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Englaro. Silvio for President?
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Articolo di Pietro Yates Moretti
7 febbraio 2009 0:00
 
Bocciata la via della decretazione d'urgenza per imporre l'alimentazione artificiale ad Eluana Englaro, e a tutti i pazienti non piu' capaci di nutrirsi, il Governo ha varato un disegno di legge (ddl). Il Presidente del Consiglio dei ministri, san Silvio, ha annunciato che diventera' legge in due o tre giorni. Se cosi' non fosse, sarebbe difficile modificare il corso degli eventi. Infatti il team medico di Eluana Englaro ha gia' dato attuazione al protocollo di sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale, che dovrebbe portare la donna alla morte biologica in circa quindici giorni. A meno che il ddl non diventi legge nei prossimi giorni, la sospensione dei trattamenti avra' effetti irreversibili, ancor prima della morte di Englaro.

Sorprendentemente, dando un'occhiata ai regolamenti delle Camere, risulta difficile, diremmo impossibile, che un ddl, seppur varato da cotanta autorita', diventi legge in due o tre giorni.

L'iter di una proposta legislativa, anche quando accelerata in virtu' della sua 'urgenza', prevede l'approvazione da parte di entrambe le Camere. E prima che giunga alla votazione in ciascuna aula, deve superare l'esame e l'approvazione delle commissioni competenti (commissione Igiene e Salute al Senato, e commissione Affari sociali alla Camera).

Le presidenze delle Camere possono dimezzare i tempi assegnando il ddl alle commissioni in sede deliberante (normalmente, la commissione e' referente). In questo caso, il voto delle commissioni basterebbe a licenziare il testo, senza che debba passare attraverso il voto dell'assemblea plenaria.

Cosi' potrebbe decidere il Presidente del Senato Renato Schifani, che ha annunciato di aver assegnato il ddl alla commissione Sanita' in sede deliberante. Ma se un quinto dei componenti della commissione o un decimo dei componenti del Senato si oppongono, il ddl verrebbe riassegnato alla commissione in sede referente e quindi anche l'aula dovrebbe esprimersi. E questo e' cio' che in tutta probabilita' accadra', in quanto alcuni Senatori hanno gia' cominciato a raccogliere firme (ne bastano solo 35) per imporre il passaggio anche in aula.
Per quanto riguarda la Camera dei Deputati, non e' chiaro cosa decidera' il Presidente Gianfranco Fini, che ha gia' espresso netta contrarieta' alla linea del Governo in materia. In ogni caso, basteranno 65 deputati per imporre il normale 'doppio' passaggio dalla commissione e dall'aula.
In altre parole, seppur su corsia preferenziale, il ddl dovra' svolgere l'iter ordinario: assegnazione in commissione, relazione, testo base, dibattito, emendamenti e poi voto in aula.

La commissione Sanita' del Senato e' convocata solo per martedi' alle 15, anche se la riunione dei capigruppo (ufficio di Presidenza) il giorno prima potrebbe decidere di anticiparla. Ma per fare cio' e' necessaria l'unanimita', obiettivo difficile da raggiungere vista la presenza di due capigruppo contrari alla linea governativa (Ignazio Marino del Pd e Giuseppe Astore dell'Idv).

Insomma, tutto considerato, il Senato difficilmente potra' licenziare il ddl prima di una settimana. E poi la palla passera' alla Camera, il cui regolamento -meno sensibile all'urgenza- imporra' una ulteriore decelerazione all'iter legislativo.

Nella migliore delle ipotesi per il Governo, ci vorranno dai dieci giorni alle due settimane perche' il ddl diventi legge, comunque un tempo da record nella storia repubblicana. In ogni caso, sarebbe troppo tardi per imporre l'alimentazione attraverso sondino nasogastrico a Eluana Englaro.

La domanda da porsi quindi e': perche' tutto questo ambaradan se non servira' comunque a raggiungere cio' che si propone come obiettivo ('salvare' la 'vita' a Eluana)? Perche' sollevare un conflitto cosi' profondo fra Istituzioni (Presidente della Repubblica, Governo, Corte Suprema di Cassazione) non tanto sul merito, ma sul metodo (l'urgenza), per un caso singolo sul quale alla fine non si puo' intervenire?

Sono diverse le risposte possibili, forse tutte in parte valide:
1. accontentare il Vaticano, cosi' da smorzare e nascondere le sue critiche sulla politica dell'immigrazione del Governo (fortemente volute dalla Lega, ma osteggiate dai cattolicisti).
2. nascondere o attenuare la profonda crisi economica che attanaglia il mondo, e l'Italia in particolare, e l'incapacita' del Governo a fronteggiarla
3. le dimissioni di Giorgio Napolitano. Alla fine di questo scontro, e' improbabile che tutto torni come prima. Piu' probabile che il perdente si dovra' dimettere. A meno che san Silvio non perda (cosa impossibile vista la sua solida e irregimentata maggioranza in Parlamento), sara' il Presidente della Repubblica ad uscirne con le ossa rotte. E cosi' avremo presto san Silvio al Quirinale.

Credo che la terza ipotesi sia la piu' ambiziosa ma anche la piu' probabile. Forse ci sono sfuggite altre ragioni, ma escludiamo fermamente che tutto questo sia dovuto alle credenze religiose di san Silvio.

AGGIORNAMENTO: Schifani, vista l'impossibilita' di assegnare alla commissione in sede deliberante, ha scelto l'opzione referente. La commissione e' stata convocata per lunedi' pomeriggio dove, a maggioranza, si potranno bloccare tutti i tentantivi di emendamento. L'aula del Senato e' stata convocata per martedi' mattina per il voto. Entro mercoledi' o giovedi', il Senato potrebbe quindi licenziare il ddl.
 
 
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