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IL RUOLO AGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE: OVVERO LE CONTRADDIZIONI DI UNA MANAGER
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 dicembre 2001 0:00
 
Contravvenendo, se non addirittura rinnegando, l'immagine manageriale che evidentemente tiene a dare di se' fino dalla nota biografica rinvenibile sul sito del ministero dell'Istruzione ( che qui riportiamo ), la ministra Letizia Moratti ha presentato, ai primi di novembre, un disegno di legge (DDL) che prevede l'immissione in ruolo dei docenti di religione cattolica ( vedi APPENDICE ).
Infatti, tale DDL, come si vedra' fra poco, e', razionalmente parlando, in assoluto contrasto con i principi che presiedono alla buona amministrazione di una qualunque azienda, e quindi stupisce che se ne faccia promotrice una persona che si presenta con un curriculum in cui le parole chiave sono "concentrazione" "fusione", "ristrutturazione", e che, parlando di quando e' stata presidente della RAI (1994-1996), sostiene che "in quel periodo la RAI ha realizzato un AMPIO PIANO DI RIORGANIZZAZIONE INTERNA E DI RAFFORZAMENTO PRODUTTIVO, CHE HA PORTATO AD ELIMINARE LE PRECEDENTI PERDITE ED A CONSEGUIRE SIGNIFICATIVI UTILI DI BILANCIO".
Francamente, da una persona cosi', tutto ci si aspetterebbe, fuorche' il provvedimento di cui si sta per parlare. Essenzialmente per due semplici motivi.

1. La materia "religione cattolica" e' per legge una materia FACOLTATIVA. Cio' significa che non e' possibile stabilire in anticipo con ragionevole certezza il numero degli insegnanti di cui ci sara' bisogno, non solo nel medio-lungo periodo, ma neppure in uno piu' breve. Al limite, neppure per l'anno scolastico prossimo. Infatti, il diritto di scegliere "se avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica" e' espressamente garantito "ogni anno" dal comma 1/b dell'art.2 del D.P.R.751/1985 . Questa semplice osservazione acquista un peso maggiore nella situazione attuale, in cui e' in notevole crescita quasi ovunque il numero degli alunni figli di immigrati non cattolici (e neppure cristiani), i quali, ovviamente, non si avvalgono di questo insegnamento. Gia' adesso, in alcune scuole medie, le classi hanno un consistente numero di alunni stranieri non cattolici, ed e' ipotizzabile -ed anche auspicabile, dal punto di vista della diffusione dell'istruzione- che questo accada fra breve anche nelle scuole superiori.

Stando cosi' le cose, quale imprenditore, quale attento manager, vorrebbe assumere nell'organico della propria azienda un numero, neppure piccolo, di lavoratori (si parla di 13000 in prima battuta) che, oggi, possono anche essere utili, ma di cui e' probabile che domani (o, al massimo domani l'altro), non sapra' cosa farsene?

2. Gli insegnanti di religione cattolica, anche se sono pagati dallo stato, per essere assunti, hanno bisogno di avere e mantenere l'idoneita' dell'autorita' ecclesiastica. In pratica, chi decide della loro sorte (assunzione e licenziamento) e' l'Ordinario diocesano, cioe' il Vescovo della diocesi in cui ha sede la scuola. Cosi' stabilisce il comma 1/d dell'art.2 del D.P.R.751/1985 : "l'insegnamento della religione cattolica e' impartito ...... da INSEGNANTI RICONOSCIUTI IDONEI DALLA COMPETENTE AUTORITA' ECCLESIASTICA........".
Per chiarire le cose, l'IDONEITA' dell'autorita' ecclesiastica, non e', come l'abilitazione all'insegnamento, che, una volta acquisita, resta tale. Questa IDONEITA', invece, si puo' perderla, e anche con una certa facilita', perche' DIPENDE STRETTAMENTE DALLA VITA PRIVATA della persona. Chi insegna religione, cioe', oltre a dover "impartire l'insegnamento in conformita' della dottrina della Chiesa", deve avere una vita privata ugualmente in conformita' di tale dottrina. Quindi, niente madri nubili, niente separati e divorziati, niente conviventi, niente persone che con onesta' ammettono la loro inclinazione erotico-affettiva per persone del proprio sesso, e cosi' via.
(A questo proposito, e' interessante notare che questo aspetto di censura sui comportamenti privati non e' esplicitamente dichiarato, ma metodicamente praticato, anche se i casi che arrivano sulle pagine dei giornali non sono molti, perche' non tutte e non sempre le vittime di questo metodo hanno voglia di darsi in pasto al pubblico, sapendo in partenza che non otterranno alcuna giustizia.)

