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Per la pace in Ucraina – La presa di posizione del Movimento Nonviolento e il documento di Rete italiana Pace e Disarmo
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 febbraio 2022 16:03
 
 Di fronte allo scontro, per ora solo verbale e di nervi, tra la Russia di Putin (con Bielorussia al seguito) e l’Occidente, che fino a poco fa sembrava succube di un Joe Biden troppo preoccupato della caduta di consensi negli Stati Uniti e quindi desideroso di rendere l’”America di nuovo grande” (come recitava lo slogan del suo avversario Donald Trump), e quindi insensibile a quelli che sono i reali interessi dell’Europa, ho letto con interesse le prese di posizione del Movimento Nonviolento e della Rete italiana Pace e Disarmo, che mi sono arrivate per e-mail pochi giorni fa.
Oggi, tenendo presenti gli sforzi di alcuni capi di Stato e di governo europei (Emmanuel Macron, Olaf Scholtz, Boris Johnson, lo stesso Mario Draghi, e adesso anche il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per dirne alcuni), e le ultime dichiarazioni della Russia che sarebbe in corso un allontanamento delle truppe sovietiche dal confine ucraino, mi pare molto importante quanto è scritto nella parte finale del documento di Azione Nonviolenta:
Questo è il momento dei nervi saldi, della valorizzazione di ogni segnale di de-escalation, della neutralità attiva, del negoziato”.  
E, con pari importanza, se non maggiore, di accogliere la propensione della Russia a non fare prove di forza (Putin stesso dichiarò qualche giorno fa che un conflitto sarebbe stata una tragedia per tutti e due i contendenti!) con rispetto. Che nessuno osi intestare ai propri muscoli il “cedimento” della Russia! Perché, chi lo facesse sarebbe un emerito idiota, oltre che bugiardo. E potrebbe, purtroppo, ascriversi lo scoppio del conflitto che ne potrebbe scaturire.
Sì, nervi saldi, valorizzazione di ogni segnale di de-escalation, e anche umiltà, parecchia, molta, moltissima umiltà.

1- Documento del Movimento Nonviolento
 
DALL'UCRAINA ARRIVANO RUMORI DI GUERRA.
COSA DEVE FARE IL MOVIMENTO PACIFISTA?


Intanto vediamo cosa non deve fare. Stiamo attenti a non confondere il movimento con l’agitarsi a vuoto, e il silenzio con il lavoro quotidiano. L’azione della nonviolenza è soprattutto preventiva, anche se non fa chiasso. Sono cose risapute, già dette da tempo, ma che poi vengono periodicamente disattese per la smania di dover dare risposte immediate a chi rilancia sempre la stessa stantia domanda: ma dove sono i pacifisti?
È del tutto evidente che un certo pacifismo che si limitasse a sventolare bandiere arcobaleno, ad esporre cartelli, o – peggio – a raccogliere firme o convocare marce periodiche, rituali, sempre uguali a se stesse, sarebbe del tutto inadeguato. Un pacifismo inane, già superato storicamente ad inizio novecento da Tolstoj e da Gandhi che voltarono pagina passando dal pacifismo imbelle (quello che si sbriciolò davanti alla prima guerra mondiale) alla nonviolenza attiva (la vera novità del Novecento).

Le risposte, e la strategia da seguire, ce le siamo date da parecchi lustri: già nel convegno “Crescere dal pacifismo alla nonviolenza” del 1984, e poi con Alex Langer (innovatore della prassi e della teoria della nonviolenza, mai adagiato su sentieri già calpestati), che nel 1989 cercò un nuovo percorso. “Un movimento per la pace che fosse fatto principalmente o esclusivamente di marce e petizioni per chiedere disarmo o condanna di certe aggressioni militari, non avrebbe grande credibilità, soprattutto se si limitasse ad invocazioni generiche di pace cui nessuno potrebbe dirsi contrario, ma dalle quali non deriva nessun effetto concreto. Sono convinto che oggi il settore R&S, ricerca e sviluppo della nonviolenza, debba fare grandi passi in avanti e non debba fermarsi alle ormai tradizionali risorse”. Tensione ideale e realismo politico.

