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Osservando la carta geografica - Russia e Stati indipendenti
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
9 marzo 2022 15:15
 
Scrivo questi appunti soprattutto per me, per mettere almeno un piccolo argine alla mia ignoranza in materia di aggiornamenti sulla ex URSS (Unione sovietica). Dalle sue ceneri sono infatti nate due entità, la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI)  e la Federazione Russa, detta anche, semplicemente, RUSSIA . 
Li pubblico però qui, tra le mie noterelle, perché mi sono resa conto che la dissoluzione dell’Unione sovietica, avvenuta fra il gennaio 1990 e il dicembre 1991, ci porta su un terreno piuttosto accidentato; infatti, da quella data, sono venuti a conoscenza dell’opinione pubblica tanti nomi di altrettanti Stati o Regioni, che si situano però in relazioni diverse con la Russia che è lo Stato più grande della CSI.
Nel tentativo di chiarire meglio la questione, faccio riferimento agli atlanti geografici in mio possesso. Il “De Agostini” del 1955, di quando entrai in prima media, e il “De Agostini” del 2019, che acquistai per aggiornarmi meglio (finalmente!) su tutti i cambiamenti intervenuti nel mondo. In prima battuta mi limito a osservare solo i confini occidentali dell’URSS e della attuale Russia. Dei cambiamenti intervenuti a oriente della Russia parlerò più tardi, affrontando la questione della CSI.
 
Il “De Agostini” del 1955 mostra, senza nominarla esplicitamente sulla cartina politica, l’URSS che, a Ovest, quindi in Europa, ha questi confini, a partire da sud: Romania, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e, infine, Finlandia e Norvegia (quest’ultima all’estremo nord).
Tutti Paesi, tranne Norvegia e Finlandia, rientranti nella sfera di influenza sovietica, secondo quanto stabilito verso la fine della seconda guerra mondiale nella conferenza di Jalta, in Crimea, durante l’incontro fra W. Churchill, F.D. Roosevelt e I. Stalin tenutasi dal 4 all’11 febbraio 1945. Anche lo smembramento della Germania risale a questi accordi.
Sempre nel “De Agostini” 1955 figurano, all’interno dell’URSS, i nomi di alcune entità che dal 1991 acquisteranno l’indipendenza, sia pure con modalità differenti, come Moldova (o Moldavia), Ucraina, Bielorussia, Lituania, Lettonia ed Estonia che, pur considerate “repubbliche” a sé stanti (da qui la dizione “Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche”) si configurano però, anche graficamente, più come  “regioni” dell’URSS,  quali possono essere, ad esempio, sulla cartina italiana, il Lazio, la Sicilia e il Piemonte (naturalmente salvo l’estensione).
 
Il “De Agostini” 2019 ci mostra una situazione ben diversa: c’è la Russia  (europea) che adesso confina a ovest, partendo da sud, con otto Stati, di cui solo  Norvegia, Finlandia e Polonia,  esistevano già nel 1955, mentre, Ucraina, Bielorussia, Lituania, Lettonia ed Estonia sono nuovi, direi “rinati” dal crollo dell’Unione sovietica. Non rientra fra i nuovi Stati confinanti la Moldavia, perché essa è racchiusa tra Romania e Ucraina, e ha anche avuto una storia leggermente diversa nella sua adesione alla CSI (la vedremo più tardi quando parlerò dell’allargamento della CSI ai nuovi Stati orientali).
Prima di parlare della nascita di questi nuovi Stati indipendenti e della Comunità degli Stati Indipendenti, desidero, però, chiarire, nei limiti del possibile, la situazione della Russia, detta ufficialmente “Federazione russa” (dal 25 dicembre 1991). A proposito della quale va detto subito che, come principale successore dell’URSS, ha mantenuto il seggio nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Essa si articola in una miriade di Repubbliche, Regioni, tra cui una Regione autonoma ebraica,
Territori, Circondari e Città federali (Mosca e San Pietroburgo).
Le Repubbliche sono pensate come patria di minoranze etniche, e di queste fanno parte la Cecenia   e l’Ossezia (del Nord), tristemente note negli anni passati. La Cecenia attirò l’attenzione dell’Occidente per la lunghissima guerra tra Ceceni e Russi, combattuta a più riprese tra il 1994 il 2009, di cui, dal 1999, parlò molto nei suoi articoli e libri la giornalista Anna Politovskaja , criticando aspramente gli abusi commessi sulla popolazione civile durante la guerra condotta per ordine di Vladimir Putin. E questo fu indicato come movente del suo assassinio avvenuto il 7 ottobre 2006.
L’Ossezia venne alla ribalta per la strage dei bambini di una scuola di Beslan ; fra il primo e il tre settembre 2004, fondamentalisti islamici e terroristi ceceni occuparono la scuola prendendo in ostaggio circa 1200 persone. L’intervento delle forze speciali russe per la liberazione degli ostaggi provocò uno scontro, e ci fu il massacro di circa 300 persone, tra cui 186 bambini, oltre a 700 feriti.
 
