L'Italia ha scelto di vietare la carne coltivata, anche se non era necessario farlo perché disposizioni del genere possono e devono essere prese a livello comunitario, e per ora siamo molto in alto mare. La decisione italiana è stata una forma di propaganda, basata anche su alcune falsità (***), per invogliarsi le filiere produttive e commerciali italiane della carne… come se, per esempio, prodotti come alcune eccellenze piemontesi e toscane, potessero essere minacciate… ma tant’è “tutto fa brodo” e il potere si basa anche su ignoranza e arroganza.
La scelta italiana è stata di valorizzare e mantenere lo status quo, chiudendo a innovazione scientifica ed alimentare. Il futuro valutato solo per quello che siamo e non anche per quello che potremmo essere. Le conseguenze sono che i cosiddetti cervelli non vengono attratti e quelli che potrebbero svilupparsi in patria vanno all’estero e, inoltre, posti di lavoro e capitali che vanno altrove.
Ed è quello che sta succedendo proprio nel settore della ricerca sulla carne coltivata. JBs, colosso mondiale nella produzione di proteine animali, ha avviato la realizzazione di un centro di ricerca e sviluppo di tecnologia e proteine coltivate in Brasile. L'investimento è di 62 milioni di dollari… ed è facile comprendere la ricaduta che questa immane massa di capitali, cervelli e strutture farà ricadere lì dove è stato deciso questo investimento.
E’ molto possibile che, pur se l'Italia non avesse questo divieto, la scelta non sarebbe caduta sul nostro paese per via del nostro sistema fiscale, commerciale e giudiziario che è tutt’altro che attraente in materia di investimenti. Ma l’Italia, in materia di alimentazione e tendenze ha una storia notevole che non si può escludere a priori che possa diventare centro di riferimento di innovazioni e ricerche del futuro che è già tra noi. Perché questa nostra realtà si concretizzi occorre che ci siano leggi che favoriscano e un sistema statuale attrattivo. Sembra che, grazie soprattutto alle scelte del governo in carica (in materia, tra l'altro, molto aiutato anche dalla cosiddette opposizioni) non ci sia interesse. Siamo il Paese dove le istituzioni litigano fra loro per mesi per non-decidere, per esempio, che occorre forza lavoro per raccogliere i pomodori o le mele, o dove i produttori di latte, senza supporto industriale adeguato, preferiscono buttare le proprie produzioni piuttosto che svenderle e - assurdo dell’assurdo - prendendosela con le politiche agricole dell’Unione europea.
La vicenda della Jbs e della carne coltivata è a nostro avviso un campanello d’allarme per produttori, commercianti, istituzioni e consumatori: l’innovazione, i posti di lavoro e i consumi si creano, non nascono sotto i cavolfiori che degnamente avevano seminato i nostri avi qualche secolo fa.
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