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SCIOPERI AEREI E DISSERVIZI
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Comunicato 
15 giugno 2001 0:00
 


PREPARIAMOCI A GIORNATE D'INFERNO PER COLPA DI CHI, GLI SCIOPERANTI, NON VUOLE CAPIRE CHE NEL 2001 -NELLA SOCIETA' DELLA COMUNICAZIONE- LA VISIBILITA' E LA CONDIVISIONE DELLE PROPRIE RIVENDICAZIONI NON SI OTTIENE LIMITANDO LA LIBERTA' E I DIRITTI DEGLI ALTRI: E' COME SE IN TELEVISIONE CI SI VOLESSE FARE AMICI I TELESPETTATORI TRASMETTENDO NULLA PIUTTOSTO CHE UN BEL FILM O UN DIVERTENTE SPETTACOLO D'INTRATTENIMENTO

Firenze, 15 Giugno 2001. Ma dobbiamo proprio rassegnarci ed essere in balia di alcuni sindacati e di un numero ristretto di lavoratori che, per le loro specifiche istanze economiche, devono mettere un intero sistema di trasporto in ginocchio?
Cosi' il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Quello che ci aspetta il 22 giugno sara' un inferno! Cosa racconteranno a quelle centinaia di migliaia di italiani che avevano gia' fissato la partenza per le vacanze, magari anche basandosi sul calendario degli scioperi? Chi paghera' le notti perse in albergo o nel tour, se non l'annullamento totale della partenza perche' il giorno successivo i posti sugli aerei -gia' pieni per la stagione- non si raddoppieranno per miracolo? Che stanno onorando un diritto di un gruppo di persone, e che per questo tutti devono pagare? Ma siamo sicuri che il diritto di sciopero si onora in questo modo? Cioe' siamo sicuri che nel 2001, per far valere i propri diritti di lavoratore si debba fare una confusione cosi'? Noi, che difendiamo il diritto di sciopero anche dai legami in cui vorrebbero imbrigliarlo le baronie sindacali, non abbiamo piu' questa certezza, perche' non siamo piu' tanto sicuri che un diritto sia superiore a qualche altro diritto, quello al viaggio e alla propria liberta' nel nostro caso.
Non solo. Ma i sindacati che bloccano tutto, sono proprio sicuri che non avrebbero dei buoni alleati nei consumatori del loro servizio, piuttosto, come succede oggi, che degli acerrimi nemici?
Potremmo continuare a porci domande, ma con un'unica possibile risposta: oggi lo sciopero e' morto, non il diritto individuale (che in quanto tale e' sempre superiore ad altri), ma quello collettivo. Nel momento in cui e' diventato strumento di tortura per i piu' e non di visibilita' per la condivisione del proprio conflitto economico, perdurare nel suo uso significa solo continuare a fare e a farsi male: nella societa' della comunicazione, la visibilita' (perche' e' tutto qui il problema) si puo' ottenere in migliaia di altri modi: e' come se in televisione ci si volesse fare amici i telespettatori trasmettendo nulla piuttosto che un bel film o un divertente spettacolo d'intrattenimento.
 
 
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