nuova ondata di provvedimenti proibizionisti controproducenti, e i media come sempre fanno la loro parte. Questa volta il nemico sono alcune smart drugs, Spice
et similia, sostanze sintetiche fino ad ora legalmente vendute nel nostro Paese ma improvvisamente giudicate "pericolosissime".
Nonostante non vi siano evidenze scientifiche a riguardo, i responsabili della guerra alla droga parlano di sostanze tremende, molto più potenti della già proibita cannabis. Sei casi di intossicazioni in cinque giorni nel Nord Italia sono stati sufficienti a convincere il ministro della Salute a equiparare Spice e n-Joy all'eroina e al crack.
Se tutto questo avviene senza contraddittorio o dibattito scientifico alcuno, è grazie alla scarsa professionalità e ancor minore curiosità dei mass media italiani, che si limitano a riportare le dichiarazioni di Carlo Giovanardi e del Dipartimento antidroga senza cercare riscontri. Eppure
le conseguenze sociali di questi nuovi divieti saranno pesanti, e varrebbe la pena approfondire: in molti finiranno in carcere, altrettanti finiranno all'ospedale dopo aver acquistato sostanza taroccate sul mercato nero, e le organizzazioni criminali avranno ancora più prodotti da vendere.
Basterebbe che anche in Italia, come accade in Gran Bretagna e negli Usa, ci fosse qualche giornalista che si chiede:
- davvero queste smart drugs sono così pericolose? Quali sono gli effettivi risultati delle analisi di laboratorio? Cosa dicono gli esperti indipendenti?
- come è possibile che dopo anni in cui queste sostanze sono state vendute legalmente, siano bastati sei casi di intossicazione per proibirle? E quelle intossicazioni erano legate esclusivamente e direttamente al consumo di queste sostanze?
- quante intossicazioni da alcool ci sono ogni settimana in Italia? Perché non proibire anche l'alcool, che provoca solo in Italia quasi 50mila decessi ogni anno?
- quanto tempo passerà prima che sia messa in commercio una nuova sostanza chimica per sostituire quelle proibite? In fondo l'unico motivo per cui sono state create queste smart drugs era creare un'alternativa legale alla cannabis;
- non è forse meglio informare sugli effetti di queste sostanze, e controllarne la composizione, piuttosto che relegare tutto al mercato nero?
- in quasi dieci anni a capo dell'antidroga, quali sono i risultati ottenuti da Giovanardi? Il consumo è diminuito in Italia? Sono diminuite le morti per overdose? E' diminuito lo spaccio nelle nostre strade e scuole?
Siamo ben coscienti che rispondere a queste domande richiede maggiore sforzo rispetto alla più tradizionale tecnica redazionale del copia e incolla d'agenzia. Ma il tema riguarda milioni di italiani che fanno uso di sostanze psicotrope, un sistema carcerario al collasso, una giustizia penale ingolfata, organizzazioni criminali che grazie al mercato nero della droga sono fra le più potenti al mondo. Possibile che non ci sia in Italia una singola redazione di un singolo quotidiano nazionale che voglia verificare i presupposti e le conseguenze di questa spirale proibizionista?