Il 28 Settembre è la Giornata internazionale per l’aborto sicuro. In Italia la situazione è problematica perché, in parallelo agli impegni verbali del governo a non boicottare la legge in vigore, è continuato il boicottaggio da parte delle istituzioni in generale e dei singoli ospedali non facendo nulla perché le situazioni problematiche fossero risolte.
La legge prevede che la relazione sullo stato dei fatti dell'applicazione della stessa legge, doveva essere presentata a febbraio… ed oggi, quasi ottobre, non si sa nulla. Non abbiamo quindi un quadro istituzionale ma solo dati di meritevoli iniziative private che ci dicono che l’applicazione è a macchia di leopardo. Se si ha la fortuna di vivere in Toscana o Emilia Romagna o Piemonte, per esempio, si avranno meno difficoltà ad interrompere la gravidanza rispetto a, per esempio, Basilicata,Lazio o Calabria o Veneto o Molise. Va da sè che vige molto il turismo sanitario.
Il problema sono i medici obiettori di coscienza che, in quasi tutti gli ospedali, sono in maggioranza… non si sa per convinzione o opportunismo (il primario obiettore, etc..).
L’importanza di conoscere i dati, magari non in forma aggregata ma struttura per struttura, è di conseguenza fondamentale per garantire l'applicazione della legge e l’uso del diritto.
Siamo forse estremisti perché azzardiamo il boicottaggio nel momento in cui le informazioni non ci sono come invece dovrebbero esserci?
Poi c’è il problema dell’attuale legge, che risale alla metà degli anni ‘70 del secolo scorso e che ha non pochi deficit, a partire dal periodo obbligatorio di attesa prima di abortire e il limite di 22 settimane per l’interruzione.
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