Chiarita, spero, la situazione di geografia politica della Russia, posso affrontare la questione della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).
Essa fu fondata l’8 dicembre 1991 con l’Accordo di Minsk  tra Russia, Bielorussia e Ucraina, queste ultime due già indipendenti rispettivamente dal 27 luglio 1990  e dal 24 agosto 1990.
 
[Bisogna però mettere in evidenza che, dalla parte ovest, le Repubbliche Baltiche si erano allontanate dalla Russia agli albori del crollo dell’URSS, raggiungendo la piena indipendenza, non sempre in modo tranquillo, fra agosto e settembre 1991, e chiesero subito l’ammissione all’UE e, successivamente alla NATO].
 
Per quanto riguarda la CSI, successivamente, fra il 1991 e il 1994, vi entrarono anche le Repubbliche Indipendenti orientali, a cui ho fatto cenno all’inizio.

In particolare, con i protocolli di Alma Ata (Kazakistan), stipulati il 21 dicembre 1991, si unirono alla CSI le altre repubbliche ex sovietiche, quelle orientali, che, come quelle occidentali, nell’URSS erano ridotte a essere, nella sostanza, semplici regioni del colosso sovietico.

[Anche qui, come sul lato ovest, vi è un’eccezione, rappresentata dalla Georgia , che si affaccia sulla sponda sudorientale del mar Nero, e che è, per così dire, a cavallo tra Europa e Asia, ma, dal punto di vista storico-culturale, è spesso considerata appartenente all’Europa e tale si sente, come dimostrato dal suo ingresso nel Consiglio d’Europa, nell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), in Eurocontrol, nella Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e, infine, dalla candidatura avanzata per entrare nella UE e nella NATO. Fa peraltro parte anche del GUAM che è l’Organizzazione per la democrazia e lo sviluppo economico, a cui appartengono quattro Paesi post-sovietici (Georgia, Ucraina, Azerbaigian e Moldavia). In realtà la Georgia si unì alla CSI il 3 dicembre 1993, ma ne uscì il 12 giugno 2009 a seguito dell’intervento militare russo nella seconda guerra in Ossezia del Sud che vedeva questa regione russa in conflitto con la Georgia].

Ma, tornando alla CSI, tra il 23 dicembre 1991 e l’8 aprile 1992, ratificarono la loro adesione alla CSI i seguenti Stati a oriente della Russia: Kazakistan, Tagikistan, Armenia, Turkmenistan, Uzbekistan, Kirgishistan, oltre alla Moldavia che invece si trova a ovest, tra Ucraina e Polonia. Il 24 settembre 1993 si unì alla CSI anche l’Azerbaigian.
 
Mi fermo qui. Ho svolto il compito che mi ero assegnato di fare, sulla carta geografica, un confronto tra i confini della vecchia URSS e quelli della sua erede, la Russia, osservando, quindi, i nuovi Stati indipendenti che sono nati dalla dissoluzione dell’Unione sovietica, e accennando alla posizione che essi presero immediatamente nei confronti della Russia (di adesione alla CSI o di totale indipendenza e opposizione, per i Paesi Baltici e, più recentemente, della Georgia).

Naturalmente le cose sono sempre in evoluzione e la posizione dell’Ucraina è cambiata nel corso degli ultimi anni. La tragedia della esecrabile ed esecrata invasione di questo Paese da parte di Putin è storia di oggi, e travalica lo scopo di queste noterelle e della mia competenza per una analisi seria.
 
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