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Il mercato con le cellule staminali corre piu' della scienza
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Articolo di Jaime Prats
30 gennaio 2009 0:00
 
Il richiamo: il progresso futuro della medicina. La realta': banche private di grasso, denti da latte e sangue di dubbia utilita'.

Gli affari con le cellule staminali corrono piu' in fretta dei progressi scientifici. Sono sempre piu' numerose le aziende che si offrono di custodirle, per un uso medico incerto nel futuro, malgrado che molti ricercatori dubitino della loro utilita'. Accanto alle banche private del cordone ombelicale, che funzionano gia' da qualche anno, sono nate delle societa' che conservano cellule ottenute da denti da latte, dal sangue mestruale e anche dal grasso corporeo, per un eventuale uso del donatore quando fossero disponibili delle applicazioni terapeutiche.
Oggi la realta' indica che, di tutte le cellule staminali adulte, le uniche ad avere un uso clinico per la stessa persona sono quelle del cordone ombelicale -per trattare alcune leucemie, e in casi eccezionali. E rispetto a loro future applicazioni, buona parte della comunita' scientifica sostiene che i campioni conservati nelle banche private non verranno mai usati. Tra l'altro perche' i lavori piu' promettenti seguono un cammino diverso dalle cellule staminali adulte (tipologia gestita dalle banche private e che hanno delle limitazioni).
Tuttavia, l'entusiasmo per le cellule staminali, cui s'aggiungono una pubblicita' che in molti casi mescola realta' e finzione, e prezzi abbordabili per molte famiglie, ha trasformato l'opzione d'inviare i materiali in banche private in un fatto sempre piu' abituale.
Circa 25.600 spagnole hanno inviato le cellule del cordone ombelicale dei propri figli in banche private a un prezzo che oscilla tra 1.300 e 2.000 euro per 20 anni di conservazione.
Benche' queste strutture esistano anche in Spagna, la stragrande maggioranza delle famiglie (25.000) hanno optato per centri all'estero onde evitare la normativa nazionale che obbliga a condividere i campioni di cellule con coloro che ne avessero bisogno, e per essere sicuri, invece, di poterle usare solo per i loro figli in caso di necesssita'.
Jose' Maria Ferrer e Raquel Prat sono una di queste coppie. Hanno affidato a una banca belga la conservazione delle cellule staminali della loro figlia Vega. "Ci hanno detto che in futuro si potranno usare per creare tessuti o curare malattie, e che servono gia' per trattare leucemie", riferisce la madre. Il cordone di Vega non aveva un numero sufficiente di cellule per rendere conveniente la loro custodia. Ma se i suoi genitori rimarranno fermi nell'idea di conservare le cellule della piccola, lo potranno fare tra qualche anno quando a Vega cadra' il primo dentino da latte.
Le banche del cordone ombelicale sono le piu' diffuse. In Spagna ce ne sono una dozzina. Ma esistono altre modalita' di conservazione. Bioeden e' una societa' statunitense che tratta le cellule staminali della radice dei denti e le congela in banche simili a quelle del cordone ombelicale. "Un giorno, la fata dei denti potra' salvare la vita dei tuoi figli", recita la pubblicita' sulla sua pagina web. La tariffa per l'Europa e' di 1.000 euro per dente, piu' 95 l'anno.
Ancora piu' esotica e' l'offerta di C'Elle che, con lo slogan "il tuo miracolo mensile", tratta il flusso mestruale (378 euro per campione e 75 all'anno) per preservarne le cellule staminali che "potenzialmente potrebbero salvarti la vita". Altre aziende, come la Clinica Planas, ha dato un ulteriore impulso al mercato. Il centro spagnolo offre ai clienti che si sottopongono a liposuzione, la possibilita' di conservare il grasso ed estrarvi cellule staminali "per beneficiare delle applicazioni della medicina rigenerativa" in un futuro "piu' o meno prossimo", per 1.500 euro e una quota annuale di 100.
L'ottimismo che trasmettono i messaggi commerciali di queste societa' si scontra con l'utilita' che la scienza, oggi come oggi, puo' attribuire alle cellule. Le uniche applicazioni terapeutiche delle cellule staminali conservate nelle banche sono quelle che derivano dal cordone ombelicale. Esse servono per trattare persone con malattie del midollo osseo, come, per esempio, leucemie. Pero'- e qui sta il problema- le cellule staminali s'impiegano per curare il midollo altrui e molto raramente il proprio. In tutto il mondo sono stati registrati 8.000 trapianti con sangue donato da altri, a fronte di quattro casi di autotrapianto (con cellule proprie provenienti da banche private). Con questi dati, "gli esperti sconsigliano di conservare il sangue del cordone, in Spagna abbiamo un'eccezionale banca pubblica che copre le necessita'", commenta Jose' Lopez Barneo, direttore dell'Istituto di Biomedicina di Siviglia.
