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Giustizia, giustizia delle mie brame...
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Articolo di Antonello Polito
5 dicembre 2013 16:25
 
Scenario: Tribunale del Lavoro di un capoluogo di provincia del Piemonte.
Oggetto: impugnativa di una sanzione amministrativa di circa 9.000 euro.

Si è giunti alla decima udienza, al terzo Giudice ed al quarto anno di causa per l'impugnazione di una sanzione amministrativa irrogata ad un piccolo imprenditore individuale per una contestata assunzione di due lavoratori 'in nero', che per iniziativa dei soggetti convenuti (INPS e Direzione Provinciale del Lavoro) è di fatto diventata una causa di accertamento di un rapporto di lavoro in favore dei lavoratori, con la particolarità per cui i medesimi (coniugi tra loro) potrebbero testimoniare uno a favore dell'altro.
Per fortuna, entrambi risultano irreperibili ed il misfatto non si compie.
Al terzo tentativo di chiamata di un altro testimone indicato dall'INPS, il cui accompagnamento coattivo a mezzo della Forza Pubblica non è andato a buon fine in quanto la cancelleria dell'Ufficio si è dimenticata di inoltrare la richiesta, l'avvocato del ricorrente si permette di chiedere al Giudice di formalizzare a verbale la sua opposizione ad un ulteriore rinvio della causa e di fissare udienza di discussione.
La specificazione, ammette esplicitamente l'avvocato del ricorrente, è finalizzata ad una futura attivazione del procedimento previsto dalla Legge Pinto per il danno subito per un ingiusto (in questo caso: lungo) processo.
Il Giudice, a quel punto, inizia una filippica ("...mi imbufalisco quando sento queste cose...") contro quanto detto dal difensore e contro il procedimento previsto dalla Legge Pinto, dicendo che "se le scarse risorse dello Stato venissero impiegate per pagare più personale, invece che per risarcire i cittadini", le cose andrebbero meglio. Ed anche perché "cosa si dovrebbe fare allora per i fascicoli aperti da 12 anni"?
Alchè, il difensore aggiungeva (un po' sardonico): "richiedere un risarcimento più cospicuo, come prevede la Corte di Giustizia Europea?", a cui seguiva la secca replica: "ecco, se la Corte Europea pensasse alle situazioni concrete....", con un finale di frase aperto, di cui (per fortuna) non è dato conoscere l'epilogo... e che chiudeva definitivamente l'udienza.
Ditemi: ho sbagliato in qualcosa?

 
 
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