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LETTERA APERTA AL VESCOVO DI ORVIETO: CHE TUTTE LE COLOMBE VOLINO LIBERE! L'ANTEFATTO....
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 maggio 2002 0:00
 


Nel febbraio del 2001, in occasione della giornata di studio su "Pensiero religioso e animali", organizzata dall' UNA , venni a sapere che a Orvieto si manteneva un'usanza a dir poco discutibile sotto diversi punti di vista, primo fra tutti quello del rispetto degli animali: nel giorno di Pentecoste, una colomba, immobilizzata ad ali aperte -praticamente in croce!- su una raggiera metallica contornata di fumogeni accesi, veniva costretta a scorrere a gran velocita' per circa 300 metri lungo un cavo fino a giungere al sagrato del Duomo, dove era accolta dal fragore assordante dello scoppio di un gran numero di petardi. Il trauma dell'animale, pur facilmente immaginabile, era stato anche registrato -lessi poi da qualche parte- con opportuni esami da alcuni veterinari. Raccolsi dunque l'invito dell'Associazione e inviai una lettera al Sindaco della citta' umbra, chiedendogli di smettere con questo abuso del tutto ingiustificato di una innocentissima bestiola e di sostituire l'animale con un simulacro inanimato. Come del resto e' la piu' famosa "colombina" di Firenze.
Quegli appelli non hanno sortito l'effetto desiderato. Hanno pero' contribuito a un piccolo ritocco. Per la Pentecoste del 2001, la colomba non e' stata fissata direttamente alla raggiera, ma e' stata rinchiusa in un'urna cilindrica, a sua volta fissata alla raggiera. Forse, nelle intenzioni umane, qualche tormento in meno per la bestiola, ma per l'animale, obbligato a subire la chiusura nella teca, l'accelerazione della corsa sul cavo e gli intollerabili scoppi negli orecchi (avete mai visto i piccioni starsene fermi appena sentono un rumore un po' piu' forte del solito?) il maltrattamento resta assicurato. E siccome sembra essere "senza necessita'", perche' qui non e' neppure in gioco un interesse superiore della specie umana, quale potrebbe ravvisarsi nella alimentazione e nella ricerca scientifica, a me, d'istinto, parrebbe materia da art.727 del codice penale , e mi stupisco che il GIP presso il Tribunale di Orvieto abbia archiviato una denuncia in tal senso relativa al 2000.
Anche quest'anno l'UNA sta svolgendo una campagna di sensibilizzazione e invita a mandare fax al Sindaco di Orvieto (0763/343622 e p.c. 055/8487106), affinche' l'animale vivo sia sostituito con un simulacro, e inoltre organizza un incontro nella citta' umbra il giorno di Pentecoste, che quest'anno cade il 19 di maggio.
Scrivero' senz'altro un messaggio al Sindaco, ma a me sembra che un referente importante della vicenda sia anche il Vescovo di Orvieto, dato che questa usanza ha uno strettissimo legame con la religione e vi e' un particolare estremamente interessante che ho scoperto sul sito dei sostenitori della "Palombella viva" . Li' si ricorda che "nel 1864, in applicazione di una vecchia disposizione del Concilio Laterano del 1725, che proibiva lo scoppio dei mortaretti all'interno delle chiese, la rappresentazione della Palombella fu spostata all'esterno del Duomo, sul sagrato". Bisogna dedurne che la Chiesa cattolica e' sensibile agli scoppi dei mortaretti, ma non alle sofferenze di un animale?
Ecco quindi la lettera che ho inviata al Vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi




