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Gb/Scozia. Medico sospeso per aver assistito paziente a togliersi la vita. Per molti un segnale positivo
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Articolo di Helen Puttick
26 luglio 2008 0:00
 
I pazienti non finiscono di elogiare il dottor Iain Kerr. Lo descrivono mentre visita gli anziani, oppure mentre sacrifica il giorno di ferie per recarsi a casa loro ed offrire quell'attenzione che non avevano mai ricevuto da nessun altro medico.
Quando hanno saputo che era sotto indagine per aver prescritto alcune pillole ad una donna anziana perche' potesse togliersi la vita, hanno scritto lettere di elogio per Kerr a tutti gli organismi professionali e disciplinari coinvolti.
"Potrei continuare a parlare di tutte le vite che ha toccato e tutte le vite che ha salvato, ma non ce n'e' bisogno", dice Susan Raskin, una sua paziente. "Le persone che hanno avuto la fortuna di essere suoi pazienti sanno bene quello che voglio dire".
Nonostante questo il General Medical Council la scorsa settimana lo ha sospeso per sei mesi, sostenendo che "ha commesso gravi errori ed un potenziale reato". L'indagine del Council ha nuovamente sollevato la questione dell'eutanasia e del suicidio assistito, un tema che ormai e' sempre piu' discusso anche per i frequenti casi giudiziari sul fine vita che vedono coinvolti familiari e medici.
Nel 1998 Kerr ha ammesso di aver prescritto alla paziente, una donna d'affari in pensione di 87 anni e malata terminale di cancro alle ossa, alcune pastiglie di sodio amitale come "polizza di assicurazione" dopo che la stessa aveva espresso preoccupazione per come sarebbe morta. Sette anni dopo, la donna ha deciso di togliersi la vita utilizzando un cocktail di farmaci, compreso il Temazepan prescritto proprio da Kerr.
Anche la polizia aveva aperto una indagine, ma non aveva proceduto con l'incriminazione per insufficienza di prove. Ora anche il Council ha rigettato l'idea della radiazione dall'albo dei medici, pur comminando la sospensione temporanea.
Per i sostenitori della legalizzazione dell'eutanasia, questo e' un segnale positivo. Il dottor Michael Irwin, ex medico delle Nazioni Unite, fu radiato dal Council nel 2005 per aver assistito un amico malato terminale a morire. Nel caso specifico, l'amico era troppo malato per assumere le pastiglie e mori' pochi giorni dopo senza aiuto.
Irwin, che e' stato anche direttore dell'associazione Dignity in Dying, ritiene che la decisione di Kerr di limitarsi alla sospensione, e' un segnale positivo. "Non voglio sembrare eccessivamente ottimista, ma i medici vengono solitamente radiati per questo tipo di cosa", ha spiegato.
Secondo l'ex medico, entro venti anni il suicidio medicalmente assistito sara' inevitabilmente legalizzato in Gran Bretagna, e forse la Scozia battera' tutti sul tempo.
Jeremy Purvis, un deputato liberaldemocratico, ha gia' provato senza successo a proporre la legalizzazione al Parlamento scozzese. La proposta di legge era modellata sulla legge in vigore in Oregon, negli Stati Uniti. "Osservando questo caso, si potrebbe dire che un medico che assiste al suicidio non sara' radiato", ha detto Purvis. "Penso che questo sia potenzialmente un fatto molto positivo".
Il suicidio non e' un crimine in Scozia. Ma alcuni giuristi non escludono che non vi sia una incriminazione per omicidio colposo o tentato omicidio.
Michael Clancy, direttore della Law Society della Scozia, dice: "La legge in Scozia e' abbastanza chiara. La Convenzione europea sui diritti umani e' applicabile e chiunque cerchi di assistere qualcuno ad uccidersi potrebbe essere perseguito dalla legge".
I medici sono divisi sull'argomento. Per un anno la British Medical Association ha adottato una posizione di neutralita' sul suicidio medicalmente assistito, ma il voto del congresso annuale ha riportato l'associazione su posizioni contrarie.
Il dottor Lewis Morrison, un geriatra e membro della commissione sulla salute della comunita' dell'associazione, sostiene che per molti medici il suicidio assistito e' orribile. "Per la gran parte dei pazienti che fanno rumore sul fatto di volersi togliere la vita, il problema non e' il voler programmare la propria fine. Vogliono poter meglio controllare i sintomi".
Morrison ha detto di incontrare al massimo un paziente all'anno che vuole seriamente anticipare la propria morte.

Da The Herald del 26 luglio 2008

 
 
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