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SALA PER INIEZIONI EROINA
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Comunicato 
5 aprile 2001 0:00
 


DOPO VARI PAESI EUROPEI ORA ANCHE IN AUSTRALIA: UN ESEMPIO E UN'INDICAZIONE ANCHE PER IL NOSTRO PAESE

Firenze, 5 Aprile 2001. Anche in Australia ci saranno delle sale perche' i tossicodipendenti possano iniettarsi eroina. E' il primo risultato positivo di una causa in corso tra la Camera di Commercio di Sydney e la chiesa protestante Uniting Church, che ha tutto tecnicamente pronto per affrontare questo problema nell'ambito di un approccio di riduzione del danno. Per ora la chiesa protestante ha vinto e partira' con la sua iniziativa finanziata anche dal denaro che il Governo ha confiscato a dei criminali, mentre la controparte ha annunciato ricorso in appello.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il Governo del Nuovo Galles del Sud si e' cosi' aggiunto alle simili iniziative di Gran Bretagna, Spagna, Olanda, diversi laender della Germania e Svizzera: riconoscendo l'approccio sanitario razionale come il migliore, per evitare che un problema di pochi continui ad essere il dramma di tutta la societa'. Infatti in questi Paesi in cui e' consentito questo servizio, le morti per tossicodipendenza sono in diminuzione, cosi' come accade anche per i reati correlati al fenomeno droga: cioe' il perfetto contrario di cio' che accade in Paesi in cui questo servizio non esiste, tipo Italia, Francia e Usa.
L'approccio finalmente sanitario ad un problema che, tolte le premesse, e' e rimane sanitario, sta mostrando di essere l'unico per non continuare a rispondere con la criminalizzazione di tutta la societa'. L'errore principale che viene fatto da coloro che vi mostrano contrarieta', e' scambiare l'eventuale rimedio (e/o prevenzione) per impedire che una persona decida di drogarsi con sostanze che poi gli danno dipendenza, con la cura necessaria nel momento in cui e' gia' cascato in questa dipendenza; col risultato di alimentare un mondo di zombie alla costante ricerca della sostanza e disposti a tutto per procurarsela, con altrettanta offerta da parte di una malavita che ci lucra e prospera a livello internazionale.
Noi non siamo sicuri di nulla, in materia, ma partiamo dal presupposto del rispetto delle scelte degli individui, anche e soprattutto se sono scelte che li hanno portati a diventare dei pericoli per se stessi e per la societa'. E sappiamo che il metodo fino ad oggi seguito in gran parte del mondo cosi' come in Italia (pur con il palliativo della distribuzione di metadone, che continua a dare scarsi risultati), ci ha portati alla situazione in cui versano le nostre strade piene di spacciatori, e alla continua -quanto inutile- utilizzazione della polizia per reprimere chi -vittima o carneficie poco importa- non trae mai una lezione o un vantaggio all'essere riconosciuto come delinquente.
Oggi ci arriva la lezione e l'indicazione dall'Australia, che, proprio perche' si accoda ad un "modello europeo", non dobbiamo leggerla come qualcosa di lontano a cui e' difficile se non impossibile far riferimento, ma come una sorta di ulteriore vittoria di cio' che in Europa viene sperimentato con successo.
 
 
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