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La festa della donna consumatrice e la solita tiritera 
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7 marzo 2023 12:59
 
8 marzo, festa della donna, retorica a chili soprattutto da chi fa le leggi e le applica, facendo finta di non capire che l’origine culturale della discriminazione ha il miglior strumento di realizzazione nell’economia: stipendi più bassi, ruoli socio-economici di secondo piano, etc.
E c’è anche la consumatrice. L’8 marzo è festa anche per lei: occasione perché trovi ulteriore occasione per essere discriminata e sfruttata. Il mercato ci marcia e tutto costa di più per l’occasione: dalle mimose alle cene fra donne, con l’aggravante della retorica con cui si condisce lo stimolo a consumare giusto nel giorno giusto.

E’ la stessa consumatrice che, per esempio, paga molto di più un qualunque banale profumo che, se è per uomo, costa la metà. Quella che se non indossa il vestito giusto al presunto momento giusto viene portata a pensare di se stessa come un rifiuto ed un’emarginata sociale. E tutto nel nome di una presunta libertà che, rosica rosica, si è trasformata in schiavitù dell’immagine, inclusa e soprattutto quella della donna che si ribella allo status di secondo livello.

8 marzo, un tanto al chilo, venghino, venghino.

Ah, queste cose le scrive un maschio, che se fa tanto nell’insistere… ecco il marchio, lgbtqi (che di feste e parate, giustamente e al pari di quelle delle donne, ne hanno tante altre).

Ma noi, qui e non solo, siamo quelli degli individui, di sessi diversi per fortuna e per bellezza, ma che, anche se continuano a dire tutti invece di tutt*, si incazzano se si accorgono di essere privilegiati per la propria sessualità.

Se vogliamo essere credibili, facciamo così: ogni maschietto che si rende conto di svolgere un’attività per cui viene remunerato di più rispetto ad una donna che svolge le stesse funzioni, si levi dal proprio compenso il dovuto per far sì che l’equivalente femminile abbia la stessa remunerazione. Ma non solo in occasione dell’8 marzo. E magari il “beau-geste” si trasforma in lotta.
 
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