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I tappi attaccati alle bottiglie - tra spontaneità e pregiudizio antieuropeo
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
29 maggio 2024 11:02
 
 La prima volta che ho incontrato una bottiglietta d’acqua minerale col tappo che non si staccava … ho preso le forbici e l’ho staccato, pensando un inconveniente di fabbricazione.
Poi mi sono scordata della faccenda, perché non uso l’acqua minerale.
Ma, un mesetto fa, ero con una mia amica in trattoria ed ecco che ricapita la bottiglietta col tappo avvinghiato alla bottiglia. Lei e io ci siamo guardate, chiedendoci reciprocamente come mai questa “novità”, e lei ha trovato questa spiegazione, che a me è sembrata logica e giusta: “Lo faranno perché non ci caschi il tappo”. E così ci siamo rallegrate che i produttori di acque minerali pensassero al bene nostro, di noi consumatori.
Infatti, quando si apre una di queste bottiglia, esiste concretamente il rischio che il tappo ci sfugga di mano e caschi, magari rotolando da qualche parte, da cui non si può raccogliere per poterlo usare di nuovo salvaguardando l’igiene.
Lo so, perché a me è successo. E allora che fai, se sei fuori? O ti scoli tutta l’acqua rimanente oppure la butti via.
Quindi, evviva chi ha inventato questa soluzione a salvaguardia dei consumatori.
E invece, errore! Svelatomi in una trasmissione radiofonica: il tappo attaccato alla bottiglia serve per non disperdere plastica nell’ambiente, neanche un piccolo tappo.
Quindi la tutela è rivolta alla salvaguardia dell’ambiente, ma, anche stando così le cose, io confermo la mia convinzione che siamo tutelati anche noi consumatori.
 
In questi ultimi giorni, però, sulla faccenda si è scatenato, da par suo, il nostro Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, senatore Matteo Salvini. Siccome non gli riusciva  di bere da una bottiglia col tappo attaccato, ha sparato a zero contro l’UE, rea di avere emanato una direttiva in tal senso (ed evidentemente recepita dall’Italia).
La sua difficoltà personale a bere da una bottiglia col tappo saldamente attaccato, gli ha fatto ribadire sui social il suo slogan a queste elezioni europee “Più Italia e meno Europa”.
Ma … c’è un ma. La direttiva UE sull’argomento fu approvata al Parlamento europeo in via definitiva il 27 marzo 2019; cinque deputati leghisti votarono contro, però, considerato che i deputati della Lega erano parecchi di più, viene da chiedersi: gli altri erano tutti assenti?  Votarono a favore? Si astennero?  Non si sa.
Comunque, il via libera definitivo da parte della UE ci fu il 21 maggio 2019: al Consiglio europeo tutti gli Stati membri, salvo l’Ungheria che si astenne, votarono a favore della direttiva, compresa l’Italia a quel tempo guidata dal Governo gialloverde di Conte, dove Salvini era ministro degli Interni. Il recepimento della direttiva si deve al Governo presieduto da Mario Draghi e avvenne con Decreto Legislativo dell’8 novembre 2021, n. 196.
Per concludere  – se Matteo Salvini, quando era Ministro degli Interni, non ebbe nulla da ridire sull’adesione dell’Italia alla direttiva, che ora prende come scusa per attaccare l’UE  - o è un gran dimenticone o è talmente offuscato dal pregiudizio antieuropeo. In tutti e due i casi, la domanda è se si dimostri un uomo politico veramente affidabile.
A me pare di no, anche in considerazione del fatto che su un problema che lo riguarda direttamente, quello delle proteste dei ferrovieri, la sua risposta è la precettazione., un modo per snobbarli e umiliarli, quando essi, come ho avuto modo di scrivere il 6 maggio scorso  hanno tante, ma tante, ragioni di lottare per assicurare l'incolumità loro e dei viaggiatori.
 
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