testata ADUC
Sotto le coperte, solo la punta di un iceberg. La questione femminile in Italia
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Pietro Yates Moretti
5 luglio 2008 0:00
 
Sono sempre piu' preoccupato per il futuro delle mie due bambine. Anche se forse meno appariscente di quella verso lo straniero o l'omosessuale, quella contro le donne e' oggi la forma di discriminazione piu' diffusa nel nostro Paese. Che siano o meno veri i rumors sui criteri di selezione delle ministre adottati dal presidente del Consiglio, ha davvero poca importanza. E' la reazione che mi terrorizza: bricconcello tutto italiano lui, puttana senza talento lei. Ed e' questa la reazione che quasi sempre contraddistingue una pratica (ormai una vera e propria prassi culturale) che ha al centro l'oggettificazione, e quindi il dispregio, della donna. Essa e' cosa, e' corpo, e se vuol far carriera dove conta il cervello, e' bene che sia generosa con chi il cervello -e soprattutto il monopolio dei posti di lavoro- ce l'ha.

Dalla velina alla giornalista fino alla politica (forse persino alla ministra della Repubblica), cio' che sembra accomunare le famose e giovani donne di 'successo' sono le circostanze del 'colloquio di lavoro'. Circostanze che, quando scoperte, condannano allo scorno e al disprezzo non solo le donne coinvolte, bensi' tutte le donne.

Ma non e' solo l'occasionale rivelazione di questo o quel rapporto sessual-lavorativo che mi preoccupa. Secondo diverse indagini, quasi la meta' delle donne lavoratrici italiane fra i 14 ed i 59 anni di eta' sono state vittime di molestie sessuali sul lavoro (e solo una piccolissima parte ha denunciato l'accaduto). L'Italia e' fra gli ultimissimi Paesi d'Europa e del mondo sviluppato per impiego femminile. Il divario retributivo fra uomo e donna per lo stesso lavoro e' fra i piu' alti nel mondo occidentale, mentre le donne a capo di grandi industrie o banche si contano sulla punta delle dita. Per non parlare di rappresentanza politica.
Gia' nel 2005 l'Onu (la Committtee on the Elimination of Discrimination against Women) ha condannato l'Italia per il bassissimo numero di donne che partecipano attivamente alla vita politica e pubblica del Paese:
Secondo il rapporto annuale 'Gender Gap 2007' a cura del World Economic Forum, l'Italia e' il Paese occidentale dove c'e' il piu' alto tasso di disoccupazione femminile ed il piu' basso tasso di rappresentanza politica. Su 128 Paesi, l'Italia risulta all'84mo posto, seguita quasi esclusivamente da Paesi africani e mediorientali altamente sottosviluppati. Per intenderci, le donne godono di maggiori diritti in Paesi come Bolivia (80), Albania, Cuba (22), Mongolia (62), Ghana (63), Vietnam (42), Mozambico (43), Trinidad e Tobago (46), Tanzania (34), Filippine (6). 

Altri esempi? Ai figli deve per legge essere trasmesso il cognome del padre. I fasciatoi per cambiare il pannolino ai bambini sono quasi sempre e solo nei bagni pubblici per le donne (gli uomini sono evidentemente troppo impegnati sul lavoro). Non esiste uomo ricco e famoso, anche se vecchio e grasso, che non metta in bella mostra una compagna ventenne di professione velina o modella come fosse un'auto o un abito firmato. A questo si aggiunge un bombardamento costante di curve -e raramente di pensiero- femminili, dalla tv ai siti internet dei quotidiani italiani piu' autorevoli. Provate a visitare repubblica.it o corriere.it, e sicuramente troverete fotografie di corpi femminili nudi o seminudi (mentre scrivo campano titoli del tipo ' Ecco le belle dell'estate di Rai Uno', 'Milano, la sfida per il sorriso piu' bello', 'La Huzinker versione Fregene', 'Marta Cecchetto su Maxim'). Niente di male, se non fosse che quasi mai lo stesso trattamento e' riservato all'uomo. E quante trasmissioni televisive sono condotte da uomini in giacca e cravatta, accompagnati da ragazze seminude dal sorriso permanente il cui compito e' quello di lanciare la pubblicita'? Quello e' in gran parte il ruolo della donna nella societa', umiliata a recitare la parte dell'oggetto della fantasia maschile.

Che futuro possono avere le mie due bambine in Italia se non cambia qualcosa? Se cresceranno brutte o comunque non bellissime, avranno poche chance, a meno che non siano di straordinaria e quasi sovrumana intelligenza, salute mentale e forza di volonta'. Piu' saranno belle, invece, maggiori saranno le chance di dover affrontare datori di lavoro o uomini 'influenti' che offriranno o imporranno loro scorciatoie obbligate. E quando avranno di fronte quella scelta, invece di denunciare la molestia sessuale alle autorita' giudiziarie, saranno spinte a scegliere silenziosamente dalle coetanee che le hanno precedute e da una cultura diffusa che hanno assorbito sin da piccole.

La mia preoccupazione e' tanto piu' grave quanto tutto questo avrebbero potuto evitarlo. E' a causa di una mia scelta di vita, che la mia famiglia si e' trasferita in Italia. Fino a due anni fa vivevamo negli Stati Uniti, dove un docente universitario che ha un rapporto con una studentessa viene licenziato in tronco, spesso perseguito dalla giustizia per molestie sessuali, e costretto a trovarsi un altro mestiere perche' nessun ateneo mai piu' lo assumera'. Quando cominciai ad insegnare negli Usa, il rettore mi consiglio' vivamente di lasciare la porta dell'ufficio sempre aperta durante il ricevimento delle studentesse per evitare anche la sola percezione di 'impropriety' (scorrettezza) o 'misunderstanding' (equivoco).

