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 UNGHERIA - UNGHERIA - Coca-Cola e diritti Lgbt. L'ira del partito del capo di governo
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6 agosto 2019 13:08
 
In Ungheria, una pubblicita' della Coca-Cola a sostegno dei diritti dei gay e Lgbt e' al centro di una polemica alimentata in particolare dal partito nazionalista Fidesz che risponde con un appello al boicottaggio della nota bevanda. I manifesti della discordia, intitolati "Love Revolution", sono stati affissi ai quattro angoli della capitale in vista del popolare festival Sziget, che prende il via domani, con mezzo milione di partecipanti attesi. La pubblicita' ritrae coppie gay e con il volto serio sotto lo slogan "zero zucchero, zero pregiudizi", ma e' stata subito criticata da alcuni esponenti di spicco del partito del premier Viktor Orba'n. Per il vice presidente del Parlamento, Istva'n Boldog, si tratta di una campagna "provocatoria" alla quale rispondere con "un boicottaggio dei prodotti della Coca-Cola". Altri esponenti politici conservatori hanno denunciato "la lobby omosessuale che si sta affermando a Budapest, senza alcuna possibilita' di bloccarla". In risposta alcuni difensori dei diritti degli omosessuali, tra i quali Tama's Dombos, hanno puntato il dito sul governo "che costruisce la sua propaganda sul conflitto, scegliendo volta per volta il proprio nemico: dopo l'Ue, i migranti, le ong, i senzatetto e ora le persone Lgbt". Per ora il colosso statunitense resiste: "Riteniamo che sia gli etero che gli omosessuali abbiano il diritto di amare la persone che vogliono nel modo in cui vogliono" recita un comunicato stampa. E per tagliare corto la direzione del partito Fidesz ha assicurato che "gli ungheresi sono liberi di scegliere se bere o meno Coca-Cola". Tace invece, almeno per ora, Orba'n, che interviene raramente su questo tema: il premier e' un noto promotore delle tradizioni cristiane, contrario al riconoscimento degli stessi diritti per le coppie omosessuali ma favorevole a una convivenza serena con i gay. In una intervista del 2016, il capo del governo ungherese aveva dichiarato che "una mela non puo' essere chiamata pera: i gay possono fare quello che vogliono ma lo Stato non puo' riconoscere le loro unioni". Nei mesi scorsi lo stesso Boldog ha equiparato l'adozione da parte di coppie gay a "atti di pedofilia in senso morale".
 
 
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