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 ITALIA - ITALIA - Prostituta di Parma non vuole pagare le tasse: lo Stato non mi garantisce nulla
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Notizia 
23 giugno 2008 0:00
 
'Non voglio pagare, con quei soldi mantengo la mia famiglia in Uruguay'. E' determinata la giovane prostituta scoperta dalla Guardia di Finanza di Parma, che nei giorni scorsi le ha presentato un 'conto' di 90 mila euro calcolato sulla base dei 357 mila guadagnati in quattro anni con la sua attivita'. Secondo le Fiamme Gialle, 'il meretricio e' un atto civilisticamente illecito' e i guadagni 'sono tassabili quali redditi diversi derivanti da proventi illeciti'.
'Con i miei guadagni - spiega alla 'Gazzetta di Parma' la donna, 32 anni, in Italia con permesso di soggiorno dal 2004 e ufficialmente 'nullatenente' - mantengo quattro bambini, tra cui mia figlia di otto anni e due orfani di una mia cugina. C'e' anche una ragazza malata mentale, che bisogna accudire in tutto.
Stanno tutti con mia madre'. La lucciola dice di non adescare clienti sul marciapiede e di avere 'un giro fisso di imprenditori e professionisti, di Parma ma anche di Milano.
Hanno il mio numero di telefono, mi passano un fisso mensile'.
'Io - aggiunge la giovane, che dice di aver rifiutato di raccontare la sua vicenda in tv nonostante le richieste fatte da alcuni programmi - mi proteggo da sola, quando ho chiesto aiuto nessuno mi ha ascoltata, mi hanno detto che finche' non scorreva il sangue non potevano intervenire. E adesso vengono a dirmi di pagare le tasse?'. Il suo avvocato, Luca Berni, impugnera' il provvedimento: 'Se si vogliono far pagare le tasse alle prostitute - spiega - bisogna prima garantire quelle forme di tutela, regolarizzazione e assistenza che attualmente in Italia non ci sono. La Finanza precisa che la prostituzione non e' reato, lo e' invece lo sfruttamento. Ma la mia assistita lavora in proprio e non sfrutta nessuno'.
 
Sull'argomento e' intervenuta la senatrice radicale (gruppo Pd) Donatella Poretti:
Alla vigilia del dibattito parlamentare sul disegno di legge sulla sicurezza dove e' stato preannunciato un intervento anche sulla prostituzione, la notizia che arriva da Parma con la Guardia di Finanza che chiede il pagamento delle tasse alla giovane prostituta uruguayana, potrebbe essere un ottimo spunto e un buon punto di partenza.
Novanta mila euro e' la cifra calcolata sulla base dei 357 mila guadagnati in quattro anni con la sua attivita' e siccome secondo le Fiamme Gialle, "il meretricio e' un atto civilisticamente illecito", i guadagni "sono tassabili quali redditi diversi derivanti da proventi illeciti". L'avvocato della prostituta, Luca Berni, impugnera' il provvedimento: "Se si vogliono far pagare le tasse alle prostitute bisogna prima garantire quelle forme di tutela, regolarizzazione e assistenza che attualmente in Italia non ci sono. La Finanza precisa che la prostituzione non e' reato, lo e' invece lo sfruttamento. Ma la mia assistita lavora in proprio e non sfrutta nessuno".
E' esattamente quello che come senatori Radicali eletti nel PD, abbiamo scritto in un disegno di legge depositato al Senato e ribadito in un ordine del giorno che il Governo non ha voluto prendere in considerazione (1).
In alcuni Stati europei, anche su pressione delle stesse organizzazioni dei cosiddetti "sex workers" (lavoratori sessuali), si e' deciso di procedere alla legalizzazione della prostituzione ed alla trasformazione di questa attivita' in una normale professione, sotto forma di lavoro dipendente, indipendente o cooperativo, con i diritti e doveri che ne conseguono, compresi quelli relativi all'assicurazione previdenziale e di tassazione.
Questa misura ha innanzitutto permesso di separare la prostituzione volontaria da quella coatta: la prima e' "emersa" ed ha trovato forme legali di svolgimento, minimizzando i costi che ricadono sulla societa' e sulle persone che svolgono l'attivita'. L'apparato repressivo si e' potuto cosi' concentrare in modo più efficace ed efficiente sulla lotta alla prostituzione coatta ed allo sfruttamento, compreso quello dei minori, delle persone minorate o tossicodipendenti.
In questo caso di cronaca, in cui la Guardia di Finanza ha ragione nel sostenere che trattandosi di attivita' illecita (anche se non perseguibile penalmente, ma comunque non riconosciuta civilisticamente), ma ha ragione anche il legale della donna quando sollecita che se l'attivita' non e' un reato debba essere riconosciuta e a fronte del pagamento delle tasse debbano anche esserle riconosciute delle tutele che oggi non esistono.
Resta percio' valido l'invito fatto al Governo a riconoscere come professione l'attivita' di prestazione di servizi sessuali remunerati tra persone maggiorenni consenzienti e a disciplinarla e regolamentarla nel pieno rispetto dei diritti lavorativi attraverso interventi dei ministeri del Lavoro, Salute e Politiche Sociali e dell'Economia e Finanze.
 
(1) Qui il testo dell'ordine del giorno depositato in Senato:
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