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IL TERZO MILLENNIO INIZIERA' IL 1° GENNAIO 2001. L'IGNORANZA DEGLI INFORMATORI E GLI INTERESSI DEI TOUR OPERATOR. L'ANTITRUST.
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Comunicato 
20 dicembre 2000 0:00
 



Roma, 20 Dicembre 2000. Il secondo millennio terminera' il 31 dicembre 2000 e il terzo millennio iniziera' il 1° gennaio 2001. Nel sistema decimale la prima decina si inizia a contare da 1 e non da 0, la seconda decina da 11 e non da 10, la terza da 21 e non da 20. Cosi il primo millennio si inizia a contare da 1, il secondo millennio da 1001 e il terzo millennio da 2001. Abbiamo dovuto faticare le famose sette camice per far passare questa informazione lo scorso anno -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- lottando contro luoghi comuni, ripetuti per mesi su carta stampata, radio e tv. Sul falso fine-nuovo millennio 1999-2000, si erano inseriti i tour operator, che esaltavano la eccezionalita' dell'appuntamento e proponevano viaggi con un aumento vertiginoso dei prezzi. E' stato un flop, grazie alla nostra informazione e alla esosita' delle agenzie di viaggi, che ne avevano aumentato i costi anche del 40%. Sbalorditiva e' risultata la risposta dell'Antitrust alla nostra denuncia per pubblicita' ingannevole dei tour operator: "Poiche' nel senso comune la data del 1° gennaio 2000 e' identificata come passaggio al nuovo millennio, i messaggi pubblicitari non risultano idonei a indurre in errore i consumatori nelle loro scelte economiche". Insomma il falso se avallato dal popolo diventa verita': se una pozione e' ritenuta magica, magica sara' e se la gente crede alla streghe, le streghe esisteranno; da mandare al rogo, ovviamente.



PRIVATIZZAZIONE FARMACIE
SINTOMATICHE PAGINE DELLA VIA ITALIANA AL CAPITALISMO SONO STATE SCRITTE IN QUESTI GIORNI: TRIONFO DELLA VERSIONE NOSTRALE DEL GOLDEN SHARE E CONSIDERAZIONE DEI CONSUMATORI AL LIVELLO DI SUDDITI.

Firenze, 21 Dicembre 2000. Procede la privatizzazione e liberalizzazione del mercato dei servizi, in questo caso farmacie. Si tratta di protagonisti locali che, ovviamente, non possono smentire metodo e prassi sperimentata dei loro padri nazionali.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Nei giorni scorsi e' stato il Comune di Brescia, che come primo passo ha deciso di costituire una societa' per azioni -in cui lui stesso e' azionista unico- a cui verra' assegnato il diritto di farmacia: una sorta di concessione che potrebbe giungere anche fino a 99 anni, dopodiche' potra' cominciare a vendere le azioni, ma conservando per se' almeno il 20%.
Ora tocca al Comune di Firenze, dove la formula e' un po' diversa, dall'apparente maggiore inserimento in una logica di mercato: 80% ai privati, 20% di capitale pubblico, garanzia di 8 anni del posto di lavoro per gli attuali dipendenti, e titolarita' del servizio che resta al Comune per i prossimi 30 anni (spostamenti e chiusure degli esercizi ci potranno essere solo dietro autorizzazione del Comune).
Mentre per Brescia ci sembra che la situazione sia netta e definita (per il prossimo secolo non se ne parla neanche, c'e' il timido 20% promesso … ma chissa' cosa succedera' fra 99 anni …), per Firenze e' piu' liberale -col significato che questo aggettivo ha nel vocabolario delle privatizzazioni all'italiana: subito l'80% ai privati, ma sotto il controllo del Comune che, quindi, con il 20% decide il bello e cattivo tempo della gestione quotidiana delle farmacie, dal personale agli spostamenti, aperture e chiusure: una sorta di golden share nostrale, con la differenza che, mentre quella confermata e specificata per legge a suo tempo dal Governo D'Alema indicava gli ambiti precisi d'intervento dell'autorita' pubblica, nel caso fiorentino -proprio perche' la titolarita' del servizio rimane saldamente nelle mani del Comune del presidente dell'Anci (che, in quanto tale, fa da battistrada ed esempio per quei suoi colleghi che ancora titubano per il passaggio in materia) diventa potere assoluto.
Ora sara' curioso capire chi si fara' avanti per questo 80%. Quale investitore privato comprerebbe azioni per l'80% facendosi comandare da chi ha il 20%, con anche la prospettiva di non potere modificare quel personale che non dovesse essere funzionale al nuovo assetto societario? Noi sappiamo gia' come andra' a finire, come a Brescia. Solo che nel Comune lombardo hanno avuto almeno la sincerita' di chiamare le cose con il loro nome e cognome (il Comune e' azionista unico), nel capoluogo toscano, memori di quello che i francesi chiamano "florentinisme" (che sta ad indicare il machiavellismo bifronte della tradizione medicea), troveranno un po' di aziende pubbliche (infarcite di qualche privato aduso a lavorar col pubblico) che -con utili che non usano per diminuire i costi dei loro servizi all'utenza- si consorzieranno e scaleranno questo 80% che, altrimenti, le tanto temute multinazionali neanche si sarebbero sognate di prendere in considerazione.
Proprio una bella pagina di via italiana al capitalismo, dove i consumatori continuano a giocare il ruolo di sudditi, perche' gli e' impedito il ruolo di determinare il mercato (nel nostro caso: aperture, chiusure, spostamenti, licenziamenti, assunzioni) con scelte alla ricerca di qualita' ed economicita' del servizio.
 
 
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