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NON MOLLARE! L’appello degli antifascisti Carlo e Nello Rosselli è valido anche adesso. Eccome.
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
27 febbraio 2024 10:51
 
 Sì, bisogna assolutamente NON MOLLARE con la critica ferma e severa alle cariche di polizia a Pisa e a Firenze (venerdì 23 febbraio) contro cortei di studenti soprattutto delle scuole superiori, che volevano solo manifestare il loro sostegno ai Palestinesi di Gaza sotto continuo attacco dell’esercito di Israele voluto dal governo di Netanyahu.
Una critica che, ovviamente, si estende all’operato del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, il quale, dopo aver “concordato” con quanto asserito dal Capo dello Stato che, cioè, le manganellate non sono educative, oggi butta tutta la colpa dell’accaduto sugli studenti (insomma, il classico “se la sono voluta”, già sentito in altri più tragici contesti), asserendo che per la manifestazione di Pisa (su Firenze tace) "non era stato presentato alcun preavviso alla questura, che, avendone avuta notizia, ha cercato più volte di contattare gli organizzatori per ottenere informazioni in merito al tipo di iniziativa che sarebbe stata svolta e al relativo percorso ma invano. Gli stessi manifestanti, durante lo svolgimento del corteo, non hanno voluto fornire indicazioni su dove fossero diretti e si sono sottratti ai reiterati tentativi di mediazione da parte di personale della Digos, provando, nonostante gli ammonimenti da parte del dirigente del servizio e la richiesta espressa e ripetuta di non dirigersi in Piazza dei Cavalieri, di forzare il blocco delle Forze di polizia e venendo volutamente a contatto con i reparti mobili".
Questa ricostruzione contrasta però con quanto ammesso a caldo dallo stesso questore di Pisa, cioè che, in effetti, vi era stato “un problema di gestione della piazza, dal punto di vista organizzativo e operativo, a suo avviso causato dal fatto che non erano chiari gli obiettivi del corteo".
E le immagini degli studenti ristretti in un budello di strada che si prendono delle manganellate, che sembrano date loro con molta convinzione (e che hanno impressionato perfino Piantedosi, per sua stessa ammissione), sono lì a testimoniare un modo di fare delle Forze dell’Ordine che, di certo, dà di esse un’idea molto diversa da quella che le vorrebbe “protettori dei cittadini”. E non sarà un caso se la Magistratura, affidandosi ai Carabinieri, ha avviato un’inchiesta sia sulla catena di comando sia su una quindicina di poliziotti, nonché, pare, su alcuni dei partecipanti al corteo.
 
Che cosa fare, noi, come cittadini e cittadine comuni, che hanno a cuore la libertà di espressione delle proprie idee, come assicura l’articolo 21 della nostra Carta costituzionale? Possiamo, per iniziare, chiedere a gran voce che sui caschi dei poliziotti in servizio di ordine pubblico figuri un codice che li identifichi in modo che possano rispondere di eventuali eccessi di … zelo.
Più volte, nel corso degli anni, sono stati presentati disegni di legge volti a questo scopo, il più recente dei quali, mi pare, ha come prima firmataria la senatrice Cecilia d’Elia, ma per ora non si è mai arrivati neppure a una loro discussione in Parlamento. Perché? Eppure sia l’Unione Europea sia il Consiglio per i diritti umani dell’ONU ne hanno raccomandato l’introduzione, e già 20 dei 27 Paesi della UE lo hanno adottato per le loro Forze dell’Ordine, per evitare soprusi e garantire il rispetto della dignità delle persone.
Perché, dunque, vogliamo mantenere l’Italia una sorta di stato di polizia? Che, bisogna notare, ha la sua responsabilità nel far sentire ai cittadini le Forze dell'Ordine come un elemento estraneo e a volte, purtroppo, persino ostile. Cosa ingiusta,molto spesso, dato che esse danno di continuo anche testimonianze di generosa abnegazione. 
Certo, il momento non sembra favorevole a questo cambiamento, ma è proprio nei momenti più difficili e più bui che bisogna insistere, reiterare le richieste, insomma NON MOLLARE per realizzare pienamente la nostra Costituzione che per molti aspetti, purtroppo, è ancora incompiuta.

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