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Messico e droghe. La eterna guerra del Michoacàn
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Articolo di Redazione
3 aprile 2022 19:39
 
La violenza in Michoacán non si ferma, anzi, sembra essere un male cronico che accumula eventi quasi sistematicamente. Attualmente, lo stato sembra essere più una zona di guerra con migliaia di sfollati a causa della violenza. In termini di incidenza criminale, il Michoacán è ai primi posti quest'anno. Solo nei primi mesi dell'anno sono state perpetrate 21 stragi, dove sono andate perse le vite di 105 persone. A ottobre, con il cambio di governo, è stato annunciato che sarebbero state adottate misure per combattere la violenza, aumentando la presenza delle forze federali, e quindi “pacificare” lo Stato.

Tuttavia, questa misura si è rivelata inefficace. La violenza sembra inarrestabile, e lo si può vedere dai tanti eventi accaduti in questi primi mesi del 2022. Ad esempio, quando tre uomini e quattro donne sono stati uccisi durante un attacco a Zamora, o quando un commando armato ha fatto irruzione in una scia a San José de Gracia, uccidendo almeno 17 persone o anche uccidendo 20 persone a Zinapécuaro. Tutti eventi che rappresentano solo un piccolo esempio dell'estrema violenza che sta vivendo lo stato di Michoacán e che ha costretto negli ultimi anni migliaia di abitanti a fuggire.

Alcuni Comuni dello Stato sono un ambìto patrimonio criminale, perché coprono diverse rotte del traffico di droga, in particolare quelle sintetiche, oltre alla coltivazione del papavero per la produzione di eroina, il disboscamento illegale, l'estrazione illegale di ferro e il crescente controllo della lucrosa industria dell'avocado. Tutto è un mare di lacrime e dolore e, come in ogni campo di battaglia, tutti stanno perdendo e quella piccola luce di speranza che molti abitanti hanno visto nel cambio di governo sta svanendo.

A quanto pare, il governatore Ramirez Bedolla ha avuto l'iniziativa di combattere la violenza in modo che le persone che vivono nello Stato potessero farlo in pace. Tuttavia, le “soluzioni” che sostiene di portare a termine non sono state di alcuna utilità. Sembra che il governatore abbia subito fatto suo il discorso del presidente, cioè incolpare coloro che li hanno preceduti in carica, chiedendo più soldati travestiti da agenti di polizia per sedare le violenze e sottolineando che molte delle vittime avevano precedenti penali.

Dopo aver visto questo panorama atroce, non è poi così complicato rendersi conto che il governatore si dedica a distribuire colpe, cercando di far finta che tutto vada meglio, mentre invece di governare si dedica a fare propaganda per la ratifica del mandato (travestito da revoca) del presidente. E giustifica questa ondata di violenza come un'eredità della passata amministrazione e, per inciso, si lava le mani dicendo che gli ci vorrà l'intero mandato di sei anni per migliorare la sicurezza. Pertanto, possiamo chiederci, dove ci fermeremo se questi comportamenti continuano? In effetti, governare è una questione di potere, pertanto, è necessario che tale potere sia utilizzato per il motivo per cui è stato concesso.

Se è vero che la violenza non potrà essere debellata del tutto, con una strategia incentrata sull'abbassamento del numero degli omicidi, si potrebbero ottenere risultati incoraggianti nel medio termine, ma non è con lo schieramento dei militari a svolgere pattugliamenti e raccogliere corpi, che si sta avendo una strategia di sicurezza e sviluppo sociale. Apparentemente questo non accadrà se il governatore non si assume la sua responsabilità.

(María Elena Morera su El Universal del 02/04/2022)
 
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