Nel mondo si chiamano, ovviamente, in inglese: “temporary store”: street market, mercatini di Natale e simili. Un momento che viene spacciato per eccezionale, dove i consumatori si sentono protagonisti e speciali. Dove i venditori dovrebbero avere meno costi rispetto ai negozi tradizionali e quindi fare offerte più economiche.
Da tempo il consumatore si è ben accorto che per trovare occasioni in questi contesti occorre essere prudenti. Ci sono i mercati settimanali, molto presenti. Poi ci sono quelli di vere e proprie organizzazioni che raggruppano vari negozi e che, unica differenza rispetto ai negozi tradizionali, è che questi ultimi vengono portati per strada con i propri prodotti e prezzi (ci sono anche bancarelle con camerini per provare i capi d’abbigliamento a mo’ di mini-tenda modello “Mille e una notte”).
In questa stagione fioriscono i cosiddetti mercatini di Natale che, tra freddo e festoni, mediamente propongono prodotti a prezzi più alti (per esempio - mercatini cosiddetti nordici - dove una crèpe la paghi 10 euro su un piattino di cartone e dovendo mangiarla in piedi… magari mentre piove…).
Insomma, i “temporary store” sono solo un altro metodo per vendere gli stessi prodotti che si trovano sempre e dovunque. E’ solo una differenziazione di marketing.
Questo accade perché oggi il consumatore ha a disposizione mercati aperti 365 giorni all’anno per 24 ore su 24 e, di conseguenza ha tutti gli strumenti per valutare convenienza o meno. Il cappellino di lana della Lapponia, si trova a metà prezzo su Amazon e non è detto che sia di qualità peggiore…
Una cosa rimane importante. L’occasione sociale. Incontrare gente, mescolarsi ai profumi, rumori e odori. Parlare mentre si è in fila per uno stinco tedesco con kartoffeln (da mangiare rigorosamente su piatto di cartone con coltelllino di plastica che non taglia, in piedi o su tavoli da festa campestre con sedie di metallo gelide quanto bagnate), può essere una bella esperienza.
Importante è ricordarsi che in questi mercati non c’è business per i consumatori, ma solo, eventualmente, umanità.
CHI PAGA ADUC l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile DONA ORA