Fra il 26 e il 28 settembre sono arrivati a Fiumicino, grazie ai corridoi umanitari, 94 profughi siriani che hanno vissuto ultimamente in modo precario in Libano. Del primo gruppo di 46 persone facevano parte anche 18 minori; nel secondo gruppo, di 48 persone, erano presenti ben 39 minori.
Come rende noto NEV (Notizie Evangeliche) della fine si settembre, “il loro ingresso in Italia è reso possibile grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in accordo coi Ministeri dell’Interno e degli Esteri”.
L’iniziativa è sorta nel 2016 e, da quell’anno, informa NEV, “sono state portate in salvo nel nostro Paese, dal Libano, 2650 persone”. I corridoi umanitari sono attivi anche in altri Paesi europei e grazie a ciò sono complessivamente 6500 i profughi che sono stati accolti in modo legale e sicuro nel nostro continente.
I nuclei familiari arrivati in Italia nei giorni scorsi saranno accolti di 11 regioni: dalle isole all’Italia meridionale e centro settentrionale. Troveranno alloggio, in parte presso parenti, già arrivati da noi in precedenza coi Corridoi Umanitari e già integrati nel nostro Paese, e, in parte in case messe a disposizione da famiglie italiane e associazioni, le quali ultime li accompagneranno nel percorso di integrazione; esso passa dall’apprendimento della lingua italiana e dall’inserimento nel mondo del lavoro, una volta ottenuto lo status di rifugiato.
Va detto infine che i corridoi sono finanziati in larga parte con l’Otto per mille della Chiesa Valdese.
Concludiamo con la dichiarazione della Moderatora della Tavola Valdese, diacona Alessandra Trotta e del presidente della FCEI (Federazione chiese evangeliche in Italia), che riportiamo qui sotto:
“Oggi salutiamo e accogliamo le persone arrivate dal Libano, con i loro bagagli e le loro speranze. Continua il nostro impegno, come chiese protestanti, per implementare questa via legale e sicura per chi fugge da situazioni insopportabili e cerca un futuro migliore. Questa esperienza ecumenica dovrebbe diventare un elemento strutturale delle politiche europee e coinvolgere tutti gli Stati membri. Di fronte alle condizioni disperate di chi non ha altra scelta se non partire, occorre implementare le vie legali di accesso all’Europa. Tra pochi giorni saremo a Lampedusa, dove siamo presenti dal 2014 con un osservatorio permanente, per ricordare la tragedia del 3 ottobre 2013 in cui morirono 368 persone, e tutte le donne, gli uomini, i bambini che purtroppo continuano a morire nel Mediterraneo. Affinché quelle morti non si ripetano, l’UE deve garantire possibilità di ingresso rispettose dei diritti e della dignità di tutte e tutti, oltre che investire su un sistema di accoglienza che possa includere le persone arrivate”.
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