Sì, le vite dei detenuti e delle detenute contano!
Applico a chi è nell’inferno delle carceri italiane lo slogan, poi diventato un vero e proprio movimento negli USA, che seguì all’assoluzione, nel 2013, dell’agente George Zimmermann che aveva sparato al disarmato afroamericano Trayvon Martin (17 anni) il 26 febbraio 2012:
Black lives matter!
Ciò che accade nelle carceri italiane non è assolutamente un’emergenza, come si ama dire in Italia di ciò che è già in cancrena (migranti maltrattati e loro sfruttamento, femminicidi, smottamenti, alluvioni e così via), ma è e sarà un dato strutturale finché in ogni carcere ci saranno più detenuti di quanti ne possano contenere, non ci sarà un numero di guardie carcerarie come previsto dalla legge, non ci saranno infermerie degne di questo nome, psicologi a disposizione di detenuti e di guardie, corsi di formazione professionale in vista della liberazione, e via dicendo. Il guaio è che adesso, la tendenza va in direzione diversa: invenzione di nuovi reati punibili col carcere, aumento di pene per alcuni reati, reclusione facile per i minorenni come mai si era vista prima.
Adesso, per capire la vita disumana, atroce, a cui sono condannati i detenuti nella stragrande maggioranza delle carceri italiane (mi pare che se ne salvino forse due, Bollate e Volterra), mi affido al
comunicato stampa dal Carcere fiorentino di Sollicciano del 5 luglio 2023, dove si esprime
Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA (UIL Pubblica Amministrazione), Polizia penitenziaria. Scelgo questa voce, perché la critica all’attività del Governo che viene dalla polizia penitenziaria mi pare che abbia un peso, che il Governo non può scuotersi di dosso con la troppa facilità, con cui usa ignorare o mettere a tacere le proteste dei detenuti e delle associazioni che lottano al loro fianco.
In questo caso, al fianco dei detenuti e delle detenute ci sono anche loro, le guardie carcerarie che, oltre tutto, devono anche difendersi dalla vigliaccheria di certi colleghi che abusano, maltrattano, torturano i detenuti, e gettano una luce riprovevole su tutto il corpo.
De Fazio, dunque, sottolinea che il giorno dopo il varo del Decreto governativo “Carcere Sicuro” “si sono registrati ben 3 morti e fortissime proteste alla Casa Circondariale di Sollicciano”. E cita il decesso di un detenuto a Pavia (
Yousef HamgaY, egiziano ventenne), morto in ospedale a seguito del tentativo di togliersi la vita in carcere il 27 giugno), poi il suicidio andato a segno del ventenne tunisino
Ben Sassi Fedi, a Sollicciano, infine la morte di un italiano di 35 anni, in ospedale, dopo il tentativo di strangolarsi nel carcere livornese. Con queste tre vittime siamo già a 52 suicidi nelle nostre carceri in sei mesi e una piccola manciata di giorni (e non bisogna dimenticare che tra il 2011 e il 2022 si sono tolti la vita ben 78 agenti carcerari).
Ma leggiamo come prosegue De Fazio:
“
Del decreto carcere sicuro, di sicuro c’è solo che si tratta di un provvedimento farsa, inutile a risolvere la gravissima emergenza in atto e, anzi, foriero di ulteriori effetti pesantemente negativi. Peraltro, che sia un pasticcio è dimostrato anche dalla scomparsa nel testo pubblicato in gazzetta ufficiale dell’originario art. 5, relativo agli incarichi di livello dirigenziali nel Ministero della Giustizia, pure annunciato dal Ministro Nordio in conferenza stampa e da lui illustrato in senso diametralmente opposto a quello prefigurato nelle bozze circolate. Così nelle prigioni si continua a morire, dall’inizio dell’anno sono 52 i suicidi fra i detenuti e 5 nella Polizia penitenziaria, e a vivere e lavorare al servizio dello Stato nel caos più totale non sapendo se si raggiungerà incolumi la fine della giornata o del turno di servizio”, per concludere come segue
:
“Prima che il sistema deflagri completamente, l’Esecutivo prenda compiutamente atto dell’emergenza senza precedenti negli ultimi 30 anni. Del resto, 3 decessi per suicidio in sole 12 ore non si erano mai visti. Necessitano misure che possano concretamente e immediatamente deflazionare il sovraffollamento di oltre 14.500 detenuti, rafforzare la Polizia penitenziaria, deficitaria di 18mila unità, garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica e avviare riforme strutturali e complessive. Di quanto sta accadendo, oltre alla naturale responsabilità politica, il Governo ha anche la responsabilità morale e, magari, non solo”.
CHI PAGA ADUC
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile
DONA ORA