Le stime Istat di aprile per le vendite al dettaglio registrano un leggero calo, sia in valore (-0,1%) che in volume. Con il calo di quest’ultimo più marcato, -0,3%, a significare che i minori acquisti sono dovuti all’aumento dei prezzi: con quanto si spendeva prima, oggi si acquista meno.
Al di là delle percentuali minime di differenza e di un andamento condizionato anche dal fatto che le vendite del mese precedente (marzo) erano in qualche modo influenzate dalla festività pasquale di fine mese, c’è conferma che l’economia peggiora per i consumatori.
Al netto di un periodo politico marcato dalle promesse elettorali (note per essere un coacervo di fantasticherie o stupidaggini, con rarissime eccezioni), anche le stime diffuse oggi da Istat confermano fragilità e inconsistenza del regime di cui siamo vittime: bla bla, fake news, manipolazioni, monopoli, oligopoli e strenua difesa delle rendite di posizione.
Valgano le iniziative delle forze di governo che, utilizzando la loro posizione mediatica e di disponibilità economica predominante (esecutività dei loro atti e Rai in primis), agiscono in modo tale che la maggior parte degli interventi siano atti di campagna elettorale piuttosto che di governo. Gli annunci, per esempio, di aver risolto il problema delle liste d’attesa sanitarie quando per le stesse manca la copertura economica. Le tradotte in Albania per progetti di gestione dei flussi immigratori che - se realizzati, avendo anche già sforato la prima inaugurazione annunciata a maggio scorso - costeranno molto di più rispetto a simili realizzazioni sul territorio nazionale e coinvolgeranno un molto marginale numero di immigrati. Si pensi, ancora, al trascinarsi senza fine delle vicende delle spiagge demaniali regalate alla corporazione dei balneari che fanno pagare un occhio della testa i propri servizi; e ai taxisti che, complici governo ed opposizioni, continuano a impedire la liberalizzazione di questo servizio.
Una situazione che ricade su vendite al dettaglio, inflazione e fiducia dei consumatori. Tutte statistiche che hanno un motivo conduttore: non siamo alla canna del gas solo perché il costo dei prodotti energetici (non conseguenza delle politiche nazionali) continua ad essere in notevole calo, compensando gli aumenti di tutto il resto.
E il consumatore se ne accorge, sì che se ne accorge:tutto più costoso e quello che prima acquistavi pagando 10, oggi lo paghi 11 o 12.
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