E così, ieri, domenica 16 giugno, nuovo sciopero nelle Ferrovie, il quarto dal mese di marzo. In realtà, i ferrovieri ne avevano indetto uno anche per domenica 20 maggio, se il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, vicepresidente del Consiglio e leader, per ora, della “Lega”, non avesse fatto l’unica cosa che sa fare, almeno per ora, cioè la precettazione, perché quel giorno a Imola si correva il “Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna”, per il quale erano attese 200mila presenze nel fine settimana; senza il trasporto per ferrovia, si paventavano gravi ripercussioni e problemi di ordine e sicurezza pubblica.
Ma, naturalmente, il Ministro Salvini non ha colto l’occasione di quella pausa per prendere contatti coi sindacati dei ferrovieri, che sono forse un po’ troppi, ma che ci sono e conviene prenderne atto se un governo vuole governare davvero, cioè affrontare i problemi che ci sono col massimo rispetto dei lavoratori, soprattutto per quelli che manifestano una maggiore sofferenza. E di sofferenza il personale delle ferrovie, viaggiante e a terra, ne ha da vendere, come scrissi
in occasione dello sciopero del 5 maggio scorso e anche oggi, con tutto che mi sono vista scombussolare la giornata di ieri e mezza settimana, resto dalla parte dei ferrovieri.
Perché questa volta lo sciopero ha colpito pesantemente anche me. Avevo prenotato una Frecciarossa per Napoli nel primo pomeriggio, ma ho dovuto rinunciare al viaggio, perché non mi è riuscito di schiodarmi dalla stazione di provincia, dove attendevo, a una quarantina di chilometri da Firenze.
Ma ho scoperto che, in caso di sciopero, i biglietti del Frecciarossa vengono rimborsati integralmente.
Più che giusto, ma, non essendo pratica di questo genere di viaggi, ne sono rimasta piacevolmente sorpresa – una piccola consolazione nel dispiacere di non fare un viaggio, a cui tenevo molto.
E ho fatto una riflessione dopo aver constatato, su una app che fa monitoraggio di tutte le linee italiane, che sono stati cancellati anche diversi treni dell’alta velocità e Intercity. Mi sono chiesta, cioè: ma quanto costa alle stesse Ferrovie (Trenitalia e annessi e connessi) uno sciopero di questo genere? A quanto possono ammontare i mancati incassi per i viaggiatori di quella giornata, i rimborsi per via dello sciopero (il viaggio AV si poteva annullare subito, appena saputo dello sciopero) ecc.?
E, la trattenuta sullo stipendio del personale in sciopero riesce a pareggiare i rimborsi e i mancati incassi?
C’è qualcuno, ai vertici delle Ferrovie, che questi conti li fa e li ha chiari? E a livello di Ministero?
Nell’articolo sopra linkato enumeravo le criticità di molte linee ferroviarie della Penisola, gli incidenti segnalati proprio dalle Ferrovie su
un loro sito specifico , e infine i rischi che molti capitreno corrono un po’ ovunque quando trovano persone senza biglietto, che si ribellano e non di rado passano alle vie di fatto causando al ferroviere danni fisici e morali. Aggiungo qui che mettere su un convoglio, che può trasportare fino a 1400 persone (vedi i moderni e scomodissimi Rock di Hitachi), la presenza di un solo un controllore è assurda. Ed è un tremendo azzardo far viaggiare oggigiorno, senza scorta di polizia, i convogli in tratte e orari “delicati”, dove ci si possono attendere escandescenze da parte di alcuni viaggiatori a danno di altri utenti o del controllore. Eppure, a quanto ne so, questo accade.
Naturalmente le rivendicazioni dei ferrovieri, non si limitano solo a quanto accennato qui; anche gli stipendi e le indennità per lavori usuranti (in galleria, notturni, ecc.) sono da rivedere – e questo è un tasto dolente per la maggior parte delle categorie; non a caso, l’Italia è indicata fra gli Stati che pagano meno i propri lavoratori, dai medici agli infermieri agli insegnanti e così via.
Quindi bisogna che questi problemi vengano affrontati, presto, senza indugio.
A cominciare proprio da quello dei ferrovieri che stanno martellando l’opinione pubblica con cadenza mensile (e festiva) proprio in periodo estivo, quando il buon funzionamento delle ferrovie è condizione irrinunciabile per far godere alla gente il conforto di una giornata al mare o in una città d’arte o in qualche altro luogo ameno.
Signor Ministro Salvini, Le dico che sarebbe più che necessario e utile al nostro Paese che Lei facesse una pausa nella sua perenne campagna elettorale e si ricordasse di essere, come Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il referente massimo delle richieste dei ferrovieri.
Si attivi, dunque, e in fretta! Istituisca presso il Suo Ministero un tavolo di confronto con i sindacati di categoria, ascolti, alla buonora, le loro legittime richieste, si prodighi per individuare le linee ferroviarie più pericolose al fine di renderle più sicure. E faccia studiare, per esempio, come mai tanti incidenti si hanno ai passaggi a livello, dove, con inquietante frequenza, la sede ferroviaria si trova occupata, pur a sbarre abbassate, da un furgone o da un’auto, con cui il treno in arrivo impatta con il rischio di deragliare e di provocare feriti, forse anche morti sul treno (oltre allo choc emotivo del macchinista che non sempre resta fisicamente indenne), e molto spesso morti anche nei mezzi investiti … Oltre a possibili danni sulla linea ferrata e ritardi su quel tratto.
Dovrebbe anche pensare, signor Ministro, ai danni che adesso, nella stagione estiva, derivano dal blocco dei treni alle località termali e balneari, alle città d’arte e via dicendo. Non può continuare a fare precettazioni, se ne renda conto. Guardi la realtà. La realtà vera! Quella che forse Lei considera spicciola, perché certo non collima coi Suoi sogni di grandezza sul ponte dello stretto, esposto a terremoti e a venti micidiali ben documentati, che, se sarà costruito, diventerà una sorta di mega ponte Morandi, dal cui collasso e dalle cui vittime sarebbe bene imparare la prudenza e la scrupolosa osservanza di tutte le regole d’oro dell’ingegneria e non solo.
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