Periodo tragico, la campagna elettorale, per distinguere buon senso, promesse al vento e ciarlatani. No, non stiamo parlando delle proposte e non-proposte della tragedia del momento, l’energia, ma delle
etichette alimentari. Pur sempre importanti ché su di esse è in gioco uno sporco gioco politico che,
dietro la scusa del “made in Italy”, fa business autarchico, costi quel che costi… informazione e salute dei consumatori in questo caso.
Entro fine anno (ma non è detto) l’Ue dovrebbe decidere sulle etichette alimentari: il modello Nutriscore in pole position (già in uso in diversi Paesi), ma l’Italia (con, a suo tempo quasi tutto il governo) schierata per un proprio modello, Nutriform.
La differenza :
- “Nutriform-battery” presuppone la scelta del prodotto dopo lettura di elenco e quantità del contenuto, scritta sempre in caratteri piccoli.
- “Nutri-score” si basa sulla immediata percezione (lettere e colori) rispetto ad un equilibrio nutritivo tra elementi sfavorevoli (calorie, acidi grassi saturi, zuccheri semplici, sodio) e favorevoli (percentuale di frutta, verdura, leguminose e oleaginose, fibre, proteine).
Le indicazioni si riferiscono ad una quantità pari a 100g o 100ml. A-verde rappresenta il miglior equilibrio, che peggiora con B-verde chiaro, C-giallo, D-arancione, E-rosso .
Oggi, un candidato di prestigio,
il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio (1), ha deciso di manifestare il proprio impegno sull’intelligenza dei consumatori e sull’informazione degli stessi, “
diffamando” la Nutriscore che,
a suo avviso,
non solo considererebbe sempliciotto il consumatore ma lo indurrebbe ad acquistare le maggiori “schifezze” del mercato alimentare (2).
Ripetere una falsità in continuazione, per alcuni è metodo per farla diventare verità, soprattutto se pronunciata da persona ufficialmente autorevole.
Il nostro Centinaio si prodiga in questo modo per schierarsi alla difesa del business del
“made in Italy” che, per alcuni prodotti, non è detto che siano salutisti in assoluto (che è quello che evidenzierebbe la Nutriscore). Ma
c’è un dogma da affermare, il “made in Italy”, e tutto è lecito ché, contenti produttori ed esportatori nazionali… il consumatore, e la sua salute, rimangono sempre “in fondo a destra”.
Secondo il sen.Centinaio è meglio che un consumatore si prodighi a leggere una etichetta con l’elenco e la grammatura dei contenuti e, consapevole del proprio stato di salute, sommi, calcoli, ci ragioni sopra, valuti se quel prodotto fa al proprio bisogno. Una lettera e un colore che indichino subito lo standard di salubrità del prodotto, non sarebbero idonei.
Su questo si chiedono voti:
“io sono italiano e sono bello e buono, non ‘sporco’ come tutti gli altri Paesi Ue”…. Dove, guarda caso, mediamente le aspettative di vita e longevità sono anche maggiori dell’Italia.
Farebbe cosa giusta, il nostro senatore, a spiegare perché e per come e, visto che giudica falso l’algoritmo che sovraintende alle indicazioni di Nutriscore, indicare come correggerlo… invece no,
“io italiano sono bello”.
1 - già ministro del Turismo
2 - "Il consumatore non è un soggetto passivo, deve avere il maggior numero di informazioni possibili su cosa sta acquistando, non essere condizionato nelle proprie scelte da una lettera o da un colore, peraltro stabilito in base a un algoritmo sbagliato, fuorviante e superficiale". Lo scrive nel commentare le conclusioni dello studio del Centro comune di ricerca della Commissione Ue (Jrc) che promuove la Nutriscore. "… È preoccupante leggere che 'etichette meno complesse richiedono meno attenzione e meno tempo per l'elaborazione dei consumatori' e che 'i consumatori, compresi quelli con un reddito più basso, sembrano preferire etichette riepilogative semplici, colorate e valutative, più facilmente comprensibili'". ... Si può sostenere che sia sano un carrello della spesa riempito con patatine e pollo fritto, bibite gassate senza zucchero, pizza surgelata e alimenti ultra processati o non naturali come la carne sintetica? Secondo noi no. …. No ad una dieta unica che penalizza le produzioni dei territori e la biodiversità. Continuiamo a difendere le eccellenze dell'agroalimentare Made in Italy, tanto apprezzate anche fuori dal nostro paese che nel 2022 si punta a raggiungere il record storico di esportazioni di 60 miliardi di euro" (Adnkronos).
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