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LA VIA ITALIANA ALLA LIBERALIZZAZIONE DELL'ECONOMIA
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Comunicato 
3 marzo 2001 0:00
 


L'INUTILITA' DELL'ANTITRUST PER FAR PAGARE I CONSUMATORI.
PERCHE' L'AUTORITA' NON SI DIMETTE?

Firenze, 3 marzo 2001. Allo scorcio di questo fine di legislatura, uno dei fiori all'occhiello che ci viene spesso riproposto, e' il risultato delle politiche governative in materia di privatizzazione e liberalizzazione dell'economia: un elenco che parte dalle telecomunicazioni, passando per le ferrovie, trasporto aereo, l'energia e le mitiche multiutilities.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Se ci dovessimo limitare alla registrazione degli elenchi, e al cipiglio di serieta' e seriosita' con cui questo o quell'altro ministro ce li presentano, potremmo anche abboccare … perche' solo di questo si tratta: elencazioni! Se andiamo a mettere il naso dentro, senza turarcelo magari per dover di patria, facciamo fatica a tenercelo, e per questo oggi portiamo solo due esempi di attualita': Telecom e Fs, entrambe in via ufficiale di dismissione per quanto riguarda il controllo monopolista del mercato, ma entrambe arroccate a privilegi e meccanismi di abuso di posizione dominante che, di fatto, impediscono al mercato di essere tale.
Per Telecom valgano per tutti due esempi: il costo che gli operatori alternativi devono pagarle per l'affitto dell'ultimo miglio (una cifra superiore a quanto oggi gli utenti finali pagano alla stessa Telecom), e la tariffa che pretende di applicare per l'affitto dei servizi a banda larga che, a detta dell'Associazione italiana Internet provider, sono tre volte piu' alte rispetto ad altri Paesi in Europa. Ci sarebbe anche la questione dell'aumento dei prezzi del servizio 12 a livello di telefoni erotici oltreoceano, considerato che a tutt'oggi, tutti i numeri di telefono continuano ad essere patrimonio del data-base della Telecom, ma crediamo che il concetto sia chiaro: ti liberalizzo, ma continuo a comandare io e a fare io i prezzi del mercato.
Per le ferrovie la situazione e' ancora peggiore e sintomatica. Quattro delle cinque aziende a cui e' stata data la possibilita' di "trasporto combinato merci su tratte internazionali" sono nell'impasse (la quinta che lasciamo da parte e' Trenitalia -tutta Fs/Stato- che ha la sua specifica nicchia a cui l'azienda Fs ha specificamente rinunciato). Da maggio scorso (quando sono state concesse le licenze) ad oggi, non hanno fatto nulla: i locomotori non si trovano e, quando sara' possibile, dovranno passare le certificazioni delle Fs (non di un ente esterno), che non e' strano pensare che avranno tempi giurassici; i binari disponibili non ci sono, e quando ci saranno, si dovranno accontentare di quelli meno remunerativi. Anche qui vige il ritornello: ti liberalizzo, ma continuo a comandare io, a fare io i prezzi di mercato.
E' il prezzo da pagare per il passaggio dal monopolio al mercato? No, non e' un prezzo, perche' quando e' un obbligo, senza scelta e senza -soprattutto- le condizioni oggettive per poter sviluppare l'offerta, diventa una sonora presa in giro. Non tanto di coloro che si affacciano a questa nuova impresa (gli imprenditori non pubblici -quei pochi che si arrischiano- sanno fin dall'inizio che la situazione e' questa, e gli investimenti all'estero non sono vietati), ma dei consumatori, cioe' di coloro che fanno la domanda e non ne possono piu' di Telecom e treni obbligatori con le loro qualita' e i loro prezzi.
A fronte di questa situazione (lo ribadiamo), siccome crediamo nella buona fede dell'Autorita' Antitrust, continuiamo a non capire perche' il suo presidente e i suoi componenti non diano le dimissioni, anche solo per porre il problema in tutta la sua gravita'.
 
 
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