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Prezzi agricoli sempre in crescita nell’Ue anche se meno. Non farsi illusioni e puntare sull’Ue
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
19 gennaio 2024 13:27
 

Eurostat ci fa sapere che i prezzi agricoli 2023, anche se meno del passato, sono in crescita del 2%, mentre il prezzo medio dei beni consumati in agricoltura è calato del 5%. Quindi, nonostante gli agricoltori spendano meno per produrre (il calo dei fertilizzanti per esempio), i prezzi dei loro prodotti aumentano… e ci pare anche logico perché i costi di quanto serve alle loro produzioni, a partire dall’energia, sono in crescita; prezzi energetici in calo rispetto all’anno precedente dopo le fiammate dovute all’invasione russa dell’Ucraina, ma pur sempre maggiori rispetto al periodo pre-invasione.

Andamento che ha riscontro nell'inflazione, che cresce meno ma pur sempre di più rispetto al periodo pre-invasione.

Per capire questi dati dalla parte del consumatore, bisogna vedere cosa aumenta e quanto aumenta, rispetto alle consuetudini di consumo. Prodotti tipici delle tavole italiane (e non solo) come olio d’oliva, patate, suini e uova, sono aumentati dal 54% (olio) al 20% (uova), ma sono in parte compensati dal calo dei cereali (26%).

La situazione migliora in generale, ma nello specifico presenta  aspetti anche molto critici... il +54% per l’olio d'oliva prodotto di consumo per eccellenza del mercato italiano è preoccupante, pur se in parte compensato dal -26% dei cereali.

Quindi, mentre per i consumatori la situazione è dubbia, dovendo anche aggiungere i tradizionali comportamenti speculativi dei mercati all’ingrosso e al dettaglio, si può azzardare che stiamo lentamente risalendo la china.

Certo, come fattori destabilizzanti, dopo Russia/Ucraina oggi abbiamo Israele/Hamas che, anche se al momento non ha una ricaduta pesante e immediata come è stato per l'energia russa, non è da sottovalutare quanto accade nel mar Rosso con gli attacchi degli Houthi yemeniti alle navi cargo, che stanno già dando i primi segnali di impazzimento dei prezzi.

In questo ambaradan c’è una sola certezza: l’Unione europea è il nostro fondamentale interlocutore. Dopo l’inflazione a due cifre, oggi siamo poco sopra il 5% solo grazie alle politiche della Banca Centrale europea che ha saputo finanziariamente interpretare i mercati e guidarli verso il calo dei prezzi al dettaglio. La stessa Ue senza la quale il calo dei prezzi energetici e il procacciamento di fonti alternative di approvvigionamento sarebbero state impossibili.

Facciamone tesoro, a partire dal rinnovo del Parlamento europeo del prossimo giugno, che va valutato - come sembra sia in questo momento - non come una sorta di referendum per il gradimento delle politiche italiane (di governo ed opposizione), ma come il luogo in cui si decide il presente e il futuro di tutta l’Europa, Italia inclusa.

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