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"Eutanasia diretta? Si', in certi casi". Intervista con il presidente di Exit della Svizzera francese
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Articolo di Marie-Christine Petit-Pierre
10 maggio 2008 0:00
 
"La Svizzera e la buona morte". Il titolo della conferenza di Jerome Sabel, destinata questa volta agli studenti di diritto dell'Universita' di Neuchatel, riassume la sua filosofia di presidente di Exit della Svizzera francese: ogni persona che soffre deve poter avere il diritto di scegliere la propria morte, avere il diritto di non soffrire. Una visione che le cure palliative non vanificano, secondo lui. E il medico di Losanna conta di sfruttare l'intenzione della titolare della Giustizia, Eveline Widmer-Schlumpf, di riaprire il dossier, per affermare il posto che l'assistenza al suicidio e l'eutanasia devono avere nella sanita'.

Le Temps: Exit della Svizzera tedesca vorrebbe estendere l'aiuto al suicidio ai maggiorenni "stanchi" della vita. Che cosa ne pensa?
Jerome Sabel: Io concepisco l'aiuto al suicidio per persone che soffrono di polipatologie invalidanti e che sono veramente all'autunno della loro vita. Ma non per persone in buona salute; mi rifiuto d'assumere il ruolo di Terminator.

Exit e' stata creata nel 1982, in un'epoca in cui si temeva l'accanimento terapeutico. Oggi le cure palliative si sono diffuse. A cosa serve allora la vostra associazione?
L'aiuto al suicidio non rappresenta, come si dice, una sconfitta delle cure palliative. E' un'altra cosa. Bisogna che i pazienti che reclamano questa liberta' abbiano la scelta ultima e possano ricorrere al suicidio assistito se lo desiderano. Cio' riguarda solo un piccolo numero, non e' che tutti vogliano darsi la morte. Secondo uno studio della Societa' svizzera delle cure palliative realizzato nel 2001, il 44% dei suoi membri era aperto alla possibilita' d'assistenza al suicidio, il 32% alla liberalizzazione dell'eutanasia e il 10% aveva gia' effettuato un'assistenza al suicidio o a un'eutanasia senza dichiararlo. L'importante e' di non fare orecchio da mercante quando un paziente vuole farla finita, non bisogna cadere nell'accanimento palliativo.

L'Accademia svizzera di scienze mediche nel 2004 disse chiaramente che l'assistenza al suicidio non e' una prestazione sanitaria. Lei, da parte sua, auspica che faccia parte della formazione medica. Perche'?
L'aiuto al suicidio non s'improvvisa. I medici curanti sono disorientati di fronte alla richiesta di morte, ed e' per questo che mi batto perche' ci sia un insegnamento specifico per i medici e il personale sanitario. Due mozioni, con la richiesta di una formazione, sono state depositate dai deputati Didier Berberat al Consiglio Nazionale (Camera Bassa) e Luc Recordon al Consiglio degli Stati (Camera Alta). Vorrei proprio che un giorno non ci fosse piu' bisogno di noi e che Exit sparisse.

Alcuni dei vostri membri non vogliono la medicalizzazione dell'aiuto al suicidio.
Il controllo medico e' una barriera che permette di prevenire un suicidio per dei motivi brutti. A noi per esempio e' capitato di ricevere richieste da persone tradite dal partner o che avevano perso il lavoro. C'e' stato addirittura un detenuto che non voleva tornare in prigione.

Che cosa s'aspetta da Eveline Widmer-Schlumpf?
Ha annunciato la sua intenzione d'occuparsi di questo tema. Mi auguro che la situazione si apra. E soprattutto che non ci sia un passo indietro, giacche' alcuni movimenti fondamentalisti vorrebbero proibire l'aiuto al suicidio. M'aspetto che il Dipartimento federale di Giustizia e Polizia si metta al lavoro e faccia uno statuto chiaro per gli accompagnatori in modo che possano essere retribuiti. In fin dei conti, cosi' come le ostetriche danno la vita, essi aiutano a morire le persone che lo vogliono. E' qualcosa che comporta molto tempo ed energia. Infine, spero che l'eutanasia diretta attiva venga autorizzata in alcuni casi.

In quali casi?
Le malattie degenerative, per sempio. Cio' potrebbe paradossalmente permettere alle persone di vivere piu' a lungo. Nelle paralisi progressive, le persone che desiderano mettere fine ai loro giorni devono farlo prematuramente, prima che non siano piu' capaci di compiere loro i gesti necessari. O ancora, come quelli di Vincent Humbert o di Chantal Sebire. In fin dei conti, e' piu' grave chiudere una flebo che eroga delle medicine per lasciar morire qualcuno senza proseguire le cure, o aprirne una che induce la sua morte?

E se la legislazione non segue i vostri auspici?
Siamo pronti a batterci, anche se non lo desideriamo. A Ginevra abbiamo lanciato una petizione per avere accesso agli HUG (ospedali universitari).

Le organizzazioni d'aiuto al suicidio hanno gia' accesso agli ospedali universitari di Ginevra e Losanna.
Si', ma c'e' un inghippo, rimangono i pregiudizi vitalisti. Al CHUV c'e' stato un solo caso d'aiuto al suicidio in due anni. Le persone non riescono sempre a ottenere cio' che desiderano. Cosi', ho saputo che una persona in fin di vita, che aveva chiesto l'aiuto al suicidio, non e' stata ascoltata. In seguito e' entrata in coma. Allora la sua famiglia ha chiesto l'eutanasia attiva, che non e' possibile essendo illegale. Al suo posto, i medici hanno proposto un'eutanasia passiva, ossia la sospensione dei trattamenti. Il paziente ha impiegato due settimane a morire. E' stato un incubo per la famiglia e una sofferenza inutile per tutti.

Che ne pensa delle pratiche di Dignitas che pratica l'aiuto al suicidio a persone che vengono dall'estero?
Sono stati costantemente spinti all'errore, probabilmente a causa della loro mancanza di trasparenza. La trasparenza e' essenziale, l'aiuto al suicidio non puo' essere un affare lucrativo. Ma Dignitas ha avuto il merito di costringere i governi a discutere d'assistenza al suicidio.

Voi prescrivete una pozione, del sodio pentobarbital. Che ne pensa dell'utilizzo di elio da parte di Dignitas?
Sono molto contrariato che il metodo sia stato diffuso in quel modo. Dal punto di vista medico, la persona che respira il gas entra in coma in un minuto, ma puo' avere degli spasmi epilettici. Essendo asfissiata, cambia colore, ed e' traumatico per la famiglia.

Ma le famiglie non sono traumatizzate comunque dall'aiuto al suicidio?
Uno studio olandese sull'eutanasia diretta mostra il contrario. Sembra che il lutto sia meno pesante poiche' la gente vede andarsene i propri cari senza sofferenza e dopo aver avuto il tempo di dirgli arrivederci.
 
 
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