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Migrazioni. Milleottocentocinquantanove a zero
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Articolo di Redazione
7 luglio 2023 11:22
 
 Il Consiglio Europeo del 29-30 giugno si è concluso con un nulla di fatto per quanto riguarda il tema delle migrazioni, per l’opposizione di Polonia e Ungheria. Ne parla Massimo Livi Bacci, che accenna anche ai pericoli di una politica che, per controllare l’immigrazione, si basa sulla “esternalizzazione” dei confini della UE.

1859 sono state le vittime migranti dei naufragi nel Mare Nostrum nei primi sei mesi del 2023. Zero sono state le conclusioni sulla questione migratoria del Consiglio Europeo dello scorso 29-30 giugno. E, purtroppo, zero appaiono le prospettive di conclusioni positive sul tema per il resto dell’anno. 

Solidarietà evanescente
L’8 giugno scorso l’incontro dei Ministri degli Esteri sembrava aver dato via libera a una forma di solidarietà, umana e monetaria, nella gestione degli arrivi di profughi. La UE avrebbe ricollocato tra i paesi membri 30mila richiedenti asilo all’anno (o più se necessario), e il paese che si fosse rifiutato di riceverli, scelta possibile, avrebbe dovuto versare a un fondo speciale 22mila euro a migrante. Le risorse di questo fondo sarebbero state destinate allo sviluppo dei paesi di transito e di provenienza. Tuttavia il meccanismo di Dublino sarebbe rimato in piedi, e i controlli alle frontiere esterne (e a quelle interne) sarebbero stati rafforzati. In teoria l’accordo sembrava favorevole anche all’Italia, che si sarebbe vista sollevata di una quota di richiedenti asilo, ricollocati in altri paesi; tuttavia, il rafforzamento dei controlli avrebbe presumibilmente impedito ciò che oggi continua a prodursi, e cioè l’infiltrazione di irregolari arrivati in Italia verso altri paesi dell’Unione. Con un bilancio incerto.
Come si sa, anche questo accordo è stato silurato da Polonia e Ungheria, nonostante il tentativo di mediazione di Giorgia Meloni con gli amici politici Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki. Come già era avvenuto per l’accordo del 2016, circa la redistribuzione dei richiedenti asilo tra i vari paesi in base a quote-paese essenzialmente basate sul PIL. L’accordo allora naufragò per l’opposizione dei paesi di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria).

 
Le conclusioni… non conclusioni del Consiglio Europeo
In assenza di accordo, non vi è stato un documento finale del Consiglio, ma una “Conclusione” del Presidente del Consiglio Michel “sulla dimensione esterna della migrazione”1. Dopo il cordoglio per il tragico affondamento di Pylos2, il Presidente Michel ha inanellato le consuete banalità su quanto l’UE sia determinata a “smantellare il modello di attività dei trafficanti e delle reti del traffico di migranti, strumentalizzazione compresa, e a contrastare le cause profonde della migrazione irregolare al fine di affrontare meglio i flussi di migranti ed evitare che le persone intraprendano viaggi così pericolosi”. O, ancora, affermando che “La migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea…” e che il Consiglio dedica “particolare attenzione agli aspetti esterni della migrazione e ai relativi meccanismi di finanziamento”. E, in chiusura “Si è preso atto del fatto che la Polonia e l’Ungheria hanno dichiarato che, nel contesto dei lavori in corso relativamente al patto sulla migrazione e l’asilo… è necessario pervenire a un consenso su una politica efficace in materia di migrazione e asilo, che nel contesto delle misure di solidarietà la ricollocazione e il reinsediamento dovrebbero effettuarsi su base volontaria”. Insomma, l’ammissione della sconfitta.

Spostare i confini UE a sud di Akrotiri…
Akrotiri è il punto più a sud dell’Unione Europea, una breve penisola di Cipro, occupata da una base aerea britannica. La UE si dichiara disponibile a erogare somme cospicue (si parla di 12 miliardi di Euro) per “esternalizzare” i confini nei paesi di origine o di transito, ma è dubbio che il controllo delle migrazioni possa davvero funzionare, come è avvenuto – e sta avvenendo – nella Turchia di Erdogan. I tentativi compiuti con la Libia “di trattenere” i migranti, hanno avuto scarsi risultati. Ma il patto della UE con la Turchia riguardava e riguarda profughi siriani, un tempo soggetti dell’Impero Ottomano, con un partner – la Turchia, appunto – bene organizzato e politicamente forte. Non è questo il caso della Tunisia e anche degli altri paesi del nord Africa dove abbondano, tra l’altro, i pregiudizi razziali verso le popolazioni del sud del continente. Inoltre, ai paesi cui si potrebbe appaltare il controllo dei flussi prima che tocchino l’Europa, viene consegnata – assieme ai blindati, alle motovedette, ai radar, alla formazione delle guardie di frontiera – anche una potenziale arma di ricatto. Che già Erdogan ha fatto balenare nelle negoziazioni per il rinnovo del patto con l’Europa. 

Note
Riunione del Consiglio europeo (29 e 30 giugno 2023) pdf – Conclusioni
 2. Avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 giugno, con un numero di vittime stimato tra le 600 e le 650 unità.

(Massimo Livi Bacci su Neodemos del 07/07/2023)

 
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