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Vedi Firenze e poi muori …
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
21 febbraio 2024 11:04
 
 Vedi Firenze (sia pure periferia) e poi muori!
 
Si potrebbe dire così, parafrasando in chiave tragica un detto napoletano, dei quattro operai di nazionalità marocchina e abitanti a Palazzolo sull’Oglio, nel bresciano, che hanno perso la vita nel devastante crollo avvenuto venerdì 16 febbraio nel cantiere dell’Esselunga di via Mariti, a Firenze. Insieme con loro è morto anche un italiano.
Conosciamo i loro nomi, anche se purtroppo sarà difficile assegnare il nome giusto a ogni salma, perché, a quanto è stato detto dai soccorritori, alcune salme sono irriconoscibili.
Altri tre operai sono stati coinvolti in quel crollo, la cui causa è ancora tutta da chiarire: sono romeni (di 37, 48 e 51 anni) e sono rimasti feriti, ma non sono riuscita a trovarne il nome.
 
Dei deceduti ho potuto rintracciare i nomi e l’età, in un articolo di “Brescia Today”, in cui si si informa anche della dichiarazione dell’Amministrazione Comunale che esprime sgomento e dolore della comunità per la tragedia, in cui sono morti quattro concittadini, comunità che “si stringe ai familiari in questo momento di terribile dolore”.
Ecco qui i nomi delle vittime, un omaggio doveroso al loro sacrificio non voluto, non cercato, avvenuto solo perché in Italia, ormai, sembra che il lavoro, invece di pane, dia sempre più spesso la morte. Ma la vergogna non pare sfiorare i governi – né quelli del passato, né quello attuale -, se è vero, come è vero, che al 16 febbraio, i morti sul lavoro dell’anno iniziato da appena 47 giorni, sono arrivati a quota 145. Più di 3 morti al giorno!
 
E dunque:
Mohamed El Ferhane, di 24 anni,
Taoufik Haidar, di 43 anni – è l’unico di cui ho potuto scoprire che lascia moglie e due figli,
Mohamed Toubraki, di 54 anni,
Bouzekri Rahimi, di 56 anni.
Tutti e quattro facevano capo a Palazzolo per salire ogni mattina, o ogni settimana, su un camion  o su un furgone per raggiungere il cantiere dove dovevano lavorare. In questo caso, proprio venerdì 16 si stava compiendo per loro la prima settimana di lavoro, e forse la sera sarebbero dovuti salire sul mezzo del ritorno …
La vittima italiana si chiamava Luigi Coclite e aveva 60 anni.
 
L’unica cosa, adesso, che c’è da augurarsi di vero cuore, è che gli inquirenti facciano con estremo scrupolo il loro lavoro che sarà molto complesso, perché sono parecchi gli ambiti in cui indagare, tra i quali da che cosa sia dipeso il crollo e se la posizione di tutti i lavoratori presenti nel cantiere, anche di quelli non coinvolti nel crollo fosse regolare o irregolare.
C'è anche da augurarsi, naturalmente, che, anche in sede di eventuale processo per irregolarità rilevate, sia fatta davvero giustizia, affinché, per esempio, costruire con materiali scadenti e/o ingaggiare personale al nero non sia più minimamente appetibile per nessuno. Si comunichi a chi lo volesse fare che ha una spada di Damocle sulla testa.
Infine (ma solo nell'elenco e non per importanza), è necessario che sia disponibile un numero sufficiente di ispettori del lavoro per coprire in modo adeguato tutto il territorio nazionale, che si vigili sulla loro fedeltà al mandato ricevuto, e che siano anche messi in atto controlli volti ad appurare, durante i lavori, se i manufatti sono preparati a regola d’arte. Forse questo aspetto sarà il più complesso, ma con i mezzi di oggi sono sicura che sia possibile - in fondo,una bella radiografia o altro strumento acconcio non si nega neppure a un pilone!
A tutti noi, anche a noi comuni cittadini, e non solo alle forze politiche e sindacali, sta di vigilare e, se ci sono sospetti di irregolarità, denunciare a chi di dovere. "I care" - ho a cuore ... non solo me stesso, me stessa, ma anche il mio prossimo sia pure sconosciuto.  A un certo punto, potrei essere io quellì'altro sfruttato, messo in pericolo. E' bene non dimenticarselo mai.

 
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