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DONNA MUORE DOPO PARTO DI BIMBO TROVATO ANCHE LUI MORTO
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Comunicato 
7 aprile 2001 0:00
 


NON CI SONO LE CONDIZIONI PERCHE' CERTI DRAMMI NON SI VERIFICHINO!
L'ADUC CHIEDE AL MINISTERO SE NELLA ZONA DEL POTENTINO LE ASL SONO ATTREZZATE PER GARANTIRE A CHIUNQUE IL DIRITTO ALL'ABORTO

Firenze, 7 Aprile 2001. Una donna di 31 anni, di Moliterno in provincia di Potenza, e' morta in ospedale per emorragia, dopo che aveva partorito un bimbo trovato a sua volta morto nel cestello della lavatrice della sua casa. Allo stato delle indagini, si sa che il marito e la suocera, che vivevano con lei, non sanno nulla e non si erano neanche accorti che la donna fosse incinta. Tra i Carabinieri che stanno conducendo le indagini, circola l'ipotesi che il bimbo fosse frutto di una relazione extraconiugale tenuta nascosta a tutti.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Qualunque fosse il motivo per cui questa donna fosse incinta (e lasciando agli inquirenti di sbrogliare l'inverosimile storia che il marito non si fosse accorto della gravidanza della moglie) balza subito all'attenzione che questa donna probabilmente ha portato avanti una gravidanza non desiderata, pagandone in prima persona le estreme conseguenze, e coinvolgendo nel dramma un bimbo (poco importa, a questo punto, se nato morto o morto durante o dopo il parto).
Noi non sappiamo nulla di questa donna e della sua vita, ma conosciamo la realta' di una legge -quella sull'interruzione di gravidanza- che, se probabilmente utilizzata in questo frangente, avrebbe potuto evitarci di essere qui a ricordarne le problematiche di applicazione. E' un'applicazione che, specialmente in molte zone del sud dell'Italia, e' fatta di ostracismo: di messa all'indice per coloro che vi ricorrono e di non disponibilita' delle strutture sanitarie, anche, e non solo, per la mancanza di medici che -piu' o meno opportunisticamente- sono obiettori di coscienza sull'aborto (quanti medici sono obiettori perche', magari, e' tale il primario del reparto?).
Non solo, ma, nella difficolta' di usare questa legge, in situazioni del genere non gioca un ruolo secondario il fatto che per abortire occorre il consenso di un medico (ovviamente non solo per motivi ginecologici), e che si possa abortire solo nelle strutture sanitarie pubbliche.
Legislativamente, cioe', non ci sono le condizioni perche' drammi come quello di cui ci stiamo occupando non si verifichino. E la responsabilita' e' del legislatore che non vuole prendere in considerazioni l'urgenza di intervenire per ovviarvi: quella che abbiamo e' una legge fatta negli anni '70, per passare da una legislazione che considerava l'aborto come "reato contro l'integrita' della stirpe", al riconoscimento del diritto all'interruzione della gravidanza. Possiamo continuare cosi'? Quante Moliterno dovranno ancora esserci?
Intanto abbiamo inviato al ministero della Sanita' una nota per conoscere se, nella zona in cui e' accaduto il dramma, le Aziende Sanitarie sono attrezzate per garantire a chiunque il diritto di usare la legge sull'interruzione della gravidanza.
 
 
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