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 ITALIA - ITALIA - Quattro donne su dieci affette da cioccolismo
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19 marzo 2008 0:00
 
Cioccolato oggetto del desiderio. Ancora di piu' per Pasqua. La passione per fondente, al latte o con le nocciole puo' sfuggire di mano, diventando una vera dipendenza. Secondo studi americani, ne sono piu' colpite le donne, ben il 40% rispetto al 15% degli uomini. Ora i ricercatori del Cnr hanno scoperto i meccanismi neurobiologici alla base del 'cioccolismo' e come liberarsi da questa dipendenza, con un farmaco che si e' rivelato efficace contro la ciocco-ossessione. Almeno nei topi su cui e' stato condotto lo studio. Anche i roditori, infatti, vanno matti per il cioccolato e, pur di gustarne un po', sono capaci di abbassare la leva erogatrice della leccornia trenta, cinquanta, cento volte e piu', per poi ricominciare subito dopo.

Per alcuni dei sintomi che causa, il cioccolismo viene paragonato alla dipendenza da droghe o da altre sostanze d'abuso. La ricerca dell'Istituto di neuroscienze (In) del Consiglio nazionale delle ricerche di Cagliari e' in corso di pubblicazione su 'Behavioural Pharmacology'. Il modello sperimentale messo a punto dall'In-Cnr dimostra quanto siano forti, anche nei ratti, le proprieta' gratificanti del 'cibo degli dei'. "Piu' volte al giorno, per 20 minuti al massimo, abbiamo sistemato i topi all'interno di gabbie provviste di una leva e di un dispensatore per liquidi -spiega Giancarlo Colombo, ricercatore In-Cnr- Le cavie hanno rapidamente imparato che dieci pressioni sulla leva attivavano il dispensatore che, a sua volta, erogava la cioccolata per 5 secondi. Nel corso dei 20 minuti della sessione, i ratti hanno premuto la leva 800-1.000 volte e consumato circa 30 millilitri di cioccolata, circa un decimo del loro peso corporeo". Leccandosi poi i baffi, c'e' da immaginare.
"Con procedure sperimentali e' stato poi saggiato l'effetto del rimonabant, un inibitore selettivo del recettore CB1 degli endocannabinoidi, autorizzato in alcuni Paesi europei come farmaco per il controllo dell'appetito", prosegue Mauro Carai, dell'In-Cnr. "Abbiamo riscontrato che l'utilizzo di rimonabant riduce drasticamente i valori di auto-somministrazione di cioccolata, suggerendo quindi un'azione antagonista di farmaci di questo tipo sul recettore in questione". Una terapia del 'cioccolismo', dunque.

Tanto piu' che i topi, sottoposti ad ulteriori prove per gustare la cioccolata, non mollavano. I ricercatori hanno aumento progressivamente il numero di pressioni sulla leva necessarie per l'erogazione del liquido dolce. "Tanto maggiore era il numero di pressioni effettuate prima di arrendersi, tanto piu' intensa era la motivazione del ratto a consumare cioccolata", riassume Paola Maccioni, co-autrice della pubblicazione. In un altro esperimento, invece, la cioccolata non era mai distribuita, a prescindere dalle pressioni esercitate sulla leva. "Anche in questo caso si registrava il numero massimo di pressioni effettuate da ogni ratto prima di fermarsi. I valori confermano quanto 'lavoro' i ratti sono disposti a compiere pur di ottenere qualche goccia di cioccolata.
Utilizzando il rimonabant, pero', risultavano notevolmente ridotti o soppressi completamente".
 
 
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