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SPICCIOLI .... DI UMANITA'
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 febbraio 2002 0:00
 
"Sono nobile; il resto lo lascio".
Chi, dopo aver fatto un acquisto in qualche negozio, faceva questa battuta -cosi' mi raccontava mia madre che aveva allora diciott'anni- si riferiva a una triste pagina delle prime esplorazioni del polo Nord, che aveva avuto come protagonista piu' famoso Umberto Nobile. Nella tarda primavera del 1928, infatti, il dirigibile "Italia", da lui comandato, era precipitato sulla banchisa polare e, quando, ancora dal cielo, arrivo' una limitata possibilita' di salvezza, fu proprio lui, il capo della spedizione ad essere preferito, lasciando "il resto" dei naufraghi esposto al pericolo. La cosa fece scalpore, perche' andava contro ogni corretta norma di comportamento, che richiede sempre al comandante di mettere in salvo gli altri prima di se stesso, e l'immediata reazione popolare fu l'amaro sarcasmo della frase che ho riportato.
Mi e' tornato in mente questo episodio a seguito della discussione su spiccioli, resti e arrotondamenti divampata a fine gennaio. Che adesso, peraltro, pare essersi placata.

Ma proprio questa fase di bonaccia mi sembra utile per proporre l'interrogativo che mi era sorto spontaneo una ventina di giorni fa. Che e' questo: il problema degli spiccioli -che sembrano fastidiosi- e degli arrotondamenti -all'apparenza cosi' comodi- non puo' avere anche un significato simbolico?
Non puo', cioe', servirci come segnale di una realta' nella quale siamo tanto immersi da non riuscire a vederne i connotati specifici -che pero', poi, sono quelli che determinano la qualita' della nostra vita di oggi e formano la base di quella di domani e di dopodomani?

Dire che "un" centesimo non vale niente, non significa lo stesso che dire che "un" mattone non vale niente? O, forse meglio, che "un granello" di sabbia non vale niente? Ma non e' mettendo "un" mattone sull'altro che si costruiscono le case? Non e' agglomerando "un" granello di sabbia con tanti altri singoli granelli di sabbia che si fanno i materiali da costruzione? Non e', forse, con il mitico "cent" che e' cominciata la fortuna di Paperon de' Paperoni (o il gruzzolo piccolo o grande di ogni risparmiatore)?
E la storia dell'arrotondamento, non e' un po' come quella delle ferrovie che volessero abolire l'"ultima" carrozza, dato che statisticamente e' questa la piu' esposta al pericolo di deragliamento?

Ma cio' che maggiormente mi preme qui e' quest'altra domanda: le singole persone, i singoli esseri umani non possono essere ridotti anche loro alla stregua di scomodi "spiccioli" da arrotondare? Specialmente se e quando sembrino essere d'impaccio a una certa immagine di speditezza ed efficienza (ma quell'immagine, chi la stabilisce?).
E quale puo' essere il sistema per "arrotondare" gli individui -e anche interi popoli?

Sicuramente il sistema c'e'; nella storia passata, ma anche in quella che stiamo vivendo come cronaca quotidiana, se ne incontrano parecchi nomi, e mi pare che ciascuno li possa compitare da se', facendo solo un po' d'attenzione.

E quando e dove s'innesca questo processo?
Non e', probabilmente, proprio nell'istante in cui io, proprio io, comincio a guardare l'altro da me come uno spicciolo umano che mi intralcia, invece di vederlo come il fondamento piccolo ma indispensabile di una grande ricchezza, inimmaginabile solo perche' tutta da costruire?

E per concludere: abbiamo davvero la garanzia totale di non essere, o diventare mai, anche noi, proprio noi, a nostra volta, quel fastidioso spicciolo che si vuole arrotondare?
Ci rendiamo conto che, nel complesso del genere umano attuale, come singoli individui non siamo neppure centesimi, ma solo miliardesimi?
 
 
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