Ma qualcuno, di quelli la cui voce si possa sentire un po’ dovunque, e che ovviamente non è in qualche modo prono alla Repubblica Popolare di Cina, perché non dice ai manifestanti di Hong Kong di smetterla, di fermarsi subito:
così come stanno procedendo non potranno che essere massacrati, se non vogliono essere gli ennesimi eroi morti ricordati da tutti i sofferenti del mondo, un po’ anche per la propria ipocrisia di non riconoscere di non aver fatto nulla che non portasse a quanto accaduto.
Ma come, diranno i rivoluzionari liberali di tutto il mondo, mentre sorbiscono il proprio té nelle loro stanze super-informatizzate e dai loro corsivi pubblicati sui massimi giornali liberal, o comunque no-China, … ma come,
“questi portenti della libertà contro il divoratore comunista, simboli della libertà di un Paese che non ne ha e che ne vorrebbe tanta, devono essere incoraggiati, altro che…”.
Altro che… cosa? Incoraggiati a morire? Visto come logicamente si stanno sviluppando le vicende e che le reazioni del regime non potranno che essere sempre più violente e mortali.
Oppure c’è qualcuno dei capi o dei leader di un qualunque Stato del mondo (a parte gli altrettanto disperati di Taiwan)
che ha preso posizione a loro favore, col rischio di farsi chiudere i rubinetti dall’import e dall’export dell’economia cinese? Giammai, ché tutti in un modo o nell’altro crollerebbero, visto che
della Cina non ne possono fare a meno. Non c’è riuscito il presidente Donald Trump con quei furbacchioni tecnologici della Huawei… o forse (solo per fare un esempio “divertente”) qualcuno pensa che il nostro attuale ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio, con le sue arance siciliane, potrebbe fare qualche minaccia dissuasiva ai capi cinesi? Suvvia!!
Chi a Hong Kong si rivolta ha mille ragioni: nati e cresciuti in una colonia britannica mantenuta con i guanti e ritrovarsi nel regime maoista… non è carino. Ma è così.
O forse qualcuno crede che la
“fiamma di Hong Kong” se continua, con qualche “mortarello” qui e là, si estenderà fino ai confini con la Mongolia, la Russia, il Nepal, il Kazakistan, il Myanmar, la Thailandia, etc?
Suvvia: la politica è realtà non sogno. Ed è la politica che può cambiare le cose, non i massacri (a parte quelli dei cambiamenti climatici…).
Perciò a questi rivoluzionari di Hong Kong c’è da dare un solo consiglio: fermatevi!! Da morti non servite né alla causa, né a voi né al resto del mondo che vi guarda dalle loro case sicure. Vi vogliamo vivi.
Nessun Paese al mondo farà propria la vostra battaglia, e visto che le “
deleghe” che alcuni leader mondiali hanno dato ai media per sostenervi col massimo della informazione non fermeranno mai il governo cinese.
Avete solo due strade davanti a voi:
nascondetevi mimetizzandovi da comuni cittadini cinesi o lasciate Hong Kong per qualunque altra parte del mondo che non sia la Cina e i suoi alleati ideologici. Non chiedete asilo, ché nessun ve lo darà, perché nessuno vuole che l’import e l’export economico tra la Cina e il proprio Paese possa essere compromesso. Affidatevi alle numerose, e anche organizzate, associazioni che nel mondo combattono per le libertà civili e umane: le uniche che oggi potrebbero non dover sottostare ai ricatti economici e politici della Repubblica popolare cinese di cui non volete fare parte. Fuori da Hong Kong, vivi e non in un qualche cimitero dove le vostre tombe sarebbero presidiate dalla polizia col rischio che diventino foriere di altre vittime e di altri cadaveri come il vostro.
Solo altrove, lontani, in contatto con coloro che avranno avuto lo stomaco di mimetizzarsi ad Hong Kong per fare le sentinelle nascoste di un’idea (dire un “progetto” sarebbe allo stato decisamente ardito),
potrete continuare a lottare per la libertà del vostro Paese.
Ci saranno dei Paesi/Stati che vi sosterranno? Non vi aspettate nulla, almeno ufficialmente.
I vostri nemici non sono i poliziotti che vi hanno cominciato a massacrare nelle strade di Hong Kong, ma sono le politiche economiche del mastodonte maoista, in patria e soprattutto nel resto del mondo. E se riuscite a comprendere questo, vi sarà evidente che
morire per le strade di Hong Kong non serve a voi e a nessun altro: il mondo si cambia da vivi non da morti!
Date a noi, umani presunti liberi, la possibilità di potervi aiutare, cosa che non possiamo fare oggi con inutili presidi davanti a qualche ambasciata cinese nei nostri Paesi.
La lotta davanti a voi, e davanti a tutti noi, è lunghissima. Sicuramente andrà molto oltre le nostre esistenze. Ma va costruita in un contesto di estrema difficoltà, non contando i morti per le strade di Hong Kong e commuovendoci davanti agli scranni mediatici.
Questo è l’inizio, che non potrà mai raggiungere l’obiettivo a medio termine.