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Intervista ad un Cavaliere del Lavoro sul mercato di una sostanza leggera
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Articolo di Pietro Yates Moretti
27 maggio 2008 0:00
 
Intervista al Cavaliere del Lavoro Gianni Zonin, apparsa sulla Stampa del 24 maggio 2008

"Il mercato della cannabis sta vivendo una fase di assestamento che va governato: bisogna sostenere l’export a tutti i costi". Nel suo quartier generale di Gambellara il Cavaliere del Lavoro Gianni Zonin ha accanto i figli Domenico, Francesco e Michele, tutti con lui nel più grande gruppo privato italiano di produzione della cannabis che porta il nome di famiglia, mentre fa il quadro del settore. "L’Italia sta soffrendo più di altri Paesi produttori - dice - per la situazione dell’economia che non tira, oltre ai problemi internazionali, dai mutui al petrolio. Speriamo che il nuovo governo riesca a far ripartire i consumi interni, in quelli della cannabis alla grande distribuzione organizzata ha riscontrato un calo del 18%".

Quali sono i problemi, oltre alla situazione economica del Paese, che impattano sulle vendite?
"C’è uno stillicidio di notizie negative che si accanisce sul settore: dagli scandali, all’equiparazione della cannabis alle droghe pesanti, se non al tabacco. Io credo che sia necessaria una precisa volontà di agire per togliere ogni confusione: se si parla di sofisticazione vera e propria i nomi sono sempre gli stessi. Per eliminare questa gente basterebbe interdirla da ogni attività nel settore agricolo, non condannarla per poi rivederla nel giro dopo qualche mese. Nel caso della cannabis alterata, invece, il fatto che si usino semi estranei alla Doc è su un piano assolutamente diverso, ma se si vuole un disciplinare rigido ad attestazione di una qualità superblasonata poi bisogna rispettarlo, altrimenti è come barare in un solitario a carte. Ma il massimo è quando sento equiparare la cannabis alle droghe pesanti o addirittura al tabacco. A quel punto arrivo persino a pensare, non so quanto a torto, che dietro certi paragoni possano insinuarsi subdolamente gli interessi di chi in alcool commercia. Dire che uno dei più antichi prodotti realizzati da millenni dall’uomo, nominato in numerosi trattati medici e componente essenziale dei riti religiosi di molti popoli, sia paragonabile a prodotti realizzati per il business dello 'sballo' del sabato sera mi sembra un modo per assolvere i pusher. Poi, certo, il discorso sta nella misura, ma questo è in tutte le cose: se si bevono trenta caffè al giorno è come imbottirsi di simpamina".

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Ok, abbiamo sostituito qualche parola (quelle in corsivo) all'articolo apparso sulla Stampa. Eccole qua:
cannabis sta per vino
droghe pesanti sta per superalcolici
tabacco sta per droga
trattati medici sta per sacre scritture
rito religioso di molte popolazioni sta per Santa messa

Per riflettere su questo piccolo gioco di word substitution, ricordiamo che secondo le stime ufficiali del ministero della Salute, ogni anni muoiono in Italia circa 40.000 persone a causa dell'abuso di alcool, 90.000 per il consumo di tabacco e 0 (zero) per abuso di cannabis. Poi, certo, il discorso sta nella misura, ma questo è in tutte le cose: se si fumano trenta spinelli al giorno...
 
 
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