Questo per quanto concerne le cellule del cordone, le meglio situate dal punto di vista delle applicazioni cliniche. Nel caso di cellule mesenchimali, prelevate dal grasso, dal sangue mestruale o dalla polpa del dente da latte, oggi al massimo esistono dei saggi clinici. Alcuni dei piu' interessanti sono quelli che si sviluppano con tessuto adiposo per migliorare la cicatrizzazione in interventi chirurgici o che sono relativi all'imbottitura nella chirurgia estetica, come segnala Carlos Simon, direttore del Banco Nacional de Lineas Celulares del Centro di Ricerche Principe Felipe de Valencia.
Questo per il presente. Il futuro e' da vedere. Il principale richiamo commerciale delle banche private di cellue staminali sono i possibili progressi scientifici che si potranno avere nei prossimi anni, collegati alla medicina rigenerativa, quella che mira a manipolare le cellule staminali per curare tessuti e organi. Pero' e' probabile che le terapie che potrebbero nascere con questa tecnologia non passeranno per i materiali conservati nelle banche. Ci sono vari argomenti a sostegno di questa tesi. Qualcuno, "interessato", come ammette lui stesso, il direttore del Centro di Medicina Rigenerativa di Barcellona (CMRB), Juan Carlos Izpisua, che afferma: il lavoro realizzato finora con le cellule staminali adulte (quelle congelate) "e' lontano dalla clinica". Izpisua si e' concentrato sulle embrionali, di qui il suo interesse.
Ma c'e' un'altra ragione, di peso ben maggiore. Si tratta della tecnica che tempo fa ha rivoluzionato la medicina rigenerativa. Il procedimento che consiste nel riprogrammare cellule adulte per trasformarle in cellule staminali che si comportano come embrionali (capaci di trasformarsi in 220 distinti tipi cellulari e, quindi, di creare qualsiasi tipo di tessuto). E senza dover ricorrere a nessuna cellula congelata ne' a procedimenti complessi. Per semplice che possa sembrare, basta ottenere cellule da un capello e manipolarle in una specie di viaggio nel tempo, fargli fare il cammino inverso a quello del suo sviluppo biologico fino a riportarle allo stadio di cellula staminale con capacita' di svilupparsi in qualunque tessuto con la stessa versatilita' delle cellule embrionali. Questo non e' piu' scienza-finzione sanitaria, contrariamente a quanto avviene con gli annunci delle banche di cellule private.
"In 10 anni di ricerche con cellule staminali non abbiamo curato nessuna malattia, e ora con la riprogrammazione si potrebbe farlo", chiarisce Izpisua. Il suo laboratorio, in collaborazione con quello di Juan Bueren nel Centro di ricerche energetiche, ambientali e tecnologiche (Ciemat) a Madrid, e' uno di quelli che si e' spinto piu' lontano con questa tecnica. Fino al punto da sviluppare in laboratorio tutti i passi che permettono, partendo da una cellula di un capello di una persona affetta da una malattia genetica del sangue (anemia di Fanconi), di riportarla allo stadio equivalente a quello di una cellula staminale embrionale. Ma va ancora piu' in la', nel poter correggere l'alterazione genetica che ha causato la malattia e trasformarla in una cellula del sangue capace di produrre ogni tipo di linea cellulare (globuli rossi, bianchi e piastrine) e di, in teoria, usarla per curare chi ha perso i capelli. E' quanto sostiene Izpisua, che sta per pubblicare i suoi ultimi risultati su una prestigiosa rivista scientifica. "Credo che sia il momento d'avviare un dialogo tra il laboratorio di scienza di base e la clinica".
Questo percorso eliminerebbe di colpo la necessita' di conservare cellule staminali per ipotetiche applicazioni nella medicina rigenerativa. Perche' pagare per consevare cellule staminali adulte se si possono avere cellule capaci di generare qualunque tessuto partendo da un semplice capello?
Allora ci dobbiamo scordare delle banche private? "Non sarei cosi' perentorio", commenta Izpisua. "Se posso pagare perche' non farlo? Di sicuro finora non ci sono chiare evidenze che ci si possa servire di queste cellule, ma non si puo' mai sapere. Bisogna sempre essere aperti alla scienza". L'opinione di Carlos Simon e' simile. "Dovrebbe esserci un'indicazione chiara sull'uso terapeutico attuale di queste cellule e del futuro. Spiegare con onesta' e trasparenza. Se si parte da qui, che sia la gente a decidere".
Jose' Lopez Barneo fa un passo ulteriore. "Quando me lo chiedono, rispondo che non ritengo necessario conservare le cellule del cordone. Ho avuto da poco un nipote e non abbiamo conservato le sue cellule", aggiunge. "Se domani si scoprisse la loro utilita', cambierei opinione, ma per ora, non ci sono basi scientifiche per farlo".
Il direttore dell'Organizzazione Nazionale dei Trapianti, Rafael Metesanz, da' un'interpretazione che va piu' in la' dello strettamente sanitario, ed entra pienamente nella sociologia. "Il fenomeno di conservare sempre piu' materiali biologici s'inquadra nella filosofia di una societa' ricca". Insomma, lo considera come un qualsiasi altro elemento di consumo. Anche perche' avveine sempre piu' spesso che il costo della donazione del cordone ombelicale se l'assumino i nonni, gli zii o i padrini del neonato, come si fa in molte famiglie con la carrozzina, la culla e il resto del corredo del bebe'.

