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Spagna. Una madrilena gravemente malata di sclerosi chiede l'eutanasia
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Articolo di Javier S.Del Moral
24 giugno 2008 0:00
 
Diceva Borges che si smette di sentirsi immortali quando si conosce l'esistenza della morte. Elpidia Esteban la conosce. E l'affronta con rassegnazione. Senza subirla. Lo fa per amore della vita. Di una vita di qualita'.
Otto, dei suoi sessant'anni, la cittadina di Leganes (Madrid) li ha vissuti in salita con un carico pesante: la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). La stessa malattia patita da sua nonna. E da sua madre. E che suo fratello sopporta da 21 anni, ora che ne ha 59.
Ieri Elpidia ha denunciato la sua situazione nel programma della TVE Espana directo. Sa che si sta spegnendo a poco a poco. E rivendica la capacita' di scegliere come morire. "Desidero lasciare le cose preparate per quando non potro' piu' farlo da sola. Perche' so che arrivera' quel momento, presto o tardi", spiega con sorprendente fermezza, prima di concludere: "Non voglio che sia cio' che Dio vuole, ma che lo decida io".
Elpidia Esteban vive con sua figlia. E' ancora capace di muoversi da sola e anche d'uscire per qualche breve passeggiata. Ma ogni volta le costa di piu'. "Ora non mi e' tanto facile fare le cose e mia figlia deve andare a lavorare, per cui gran parte della giornata sono sola", spiega. Sua figlia e' una delle persone che piu' la incoraggiano a pretendere che le si riconosca il diritto a decidere per una morte dignitosa. E cio' che Elpidia non vuole e' che sia la figlia a dover sopportare le conseguenze della sua malattia. "Arrivera' il momento in cui avro' bisogno di cure continue e di una persona accanto 24 ore al giorno. Non lo voglio per mia figlia", precisa.
Qualche tempo fa ha scritto il testamento vitale allo scopo di rinunciare a un trattamento che allunghi la sua vita in modo precario. Ma non ha troppa fiducia che le si permetta di "morire in maniera dignitosa". "Molti di noi hanno bisogno che si legiferi chiaramente per garantire il nostro volere di porre fine alla nostra vita", insiste.
Il suo atteggiamento e' lungi dal nichilismo. Elpidia Esteban non si limita a rivendicare l'eutanasia attiva, ma chiede anche piu' ricerca medica per certe malattie. "In fondo nessuno desidera morire, e per qusto ci vorrebbero piu' laboratori che studino i rimedi". Ancora ha la forza per fare le sue rivendicazioni. Dice che, malgrado la sua malattia, la Comunita' di Madrid le ha chiuso la porta in faccia in due occasioni. "Mi hanno detto che non potevo avere la teleassistenza perche' vivo con mia figlia. Mesi dopo, mi hanno negato un aiuto per il taxi per poter raggiungere alcuni uffici del lavoro".
Un giorno Elpidia abbandonera' questo mondo. Poiche' lo sa, ha scelto di dedicare una parte dei suoi giorni a rivendicare una cosa che, per lei, e' "di senso comune": decidere quando morire.

Tratto da El Pais del 23 giugno 2008 (traduzione di Rosa a Marca)

 
 
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