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FRA BUFALE E POLLI. OVVERO: ZIZZANIA SU INTERNET
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 ottobre 2002 0:00
 

Alla fine dello scorso aprile, dall'indirizzo di una persona, che si era messa in contatto con me tramite un mio conoscente, ricevetti una e-mail di questo tenore "Ciao. Devi assolutamente leggere il file allegato". In realta', di file allegati neanche l'ombra; in compenso, l'acchiappa-virus aveva acciuffato un virus che fu subito spedito in quarantena.
Sono, appunto, un pollo (e mi scuso coi pennuti perche' forse, dicendo cosi', li offendo) e segnalai l'anomalia al mittente, il quale, dopo una settimana, mi rispose avvertendomi che si trattava di un messaggio autospeditosi a causa di un virus, e che un amico gli aveva fornito le istruzioni per eliminarlo, nel caso che il virus si fosse installato nel sistema. Istruzioni che riporto perche', dopo, ho scoperto essere un classico.
"Il virus si trasmette automaticamente a tutti gli indirizzi di posta elettronica (sembra che rimanga inattivo per 14 gg prima di arrecare danni). Vi consiglio di seguire le istruzioni sotto indicate per cancellarlo senza causare danni. 1) cliccare su: Start-Trova-Files o Cartelle, 2) scrivere il nome del virus: jdbgmgr.exe, 3) avviare la ricerca sul disco C:, 4) se il virus e' presente (la sua icona e' un orsacchiotto) NON APRIRE PER NESSUN MOTIVO, 5) selezionarlo con il pulsante destro del mouse ed ELIMINARLO, 6) andare poi nel cestino e cancellarlo definitivamente".
Cosi' feci, e trovai davvero il file incriminato con il tenero orsacchiotto, che mi strinse il cuore eliminare. Ma era un virus! E cosi', ringraziai anche il mittente della sua cortesia.
Passa una settimana precisa, e, dallo stesso mittente, arriva una e-mail analoga. L'acchiappa-virus mi presenta di nuovo lo stesso virus -uno che comincia con W32storie@- e io, a quel punto, diciamo che mi arrabbio. Intimo al mittente di togliermi dalla sua rubrica, ma mi resta -quasi una giusta nemesi- la pulce nell'orecchio......
Se il primo messaggio aveva inserito nel sistema un orsacchiotto traditore, cosa avra' inserito adesso: forse un piangente alligatore? Entrai in ansia, anche perche', solo allora posi mente sul fatto che il virus si trasmetteva automaticamente agli altri indirizzi di posta elettronica -cosi' mi era stato detto. E se, allora, per "colpa" mia, a quei pur pochi indirizzi che ho nella rubrica fosse arrivato il primo virus? E adesso si era allo spirar dei 14 giorni! Feci una circolare a tutti. Con tante scuse. Ma, insieme, cominciai a ragionare, e scoprii cosi' l'esistenza in rete di una enciclopedia dei virus, in cui il mio era inserito nella categoria dei numerosissimi "HOAXES" (http://securityresponse.symantec.com/avcenter/hoax.html ), che in inglese vuol dire......"INGANNI". Contemporaneamente, amici che un po' si intendono di queste cose mi dissero che l'orsacchiotto e' l'icona di un file di sistema di Windows (settore internet o dintorni)........ No comment! Meno male che la sua assenza non incide pesantemente sul suo funzionamento.
Tutto quanto, virus e, soprattutto messaggio di stanamento, era una bufala (signore bufale, chiedo scusa anche a voi). Ma l'ansia che mi aveva preso era stata reale, tangibile, concreta nella sua azione. Per paura della distruzione del sistema, avevo distrutto con le mie mani un pezzo (sia pur piccolissimo) di questo sistema. E se avessi dato retta anche al secondo messaggio, ne avrei distrutto un altro pezzetto, magari piu' importante, e cosi' via.
Insomma, il nemico non era il virus, ma l'ansia.
Mi e' tornato in mente questo episodio qualche giorno fa leggendo, in un piccolo libro di Paolo Arzani, "Parabole di trasformazione" (Moretti e Vitali -www.morettievitali.it--, Bergamo 2002, p.35 sgg.), un'originale interpretazione, proprio in chiave di ansia, della parabola nota come la "parabola della zizzania" che si trova nel vangelo di Matteo (cap. 13, versetti 24-30 -vedi appendice).

Essa narra di un padrone che ha seminato il grano nel suo campo, ma di notte arriva il nemico che ci semina la zizzania. A un certo punto i contadini se ne accorgono, avvertono il padrone e si offrono di andare a strappare la zizzania. Il padrone pero' glielo vieta, "perche'", si legge, "non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano". La separazione fra grano e zizzania si fara' al tempo della mietitura.
Molto schematicamente l'interpretazione classica vede Dio nel padrone e il diavolo nel suo nemico, il bene nel grano e il male nella zizzania, rimandando comunque una netta separazione fra i due al momento del raccolto, che rappresenterebbe il giudizio universale. Un'interpretazione cosi' e', come si vede, talmente interna a una determinata visione del mondo (religione compresa), da esaurire le potenzialita' di quel testo cosi' bello nella sua densa brevita', sottraendolo, per cosi' dire, alla diretta disponibilita' delle persone in quanto semplici esseri umani.

Diversa e' la proposta di Paolo Arzani, il quale, pur sempre in un quadro di fede cristiana, offre di questo testo un'interpretazione esistenziale, sottolineando l'importanza del fattore ansia. La zizzania, in questo caso, corrisponderebbe alla "dimensione oscura della personalita'", agli istinti e desideri umani, che sembrano contrastare fragorosamente con l'aspirazione altrettanto umana di essere corretti, buoni, generosi, e la cui scoperta getta nell'angoscia e spinge all'affannosa ricerca di eliminare tutto cio' che dentro di noi si considera cattivo e impuro. Allora la parabola indicherebbe che questi aspetti oscuri sono parte integrante della personalita' umana, ragion per cui chi pretendesse di distruggerli non farebbe altro che distruggere se stesso. I protagonisti del racconto evangelico diventano proprio i contadini (gli esseri umani) che temono, a differenza del padrone, per la sorte del raccolto (la bonta' della vita) e pensano che solo un loro intervento "violento" di estirpazione della zizzania possa salvarlo.
Ma non e' cosi'. Anzi. Siamo di fronte, invece, a un astuto inganno. Perche' la zizzania, in se' e per se', non nuoce alla crescita del grano. Cio' che le nuocerebbe sarebbe proprio l'intervento dei contadini che, nello sbarbare la zizzania, sbarberebbero fatalmente anche il grano.
In altri termini, il danno che non puo' essere fatto direttamente, dall'esterno, puo' essere inferto seminando paura e ansia dentro la persona. Proprio nello stile degli "INGANNI" che girano in rete.
Che la posta in gioco sia l'integrita' -piu' o meno ricostituibile- del sistema del computer o quella -insostituibile- della nostra vita, il problema e' lo stesso. Cio' che salva in questi casi, suggerisce la parabola, e' FERMARSI: rendersi conto dell'ansia che si e' scatenata e guardare con lucidita' cio' che sta accadendo.



APPENDICE

"Un'altra parabola espose loro cosi': Il regno dei cieli si puo' paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, semino' zizzania in mezzo al grano e se ne ando'. Quando poi la messe fiori' e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perche' non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altra crescano insieme fino alla mietitura.... (Mt 13, 24-30a).

 
 
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