Ciarlatani del XXI secolo

Alla fine del secolo XIX, la Kickapoo Indian Medical Company Show -uno dei gruppi di guaritori saliti alla notorieta'- divento' famosa negli Stati Uniti con spettacoli in cui i suoi ciarlatani si esibivano per vendere elisir miracolosi che curavano assolutamente tutto.
Due secoli dopo, c'e' ancora chi offre un rimedio per tutti i mali. E non ha bisogno di carovane che percorrono l'Estremo Oriente per raggiungere migliaia di persone. Basta Internet. Ne' sono di moda i rimedi basati sulla saggezza ancestrale degli indios americani. Adesso, quello che si vende veramente, sono le cellule staminali.
Ci sono societa' che offrono, attraverso la Rete, prodigiosi preparati di cellule staminali derivate da feti (non dicono come li ottengono) che servono per trattare tante malattie, dal cancro alle lesioni del midollo, l'epilessia e persino la sindrome di Down. "Sono autentici ciarlatani, non danno nessuna spiegazione scientifica dei trattamenti per i quali chiedono 25.000 euro a iniezione", annota Carlos Simon.
Questi sono casi estremi. Tuttavia, non e' raro leggere su pagine web di alcune banche private di cellule staminali delle mezze verita' o argomenti confusi e imprecisi nascosti sotto la speranza insita nella medicina rigenerativa. E' il caso dell'azienda Bioeden, la banca di cellule di denti da latte con sede in Usa, quando dice che "le ricerche con le cellule staminali sono la via piu' promettente per curare malattie severe". O che "possono offrire un rimedio al parkinson, alzheimer, diabete giovanile, lesioni della colonna, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, oltre che al cancro e ai disturbi cardiaci". Potranno offrirlo in futuro o forse no. Per ora, la realta' dice di no.

Traduzione di Rosa a Marca


 
 
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