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Vienna. Il primo giorno al Forum Onu sulle politiche della droga
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Articolo di Graham Boyd
10 luglio 2008 0:00
 
Primo tentativo per una politica internazionale sulle droghe dettata non dai Governi, ma dalle persone che si occupano "sul campo" del problema.

Oltre 300 delegati, tra cui rappresentanti dell'American Civil Liberties Union (Aclu), si sono riuniti a Vienna in un edificio dell'Onu, negli uffici della Commissione per i narcotici.

Antonio Maria Costa, direttore dell'Unodc, l'agenzia Onu sulle droghe, la scorsa settimana ha dichiarato che il mondo "e' riuscito finalmente a contenere il problema delle droghe", proclama che non coincide con le ricerche che rivelano il fallimento del proibizionismo.

Malgrado le dichiarazioni positive del responsabile antidroghe Usa, nella seduta di marzo del Congresso e' stata messa sotto accusa la politica del White House Office of National Drug Control Policy (ONDCP) per i rapporti pubblicati, troppo edulcorati e ottimisti.

Un editoriale della scorsa settimana del New York Times, intitolato "Not Winning the War on Drugs", accusava l'ONDCP si mascherare la verita' sui fallimenti della sua politica.

Le dichiarazioni di Costa sono alquanto ambigue. Da una parte ha dichiarato che occorre uscire dal dibattito tra un mondo senza droghe e uno con le droghe libere, aggiungendo alternative per coloro che le cerchino, dall'altra ha aperto alla possibilita' di tamponare il problema facendo si' che i diritti civili entrino nella politica sulle droghe. Ma viene da chiedersi: "Ma la visione di Costa dei diritti umani riguarda solo la pena di morte o riguarda anche le le detenzioni interminabili, l'intrusione della privacy, e le violazioni compiute dalle forze dell'ordine?".

Le organizzazioni internazionali non condividono la visione di Costa. Lo scorso anno si sono incontrate nove volte, coprendo tutte le aree mondiali: dall'Africa Sud Sahariana all'Asia orientale, prendendo informazioni da centinaia di organizzazioni locali. Ogni relazione e' stata raggruppata per formare una risoluzione, che sara' discussa dalle organizzazioni non governative dell'Onu che partecipano alla riunione di Vienna, per arrivare poi ad una risoluzione finale che sara' presentata alla Sessione speciale dell'Onu nel marzo 2009. Riunione nella quale saranno determinate le strategie antidroga mondiali dei prossimi dieci anni.

Tranne che in una regione del mondo, le organizzazioni non governative Onu hanno dichiarato che gli arresti e la carcerazione preventiva sono pratiche inefficaci per risolvere la tossicodipendenza. In tutte le regioni del mondo, tranne una, le Ong hanno chiesto che siano applicati i diritti civili alle politiche antidroga. In tutte le regioni, tranne una, le Ong descrivono il proprio lavoro come fornitori di siringhe sterili per ridurre la diffusione del virus dell'Hiv. Il solo Paese escluso da questa visione e' gli Stati Uniti.

Da un meeting regionale avvenuto in Florida, a cui hanno partecipato organizzazioni che collaborano o sono finanziate dall'Ufficio federale antidroga, e' risultato che il lavoro svolto dall'Onu e' positivo. La critica maggiore e' stata rivolta ad alcuni Stati che violano i trattati internazionali, scegliendo di non arrestare i consumatori di marijuana terapeutica.

Il punto piu' discutibile emerso dalla conferenza in Florida e' stata la dichiarazione di Calvina Fay, direttrice della Drug Free America Foundation ed ex consulente dell'ONDCP, per la quale il sistema giudiziario e' il modo migliore per disintossicare i tossicodipendenti. In altre parole, bisognerebbe essere fieri del massiccio numeri di arresti compiuti, perche' questo permette ai tossicodipendenti di riabilitarsi.
In realta', non si puo' immaginare una soluzione piu' costosa per risolvere un problema che il mondo riconosce essere di salute pubblica.
La riunione e' terminata con la richiesta della Fay di impedire che il concetto di "riduzione del danno" fosse incluso nella lista delle priorita' che le organizzazioni avrebbero avanzato alla Sessione Onu di marzo. La lista delle richieste e' lunga: aiuto dai coetanei, disintossicazione, campagne informative, ecc, ma non e' stato inserito il concetto di "riduzione del danno". Termine che e' incluso in decine di documenti Onu.

Per un approfondimento dell'analisi e raccomandazioni dell'American Civil Liberties Union, cliccare qui.

Traduzione di Katia Moscano
 
 
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