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La moneta digitale della banca centrale: si può fare mantenendo la privacy?
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Editoriale di Alessandro Pedone
13 ottobre 2020 17:32
 
 La Banca Centrale Europea ha avviato una consultazione pubblica sul tema della moneta digitale della banca centrale.
Il tema della moneta elettronica scatena accese discussioni.
Come Aduc ne abbiamo parlato fin dal 2011 dichiarando senza mezze misure che la strada è ineluttabile e che può portare ad una società più giusta e sicura.
L’articolo scatenò pesanti critiche da parte di chi ritiene che la vecchia moneta o banconota offra maggiori garanzie di libertà e poco dopo pubblicammo un articolo di chiarimenti in merito.
Allora il dibattito appariva meramente speculativo dal momento che nessuno immaginava che le banche centrali potessero realmente procedere ad organizzare tutta l’infrastruttura necessaria.
Più recentemente, a luglio dell’anno scorso, abbiamo pubblicato un altro articolo sul tema spiegando che il progetto di una moneta digitale emessa dalle banche centrali era tutt’altro che una utopia.

Il diavolo sta nei dettagli
Il termine “moneta digitale” è molto, troppo, vago. Ci sono modi molto diversi di costruire una moneta digitale e tutta l’infrastruttura, anche normativa, che regola l’emissione, la circolazione ed il ritiro.
Moneta digitale non significa, necessariamente, l’abbandono della privacy. Il livello di privacy è fortemente influenzato dal design dell’architettura che si sceglie.
Si può tranquillamente disegnare una moneta digitale che abbia lo stesso livello di privacy di quella cartacea. Niente impedisce, ad esempio, di costruire dei portafogli elettronici che prevedano lo scambio con altrettanti portafogli elettronici senza che la transazione implichi la cessione delle informazioni di colui che ha trasferito il denaro. Questo è tecnicamente possibile, è solo questione di volere. Più si pretenderà dalle istituzioni pubbliche l’implementazione che garantisca i diritti dei cittadini e più questo sarà possibile.
Vi sono poi alcuni nuovi diritti che dovrebbero essere considerati inalienabili in relazione alla moneta pubblica digitale. Nessuno, ad esempio, dovrebbe aver il potere di impedire l’accesso a questi strumenti, per nessuna ragione. Le autorità pubbliche dovrebbero poter bloccare una parte delle somme a disposizione in specifici casi giudiziari (come avviene adesso), ma la possibilità di operare sul conto per importi legati alle esigenze di base dovrebbe essere considerato un diritto inalienabile.

Conclusione
L’arrivo di una moneta digitale pubblica non è una cosa che si possa bloccare. Pensare di fermare una tecnologia che ha enormi vantaggi rispetto alla moneta cartacea è anacronistico. Ciò che invece si dovrebbe pretendere è che questi progetti vengano realizzati nel pieno rispetto dei diritti dei cittadini. Le attuali forme di moneta digitale non sono adeguate per essere utilizzate come moneta pubblica a corso forzoso. E’ buono che le banche centrali stiano studiando la possibilità di utilizzare uno strumento del genere, è buono che propongano delle consultazioni pubbliche, ma servirebbe un dibattito pubblico molto più esteso ed un interessamento diretto dei cittadini su un tema così rilevante che può impattare praticamente su ogni aspetto della loro vita sociale. 
 
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