Esagerano? Forse. Non tutte le donne sono vittime e non tutti i datori di lavoro sono carnefici: talvolta si puo' anche essere convenientemente o sinceramente consenzienti. Di certo la pensavo cosi' quando vivevo la'. Ma il grado di disprezzo per la donna e' cosi' devastante nel nostro Paese, che sono spinto a preferire un sistema iper-sanzionatorio e talvolta ipocrita piuttosto dell'attuale far west delle pulsioni maschili. La misoginia e' cosi' diffusa e quotidiana in Italia da aver annichilito qualsiasi sussulto di consapevolezza e reazione persino nelle donne piu' intelligenti ed istruite. Reazione che invece e' ineluttabilmente manifestata dai turisti stranieri che visitano il nostro Paese ed hanno occasione di accendere il televisore o di assistere a chiassosi quanto improbabili rituali di 'corteggiamento' all'italiana (sono molte le guide turistiche in inglese che mettono in guardia sul comportamento del maschio italiano).

Temo che senza la consapevolezza delle donne italiane, in primis di quelle donne talentate e di successo, non cambiera' niente. E' solo da quel visibile palcoscenico conquistato col sudore che puo' giungere un segnale forte, un esempio eccellente, una ispirazione trascinante alla nuova generazione di donne che sta crescendo in Italia. E' comprensibile che quelle poche donne che competono ai piu' alti livelli in un mondo prevalentemente maschile siano fiere della loro eccezionalita' e del meritatissimo risultato (che in parte sarebbe molto meno eclatante e riconoscibile qualora fosse cosa normale). Ma alla fine, sono loro stesse le prime vittime eccellenti e sanno bene che per raggiungere quel livello hanno dovuto dimostrare molto piu' dei colleghi maschi, guadagnando meno e talvolta rinunciando alla famiglia (il collega ha potuto invece farsi una famiglia lasciando che fosse la moglie, spesso con minori chance di carriera, a badare ai figli).

Ma anche le lavoratrici che stanno ancora lottando per la carriera devono darsi una mossa. La molestia sessuale non e' solo lo stupro o l'assalto fisico. Per la legge, le molestie sono "quei comportamenti indesiderati, posti in essere per uno dei motivi di cui all'articolo 1, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignita' di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo" (decreto legislativo n. 216 del 2003). Dalla toccatina (pizzicotti, pacche, carezze, ecc.) all'email piccante, dalla battuta a doppio senso alla richiesta di favori sessuali, dall'esposizione di materiale pornografico all'apprezzamento verbale sul corpo, dagli sguardi insistenti ai gesti alludenti al rapporto sessuale, la molestia sessuale esiste quando si crea un ambiente in cui la donna e' messa a disagio perche' donna. Invece di subire passivamente l'ambiente, magari per paura di perdere opportunita' lavorative, e' necessario reagire e denunciare. Il silenzio, anche quello che segue il rigetto di una richiesta sessuale, equivale all'omerta' che oggi da' vita a fenomeni malavitosi come il pizzo. La discriminazione e la molestia sessuale e' un comportamento inaccettabile, vile e soprattutto illegale. E' importante ricordarsi che se quel datore di lavoro ci ha provato con te, probabilmente lo ha gia' fatto con altre donne. Una tua denuncia potrebbe dare il coraggio ad altre persone di uscire fuori allo scoperto e aiutarti a condannare il comportamento.

Per le mie bambine, per milioni di donne italiane, cosi' come per l'Italia tutta, un dibattito approfondito su come risolvere la questione femminile non puo' piu' attendere. Soprattutto, in attesa che un mondo politico e lavorativo quasi completamente maschile si dia una improbabile regolata, e' necessario che le donne reagiscano. Non bastano le leggi a cambiare un atteggiamento culturale. Bisogna anche farle valere.

Nota
Si dira', ma cosa ci incastra la questione femminile con un'associazione di consumatori? Per coloro che in questo istante si chiedono questo piuttosto che riflettere su cio' che hanno letto, cito l'esempio di Mustafa Kemal Atatürk, padre della Turchia moderna. Quando nel 1926 introdusse il nuovo Codice civile e con esso pari diritti civili e politici alle donne (diritti che in alcuni casi le donne italiane hanno avuto riconosciuti solo nei decenni successivi), egli disse che non era possibile pensare di progredire come Paese se una buona meta' della popolazione era tenuta in silenzio.
Secondo una ricerca delle Nazioni Unite, solo nella regione asiatica del Pacifico la discriminazione verso le donne sul lavoro produce un danno di oltre 80 miliardi di dollari l'anno. In India (un Paese che e' simile all'Italia per discriminazione verso le lavoratrici) il Pil potrebbe crescere di oltre un punto se vi fosse un'integrazione della forza lavoro femminile simile a quella degli Stati Uniti.
Oggi, noi italiani stiamo rinunciando a valorizzare quasi meta' della nostra intelligenza e creativita'. E' come se stessimo usando solo una parte del nostro cervello, proprio mentre le sfide globali dell'economia e del mercato si fanno piu' complesse e competitive. E questa si' che e' questione anche da associazione di utenti e consumatori.

 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS