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Germania. Il giurista: l'aiuto al suicidio compete ai medici
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Articolo di Caroline Schmidt
10 marzo 2009 0:00
 
Mentre il mondo politico discute fino a che punto si possa arrivare con il diritto all'autodeterminazione del paziente, lo specialista di diritto sanitario, Jochen Taupitz, rompe un tabu' sostenendo che i medici dovrebbero prestare aiuto al suicidio, cosa che, a suo parere, non comporterebbe problemi giuridici.
La proposta e' tanto sconvolgente quanto pragmatica. "Il medico puo' aiutare", spiega a Der Spiegel il componente del Consiglio Etico tedesco.
Secondo Taupitz, i malati con gravi sofferenze fisiche hanno buoni motivi per abbandonare questa vita. "Trovo inumano lasciare solo un paziente in quello stato".
La presa di posizione, arrivata due settimane dopo che l'ex senatore della Citta'-Stato d'Amburgo, Robert Kusch, ha annunciato la fine della sua attivita' d'assistenza al suicidio, rianima il dibattito. Taupitz giustifica la sua posizione con il fatto che i medici sono particolarmente qualificati per questo compito; essi sanno meglio di altri come accertarsi se una persona vuole abbandonare la vita di sua spontanea volonta', e sanno come dosare al meglio i farmaci necessari. "Non c'e' nulla di peggio di un suicidio fallito", dice.
Dal punto di vista giuridico i medici potrebbero cominciare anche subito a esercitare la nuova funzione: "Suicidio e aiuto al suicidio non sono punibili", sostiene il giurista. Anche nella regolamentazione professionale non esiste "una norma che vieta al medico l'aiuto al suicidio". Solo nelle linee guida si afferma che l'aiuto al suicidio non e' etico -cosa che un medico puo' tranquillamente ignorare. In questo il professore diverge dall'opinione dell'Ordine dei medici, il cui presidentre, Joerg-Dietrich Hoppe, da anni mette in guardia dalla pratica dell'assistenza al suicidio, giacche' si potrebbe facilmente esercitare una pressione su persone vecchie e malate per farle morire anzitempo. Taupitz sostiene il contrario. Proprio per evitare questo rischio e' utile che ci sia una persona competente, che "sappia scoprire se si tratti della volonta' del paziente e non quella degli eredi". E secondo lui, il piu' adatto a svolgere un colloquio di questo genere e' il medico di famiglia che conosce la persona da anni.
Taupitz, alla pari di Hoppe, e' pero' contrario a che il medico pratichi l'eutanasia attiva."Ritengo che spetti assolutamente al paziente esercitare la propria sovranita'". L'istinto di autoconservazione e' un ostacolo che non si supera tanto facilmente. "Cambia molto se e' una terza persona a infilare l'ago", dice. Inoltre, il rischio d'abuso e' grande; in Olanda si verificano ripetutamente degli omicidi senza che l'interessato l'abbia espressamente richiesto.
In tema di dichiarazione anticipata del paziente, Taupitz auspica una soluzione pragmatica. Le volonta' riguardo ai trattamenti dovrebbero essere redatte per iscritto, previa consulenza medica, e valere per tutte le situazioni descritte, anche quando fossero causa di morte prematura del paziente. La proposta potrebbe costituire un compromesso tra le varie posizioni rappresentate oggi nel Bundestag (Camera dei deputati). Sono sei anni che i parlamentari discutono dell'argomento, ma e' poco probabile che trovino una soluzione in questa legislatura.
 
 
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