Aldo Capitini, fondatore del nostro Movimento, era un “oppositore integrale alla guerra”, ma non si è mai posto l’obiettivo velleitario di fermare una guerra in corso (nemmeno quelle scellerate volute dal fascismo), ben sapendo che le radici delle guerre sono forti e profonde e possono essere debellate solo con un ampio movimento di resistenza e di non collaborazione nonviolenta, di elaborazione ed educazione alla cultura della pace. L’errore in cui non deve rischiare di cadere il movimento per la pace, è quello di limitarsi a mettere a verbale il proprio no alla guerra, dichiarando di fatto la propria impotenza. Il compito di un movimento pacifista, invece, è quello di mettere in atto campagne di reale opposizione alla guerra e alla sua preparazione, di capacità di analisi propria e di proposta politica e nel contempo avviare le alternative ai conflitti armati. Gli ultimi venti anni, almeno, rappresentano gli anni della crescita, maturazione e organizzazione del più vasto movimento per la pace. Tuttavia resta, purtroppo alimentato dalla cosiddetta grande stampa, lo stereotipo del pacifista come di colui che quando scoppia un conflitto armato corre in piazza con la bandiera arcobaleno a protestare ed invocare la pace. Un movimento pacifista e nonviolento maturo non si fa dettare l'agenda politica dai titoli di giornale, dalle analisi che alimentano lo scontro e l’allarme catastrofista, dai muscoli mostrati come minaccia dagli apparati militari. Un movimento maturo segue invece la propria strategia, conduce le proprie campagne, costruisce e allarga reti di relazioni, agisce dentro i conflitti; lo si trova a operare sul campo, dentro i movimenti che vogliono cambiare la realtà, con forte radicamento territoriale. La mobilitazione contro la guerra va sempre fatta, anche nei momenti di crisi, ma è coerente e vincente solo se attuata con i mezzi della nonviolenza: prassi, azione, sperimentazione. Testimonianza e proposta, sempre insieme, mai disgiunti.
Questo è il momento dei nervi saldi, della valorizzazione di ogni segnale di de-escalation, della neutralità attiva, del negoziato: “Contro la guerra di domani, disarmiamoci oggi”, questo lo slogan che teniamo come faro del nostro lavoro di ieri, di oggi, di domani.
 
www.nonviolenti.org
www.azionenonviolenta.it
 
 
2- Documento della Rete italiana Pace e Disarmo
 
CRISI UCRAINA 
 
All’Italia e all’Europa viene chiesta un’iniziativa di neutralità attiva per ridurre la tensione e favorire un accordo politico chiarendo in particolare l’indisponibilità a sostenere avventure militari.
 
Come italiani e come europei stiamo assistendo ad una preoccupante escalation della tensione tra la Russia, gli Stati Uniti e la Nato ai confini dell’Europa.
Una escalation nella quale, allo stato attuale, nessuno dei contendenti esclude l’eventualità del ricorso alle armi e rispetto alla quale nessun osservatore esclude che possa evolvere in conflitto armato, anche nucleare, che potrebbe coinvolgere la stessa Europa.
Ciò avviene, inoltre, in un clima di esasperato riarmo con il quale gli eserciti sembrano cercare la supremazia invece che un equilibrio strategico che sia garanzia di pace futura.
È forse dall’epoca della crisi dei missili a Cuba che il rischio di un nuovo conflitto globale non è stato così palpabile. È un rischio che non ci possiamo permettere, come denunciato la settimana scorsa dall’allarmante “100 secondi a mezzanotte” dell’Orologio dell’Apocalisse del Bulletin of Atomic Scientist. Per scongiurare questo rischio ogni paese ha il dovere di operare.
Al nostro Paese innanzi tutto, a cominciare dal Ministro degli Esteri, e all’Europa tutta chiediamo di prendere iniziative urgenti e significative da una posizione di neutralità attiva, per ottenere una de escalation immediata della tensione e avviare la ricerca di un accordo politico negoziato nel rispetto della sicurezza e dei diritti di tutte le popolazioni coinvolte, chiarendo la propria indisponibilità a sostenere avventure militari.
A tutti i Paesi coinvolti diciamo: fermatevi. Deponete le armi e le minacce e trattate.


Rete italiana Pace e Disarmo
www.retepacedisarmo.org
 
 
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