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VIETARE LO SCAMBIO DI FIGURINE A SCUOLA?
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Comunicato 
5 marzo 2001 0:00
 


UN BUON METODO PER EDUCARE I PICCOLI CONSUMATORI DI OGGI ALLA CLANDESTINITA' E AD ESSERE PESSIMI CONSUMATORI DOMANI.

Firenze, 5 Marzo 2001. In una scuola elementare di Bergamo sono stati vietati gli scambi di figurine nei momenti liberi dall'attivita' didattica. Lo scopo, ovviamente benefico per i proponenti (preside e insegnanti) sarebbe quello di evitare che i ragazzini apprendano, attraverso queste figurine, una cultura e un comportamento che viene ritenuto deplorevole e diseducativo. Non viene messa in discussione una serie piuttosto che un'altra, ma il fatto stesso dello scambio, che -a detta della circolare scolastica- "faceva smarrire ai piccoli la bellezza dello stupore e della creativita' personale" (sono parole del preside).
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Per fortuna che stiamo parlando di una scuola privata (Imiberg Maria Immacolata) che viene presentata come di ispirazione cattolica romana, per cui i genitori sono grossomodo liberi di continuare a mandare i loro figli in quelle aule. Ma sono casi in cui ci viene spontanea una domanda: MA QUESTI PRESIDI E QUESTI INSEGNANTI, SONO MAI STATI RAGAZZINI? O forse, l'atto violento che fino a qualche tempo fa veniva commesso nei confronti di chi veniva cuccato con un giornaletto a scuola (non mentre lo leggeva, ma per il fatto stesso di averlo con se') -il sequestro- ha sortito il suo effetto, facendoli passare dalla parte degli odiati insegnanti? Sembra di si'! Che brutta scuola, quando gli studenti sono obbligati a fare quello che vogliono gli insegnanti …. del resto -dira' qualcuno- si chiama non a caso "scuola dell'obbligo", ma avevamo capito che fosse un obbligo di frequenza, non di diventare automi al comando degli insegnanti e dei presidi.
I diritti dei consumatori vigono anche in questo caso. Perche' un ragazzino, non dovrebbe aver diritto a scambiarsi figurine nei tempi morti dell'attivita' didattica? Nella scuola bergamasca e' lo scambio che e' considerato come il male: cioe' la base della nostra societa', dei rapporti personali e interpersonali, la base fondante della democrazia economica. Non consentendo ai ragazzini lo scambio di cio' a cui tengono maggiormente, non si fa altro che inibire l'apprendimento e la pratica della piu' elementare norma dei rapporti economici, facendo credere che tutto dovrebbe essere dovuto senza la partecipazione di ognuno in termini decisionali.
Non a caso abbiamo detto "facendo credere", perche' poi, i ragazzini, scontrandosi con la realta' (poco fuori del portone di questa scuola) vedranno che e' diversa, e scattera' la legittimazione individuale alla clandestinita' dello scambio, dandogli un estremo e spropositato valore quando avviene nel luogo proibito, e facendo gonfiare il valore stesso della merce (pur se figurine, e' sempre merce): un buon sistema educativo per legittimare a livello di coscienza l'azione "illegale" … a meno che qualcuno non voglia credere che lo scambio di figurine, grazie al divieto, cessera'; perche' oltre ad essere un violento educatore e censore, sarebbe anche un po' idiota!
 
 
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