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Turchia. Un triste primato: la biblioteca della prigione di Silivri cresce, cresce e cresce
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Articolo di Redazione
23 ottobre 2017 18:14
 
 Alla Fiera del libro di Francoforte c’è stato un applauso per i difensori della libertà di stampa e di opinione in Turchia.
Sapete dov’è il più elevato tasso di alfabetizzazione in Turchia? A Silivri. Lì, infatti, c’è la più grande prigione della Turchia, ed essa è piena di scrittori, giornalisti, scienziati, intellettuali. In quel penitenziario c’è una biblioteca carceraria veramente ampia che continua a crescere in continuazione, perché ogni autore, che è recluso a Silivri, chiede alla sua casa editrice di donare dei libri o dona egli stesso i suoi libri alla biblioteca, quando viene scarcerato. Quando io ero lì, scoprii con piacere che nel catalogo c’erano anche quattro libri miei. Immaginatevi, voi siete dietro le sbarre, considerati dei “delinquenti”, e i vostri libri sono lì per servire a “migliorare i delinquenti”! Ancora un pezzo di umorismo nero in questa faccenda: una volta un detenuto chiese un libro; la risposta del bibliotecario fu la seguente: Il libro non lo abbiamo, ma il suo autore è qui”.
La scorsa settimana, col suo discorso di apertura alla Fiera del Libro di Francoforte, il presidente dell’Associazione dei librai, Heinrich Riethmüller, ha fatto scattare un applauso per Asli Erdogan, la quale, rimessa in libertà, era venuta alla Fiera, e per l’editore Ragip Zarakolu, nella cui casa editrice “Belge” la polizia, cinque mesi fa, durante una perquisizione, aveva sequestrato duemila libri. Successivamente Riethmüller fece appello a Merkel, che sedeva in prima fila con Macron, a non rendere oggetto di trattative la libertà di opinione e di stampa. Dopo di lui prese la parola la cancelliera che fece riferimento all’importanza dell’impegno a favore della libertà di opinione, la quale, pur essendo cosa ovvia in Europa, non lo è in altre parti del mondo.
Alla Fiera, il Premio Raif Badawi per giornalisti coraggiosi è andato quest’anno a Ahmet Sik, il corrispondente di “Cumhuriyet” [“La Repubblica”, quotidiano turco fondato nel 1924], che è recluso nel carcere di Silivri da dieci mesi. Nel suo scritto di ringraziamento Sik ha spiegato che la verità e coloro che la dicono vengono dichiarati nemici, e che si cerca di distruggerli.
Per quelle libertà, che in Germania sono un diritto acquisito, a cui la gente è abituata, scrittori e giornalisti in Turchia lottano a prezzo della propria vita. Si deve al loro impegno se, nonostante tutte le repressioni, non si riesce a mettere a tacere la voce della verità.
Il mese scorso, nel suo discorso di apertura dell’Anno Accademico, Erdogan aveva lamentato il fatto che nei 14 anni, in cui era al potere, il suo partito aveva “fatto approvare enormi riforme in tutti i campi, ma solo in due settori finora senza successo: l’educazione e la cultura”.
Questi due settori, che richiedono mente intellettuale, si difendono contro l’egemonia dello AKP [il partito di Erdogan]. Proprio per questo gli autori della Turchia hanno ricevuto applausi alla Fiera del libro di Francoforte, ma anche, per lo stesso motivo, il penitenziario di Silivri è strapieno di giornalisti e scrittori.

(Articolo di Can Dündar, pubblicato su Die Zeit n. 43/2017 del 18 ottobre 2017)
 
 
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