Ancora una volta, viene da chiedersi quale imprenditore o manager degno di questo nome possa accettare di prendersi in carico vita natural durante dei dipendenti che non sono in realta' suoi dipendenti, ma la cui assunzione e licenziamento gli vengono imposti da un'autorita' estranea. Estranea anche alla sua logica e alle sue regole -di lui imprenditore-, in quanto, nel caso specifico, le leggi dell'AZIENDA ITALIA tutelano addirittura la condizione delle madri nubili, prevedono esplicitamente la separazione e il divorzio, considerano, per ora in generale, giuridicamente indifferente la convivenza, cosi' come la tendenza erotico-affettiva verso persone dello stesso sesso.
Tanto e' vero che il DDL Moratti, a quanto riferisce l'Unita'" del 6 novembre, si assumerebbe questa contraddizione, garantendo il posto a chi, immesso in ruolo come docente di religione cattolica, dovesse perdere l'idoneita' ecclesiastica. Ma, mentre umanamente si puo' lodare l'iniziativa, dal punto di vista della razionalita' aziendale, cio' rappresenta un'ulteriore illogicita' e complicazione. Infatti, qui si apre una grave falla su tutta l'organizzazione giuridica delle immissioni in ruolo, che devono avvenire con appositi concorsi pubblici, le cui graduatorie devono essere approvate con legge dello stato.

E cosi', per la terza volta bisogna chiedersi, quale imprenditore vorrebbe inserire nella gestione della sua azienda una tale bomba a scoppio piu' o meno ritardato?

Al massimo, di fronte a una domanda particolare, come e' quella dell'insegnamento della religione cattolica, puo' fare appello a un'agenzia di lavoro interinale altrettanto particolare per attingervi, di anno in anno, il numero strettamente necessario di personale.
Se vuole restare nella logica di una sana conduzione aziendale, di piu' e di meglio, non puo' fare.
Per concludere: le osservazioni fatte finora nella prospettiva della conduzione razionale di un'impresa economica valgono, mi pare, a maggior ragione, se ci si mette dal punto di vista della tutela della sovranita' dello Stato, nel senso che lo Stato e' lo Stato di tutti, di chi pratica una religione e di chi non la pratica (evito apposta la sciagurata formula di "credenti" e "non credenti"), cosi' come di chi ha la pelle bianca o nera (e via dicendo nell'elenco delle diversita'), e che quindi il suo primo impegno e' quello di garantire a ciascun cittadino di esprimersi liberamente nel rispetto dell'altrui liberta'. Ogni favoritismo e, peggio ancora, ogni tentativo di razionalizzare i favoritismi, rappresenta un elemento che turba -anziche' favorire- la serena convivenza tra i cittadini. Oltre a calpestare, come osservano i Valdesi ("Riforma" del 30 novembre), qualche articolo della Costituzione che ancora e' in vigore, come lo stesso articolo 7 e l'articolo 3 ( vedere in Appendice ).


APPENDICE

Avrei voluto mettere a disposizione il testo integrale del DDL Moratti sull'immissione in ruolo degli insegnanti di religione, ma non sono riuscita a trovarlo.
I giornali, secondo consuetudine, offrono tanti commenti, virgolettando qua e la', ma non il testo completo, qualcuno, al massimo uno schema riassuntivo.
Per capirci qualcosa, mi sono riferita agli articoli comparsi il 6 novembre scorso su due quotidiani di diversissima opinione.
Il primo e' "Avvenire", organo ufficiale della Conferenza episcopale italiana; l'altro e' l'"Unita'".
Da quanto vi si dice, il DDL prevede:

1. i docenti vengono immessi in ruolo sul 70% dei posti funzionanti nelle varie diocesi. Il provvedimento, quindi, dovrebbe riguardare 13.000 dei circa 20.000 docenti attualmente incaricati;
2. per l'accesso al ruolo vi e' un concorso per titoli ed esami. Il primo concorso e' riservato a docenti con almeno 4 anni di servizio e in possesso dei titoli previsti (bisogna ricordare, pero', che l'obbligo di una laurea -oltre ai titoli rilasciati da un istituto di scienze religiose- non e' stato reso ancora operativo);
3. e' obbligatorio il riconoscimento di idoneita' rilasciato dall'ordinario diocesano;
4. e' previsto il passaggio da un ciclo all'altro di scuola ed eventualmente anche a un'altra diocesi.

Queste sono le informazioni comuni ai due quotidiani. Della possibilita' di passare ad altro insegnamento -purche' l'insegnante ne abbia titolo- in caso della perdita dell'idoneita' ecclesiastica, da' notizia solo l'"Unita'".

Per comodita' di chi legge, riporto anche gli articoli 3 e 7 della Costituzione.
Art.3: "TUTTI I CITTADINI HANNO PARI DIGNITA' SOCIALE E SONO EGUALI DAVANTI ALLA LEGGE, SENZA DISTINZIONE di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, DI CONDIZIONI PERSONALI E SOCIALI.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Art.7: "LO STATO E LA CHIESA CATTOLICA SONO, CIASCUNO NEL PROPRIO ORDINE, INDIPENDENTI E SOVRANI.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale"
 
 
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