Fra le molteplici cose che mi danno un enorme fastidio in questo periodo c’è la volontà vetilata, se non proprio espressa in modo netto da Schlein e da Meloni di mettersi in lista per le elezioni europee. Non molto tempo fa anche Antonio Tajani ha espresso l’idea che, se servisse (a chi?), anche lui sarebbe pronto a questo passo.
Ecco, a me questa eventualità fa l’effetto della
cipolla di Gaber o dell’
Ovosodo di Piero, alla fine del suo monologo nell’omonimo film di Paolo Virzì. Non mi va né su né giù.
La faccenda è molto seria, perché ciascuna delle due signore ha già preso un impegno solenne davanti agli elettori italiani, cioè quello di guidare il Governo (Meloni) e quello di guidare l’opposizione (Schlein). (Lo stesso discorso vale per Tajani che è l’attuale ministro degli Esteri).
Ora, ci sono due possibilità che danno ambedue un grande segnale di mancanza di serietà e di senso di responsabilità da parte di ciascuna/o di loro e che sono anche uno schiaffo alla fiducia e all’intelligenza degli Italiani.
Ecco l’aut-aut:
prima ipotesi - Schlein e Meloni (ed eventualmente Tajani) si mettono in lista per essere elette/i al Parlamento europeo. Che cosa significa? Che a loro del ruolo rivestito qui in Italia non interessa un bel niente. Sono dunque disposte, se risultano elette a Bruxelles/Strasburgo, a lasciare le cariche in Italia, cariche che dovranno essere ricoperte da altre persone, con la conseguenza, nel caso in particolare di Meloni e forse di Tajani, di fare indire nuove elezioni politiche in Italia. Sarebbe conveniente per il governo guidato da Meloni? Ho l’impressione di no. E allora?
seconda ipotesi - E allora si passa all’alternativa. Perché Schlein e Meloni si mettono in lista per l’elezione del Parlamento europeo, se non sono disposte a lasciare il posto/ruolo che svolgono in Italia? Nella risposta a tale quesito c’è la grande presa in giro verso gli Italiani.
Infatti, Schlein e Meloni (ed eventualmente Tajani) svolgerebbero la parte dello specchietto delle allodole, cioè quella di attirare su di sé tanti voti, in modo da avere più preferenze da distribuire tra gli altri candidati inseriti nelle loro liste.
In pratica – uno vota Meloni, ma, restando Meloni al suo posto di Presidente del Consiglio, di quei voti dati a lei beneficiano altri, "fratelli d'Italia" che magari non sono neppure conosciuti, né stimati, né graditi dagli elettori. Lo stesso vale per Schlein o Tajani …
Che esempio di chiarezza! Quale esempio di onestà non solo politica, ma semplicemente umana!
E quale rispetto per l’intelligenza degli elettori, considerati alla stregua di tordi, di merli da adescare con poca spesa!
Per favore - diciamo loro di no, finché siamo in tempo.
CHI PAGA ADUC
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile
DONA ORA