.... E LA LETTERA AL VESCOVO DI ORVIETO-TODI, MONSIGNOR DECIO LUCIO GRANDONI



Eccellenza,
ho saputo che, nonostante le numerose richieste inviate in questi ultimi anni, anche dall'estero, al Sindaco di Orvieto, si intende continuare a usare una colomba viva, anziche' un simulacro inanimato, in quella che e' chiamata la "festa della Palombella" che si celebra il giorno di Pentecoste.
Personalmente ritengo che referente per questa vicenda non sia soltanto l'autorita' civile, ma anche quella religiosa, ed e' per questo che rivolgo a Lei, vescovo della diocesi di Orvieto e Todi, questa lettera aperta.
Non puo', infatti, sfuggire a nessuno che questa festa, pur avendo una chiara impronta folcloristica, turistica ed economica, ha anche un diretto riferimento (nonche' avallo) religioso.
La colomba e' collegata allo Spirito di Dio. E' il vangelo di Matteo (3,16) a dirci che, uscendo dal Giordano dopo il battesimo, Gesu' di Nazareth vede scendere su di se' lo Spirito "come una colomba".
Ella mi dara' pero' atto che, a voler essere precisi su un piano storico e filologico, la colomba non e' pertinente per quanto riguarda il modo in cui coloro che erano presenti nel cenacolo percepirono la manifestazione dello stesso Spirito il giorno di Pentecoste. Infatti, negli "Atti degli apostoli" (2,1-4) si legge che: "Venne all'improvviso dal cielo UN ROMBO COME DI VENTO che si abbatte gagliardo..... Apparvero loro LINGUE COME DI FUOCO e COMINCIARONO A PARLARE ALTRE LINGUE come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi".
Qualcosa di simile al vento e a lingue di fuoco, e la capacita' di esprimersi in lingue fino a quel momento sconosciute dagli astanti, dunque, sono i segni dell'irruzione dello Spirito in quella circostanza. Di colombe, nessuna traccia!!
E, allora, dato che il giorno di Pentecoste lo Spirito non si manifesto' neppure sotto questa forma, perche' continuare a tormentare una bestiola innocente -simbolo, oltretutto di mansuetudine?
Restando ancora su questo piano, pare evidente che la varieta' di forme che troviamo quando la Scrittura parla del manifestarsi dello Spirito da' il senso di una assoluta liberta', e quindi richiama chi ascolta a "non farsi immagini" definite e stereotipate del Divino, ma a rimanere vigili e aperti alla realta' sorprendente del momento.
In tal caso, l'uso di un unico simbolo, e per di piu' un animale vivo, non va proprio nella direzione opposta, restringendo l'orizzonte e impoverendo il messaggio?
E poi: si e' proprio sicuri che usare un animale vivo, ignorandone la sofferenza, renda davvero onore a Dio? Che ne e', allora, dei numerosi passi biblici in cui e' testimoniata la cura amorevole del Creatore per TUTTE le Sue creature -animali compresi? Se il Creatore ha compassione anche degli animali di Ninive, come e' detto esplicitamente nel Libro di Giona (Gn 4,11), non dovremmo, noi, avere compassione per chi condivide la nostra vita di creature?
Mi pare che questa sia una domanda chiave rivolta alla credibilita' della Chiesa cattolica, che molto parla di difesa della vita, anche perche' questo di Orvieto non e' l'unico caso in cui, in nome di una tradizione religiosa, si giustifica, o quantomeno si tollera, il maltrattamento degli animali.
Mentre le leggi dello Stato sono arrivate a esigere il rispetto delle "caratteristiche etologiche" degli animali e vietano "sofferenze inutili", quali sono senz'altro quelle imposte alla colomba di Orvieto, si ha la netta impressione che nella Chiesa cattolica, invece, l'ossequio alla tradizione prevalga sulla compassione.
Questo e' un dubbio che molte persone non possono ne' vogliono piu' ignorare o eludere. Per loro, la conservazione di questa usanza e' motivo di scandalo anziche' di edificazione, a maggior ragione sapendo che nel corso del XIX secolo la tradizione fu gia' cambiata, per obbedire alla disposizione che proibisce lo scoppio dei mortaretti all'interno delle chiese. E dunque, all'interno di una chiesa e' proibito far scoppiare mortaretti, ma e' consentito tormentare un animale?
Non Le sembra una cosa insostenibile?
Un segnale preciso e univoco da parte della Chiesa e' urgente e necessario. Non crede, Eccellenza, che sia venuto il momento di lasciar volare libere tutte le colombe?
La ringrazio dell'attenzione e attendo una risposta.



 
 
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