Un paio di giorni fa Vincenzo Donvito Maxia ha scritto un puntuale editoriale dal titolo
Caporalato e carceri. Le vergogne di cultura ed economia Dopo avere illustrato queste due piaghe purulente della nostra società, Donvito Maxia conclude così:
"
Facciamo attenzione. Che caporalato e carceri non sono problemi solo d’estate quando si raccoglie più verdure e frutta nei campi e nelle carceri si esplode di caldo… sono problemi ETERNI che i decisori della politica non sono in grado di affrontare se non ingannando le vittime (tra cui noi che, nella società, ne subiamo le conseguenze)".
E’ vero, metodico disumano sfruttamento dei lavoratori, che arrivano a rischiare la vita pur di riscuotere una più che misera paga, perché hanno un bisogno straziante di quei quattro soldi, e altrettanta disumanità nel trattamento dei detenuti e delle detenute, rappresentano ambedue il bieco calpestamento della dignità degli esseri umani, specialmente dei più fragili, oltre che la violazione di tre articoli della nostra Costituzione, rispettivamente l'articolo
4 e il
36 della Costituzione per i lavoratori e dell’articolo
27 per i detenuti.
Per quanto mi riguarda, devo però aggiungere che la chiusa dell’editoriale ha ridestato nella mia memoria un celebre richiamo alla consapevolezza dell’unità inscindibile del genere umano, che risale al XVII secolo, e si deve alla coscienza e alla penna di un ecclesiastico anglicano che si guadagnò fama e stima già nella sua epoca per il suo essere autore di numerosi sermoni, molte poesie e prose di vario genere. Mi riferisco a
John Donne (1572-1631).
Ecco la seconda parte della
Meditazione XVII, i cui ultimi tre versi furono usati da Ernst Hemingway come titolo di un suo famoso romanzo
Per chi suona la campana.
Eccone il testo, in traduzione italiana e poi nell’originale inglese:
“
Nessun uomo è un'isola,
completo in sé stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
essa suona per te”.
(No man is an island,
Entire of itself,
Every man is a piece of the continent,
A part of the main.
If a clod be washed away by the sea,
Europe is the less.
As well as if a promontory were.
As well as if a manor of thy friend's
Or of thine own were:
Any man's death diminishes me,
Because I am involved in mankind,
And therefore never send to know
for whom the bell tolls;
It tolls for thee).
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