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Grande Maestro Muti!
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
8 giugno 2024 10:59
 
Ieri sera, 7 giugno, si è svolto all’Arena di Verona un grande, importante evento dal titolo: “Canto lirico italiano patrimonio dell’umanità”. A promuoverlo il Ministero per la Cultura con la Fondazione Arena di Verona.
Durante la serata, dopo l’introduzione con l’Inno d’Italia  e quello dell’UE, l’Inno alla Gioia  (musicato da Ludwig van Beethoven, su testo di Friedrich Schiller), diretti dal maestro Riccardo Muti, si sono alternati sul palco dell’Arena 160 professori d’orchestra e 300 artisti del Coro, appartenenti alle Fondazioni lirico-sinfoniche d’Italia. E tanti cantanti di grande levatura, come Anna Netrebko, per fare solo un nome. Per la danza si sono esibiti Roberto Bolle e Nicoletta Manni, mentre Alberto Angela, Cristiana Capotondi e Luca Zingaretti hanno condotto il pubblico presente e quello televisivo in un affascinante viaggio nell’Opera italiana. Ospite d’onore Riccardo Muti.
 
E proprio Riccardo Muti, dopo l’esecuzione dei due inni sopracitati, si è rivolto alle autorità presenti, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i Presidenti di Camera e Senato, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e altri membri del Governo, con un breve, incisivo discorso fatto con piglio severo. Pochi secondi gli sono bastati per fare una indimenticabile lezione:
«L’ho detto mille volte, ma forse a qualcuno è sfuggito: l’orchestra è il sinonimo di società. Ci sono i violini, i violoncelli, le viole, oboe, trombone… Ognuno di loro spesso ha parti completamente diverse, ma devono concorrere tutti a un unico bene, che è quello dell’armonia di tutti, chiaro?».
La cronaca dice che è partito un fragoroso applauso, a cui si sono uniti anche i membri del Governo, a cominciare da Meloni …
E Muti, dopo una pausa, ha aggiunto: «Non c’è il prevaricatore, infatti molte volte continuo a dire anche ai miei musicisti che c’è un impedimento alla musica. Ed è il direttore d’orchestra».
Grande Muti! Con la stessa maestria e passione con cui dirige l’orchestra ha sottolineato il fatto che, nella società, come in un’orchestra, tutti possono e devono concorre al suo armonico progresso.
Insomma, non ci sono solo i violini, prediletti da chi vuole sentire soltanto sviolinate al proprio indirizzo, ma ci sono anche i fagotti, anche i timpani che possono far sobbalzare qualcuno dal suo scranno. E pure quell’inezia dei triangoli, che uno potrebbe pensare inutili, hanno invece la loro parte. Insomma in un’orchestra non ci sono paria. E, caso mai ci fosse un impedimento a raggiungere una società armoniosa, deve essere chiaro che l'impedimento sta in chi dirige. Capito!? Ma lor signori avranno orecchie e cuori per capire?
 
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